Sicilia, l’isola del Meridio

Chiamo il mio amico Toni per sapere come sta: «Che aria tira a Palermo?». La sua voce è insolitamente bassa e calza perfettamente con la risposta: «C’è pitittu. Oggi Palermo è una città cattiva». Siamo messi bene, penso subito, sul web gira un decalogo che raccoglie i buoni motivi, tra cui rapine, aggressioni e scippi, che spingono a evitare il centro storico di Catania nelle ore notturne, soprattutto il sabato sera. Il messaggio è firmato da giovani tra i 20 e i 30 anni (quell’età, dicono loro, «in cui non si è deciso se mettere su famiglia o perdersi per il mondo ma in cui un giretto in centro fa sempre piacere»).

Meridio vede la luce su Palermo e Catania in questo scenario, sotto il caleidoscopio di uno stato di crisi sociale ed economica senza precedenti. L’ultimo report della Svimez (l’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno) certifica il settimo anno di recessione per il Sud, nella storia dell’economia non esistono cicli negativi così lunghi. In questo clima di povertà galoppante la recrudescenza del crimine diventa la naturale conseguenza.

Perché Meridio? La Sicilia è l’isola del Meridio, la massima espressione del Mezzogiorno d’Italia. La nuova testata fonde le storie di due intraprendenti giornali online, CTzen e LinkSicilia, piccoli prodotti editoriali costruiti con sudore e coraggio.

Il nostro obiettivo è mettere insieme lettori appartenenti a fasce d’età diverse. Un’operazione totalizzante, costruita su tre pagine, di cui una su Catania, una su Palermo e la terza interamente dedicata ai principali fatti regionali. Una fusione che non è figlia di ortodossia giornalistica ma è concepita per leggere chiaramente tutti i fatti della Sicilia. Senza farci sfuggire niente.

CTzen e LinkSicilia non subiranno una mutazione genetica, saranno solo più incisivi sotto un’unica testata. Restando coerenti con quello che sono stati in questi anni.

Vogliamo costruire un ponte tra generazioni sul quale passerà il racconto di ciò che siamo e l’idea di ciò che vorremmo essere. Con un punto fermo: al contrario di come spesso si sente dichiarare, noi rivendichiamo di avere sia i padrini che i padroni. E non può essere diversamente perché nel primo caso abbiamo ricevuto l’iniziazione e il sostegno dei nostri maestri. Per l’altro aspetto i nostri padroni sono i lettori. Vogliamo essere letti, apprezzati o criticati. Vogliamo essere sostenuti, ma se proprio non se ne può fare a meno anche attaccati. Cos’è un giornale se non la splendida sintesi di tutto questo? CTzen e Link non subiranno una mutazione genetica, saranno solo più incisivi sotto un’unica testata. Restando coerenti con quello che sono stati in questi anni.

Dicevamo dei padroni. Noi di questo lavoro vogliamo vivere e questo comporta un sostegno economico da parte di chiunque vorrà starci accanto, che tuttavia non si trasformerà mai in un quotidiano braccio di ferro sulla nostra libertà di informare. Tanti errori del passato, più o meno cercati, compiuti dall’editoria nella gestione del suo rapporto con il potere, hanno condizionato catastroficamente le nostre vite. Il sintomo della pochezza del dibattito pubblico in Sicilia ne è la prova.

La Sicilia è sempre più condannata all’arretratezza. Siamo nei guai sino al collo. Se verranno confermati, come sembra, i dati sulla ripartizione dei finanziamenti per le ferrovie contenuti nel decreto del governo Sblocca Italia e nella legge di Stabilità, di questi fondi 4,7 miliardi sono destinati a opere delle regioni dalla Toscana in su (tra cui il tunnel del Brennero, TAV in Val di Susa e terzo valico ferroviario nell’Appennino ligure) mentre solo 60 milioni andranno alle regioni meridionali. D’altro canto la Sicilia non ha presentato nessun progetto.

Tutto questo mentre il Crocetta ter scalda i motori e raffredda i cuori dei siciliani. Non è facile dire addio alle poltrone dell’Ars, meglio trovare un accordo per non lasciare il palazzo. Il buco complessivo di sette miliardi di euro vantato dalla Regione siciliana è però un dato oggettivo che non lascia spazio a prospettive future incoraggianti.

Questo è un piccolo assaggio di quello che vi attende.

Coraggio e idee non ci mancano, ci apprestiamo a costruire le fortune di Meridio lottando contro l’ovvietà. Un giornale libero per gente libera.

Luigi D'Angelo

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