Costume e società

La Sicilia a Ferragni e fuoco: la Salvatrice risponde agli indignati / L’asso di mazze

Evidentemente, in Italia, c’è davvero gente che pensa seriamente che debba essere Chiara Ferragni a salvare l’Italia.
Mentre la Sicilia è un immenso barcone a fuoco alla deriva nel Mediterraneo, la Ferragni pubblica le solite fotine allegre in barca dalle isole Eolie. E i commentatori insorgono: «Ma come».
Che la Ferragni se ne stia fottendo alla grande mi sembrava abbastanza notorio. Ma sono un boomer ed evidentemente non è così. Io (mi) pensavo che fosse una della quale guardare il profilo social per scegliere quale mutande comprare, una sorta di manichino della Standa che per qualche misterioso motivo vive e si muove, e invece mi sto accorgendo che non è così.

Rivendica con orgoglio di essere per metà catanese, mentre sull’Etna la pineta dei Monti Rossi va in fumo e, stracatafottendose un po’ a Panarea, un po’ a Salina, mette come didascalia alle fotine «Sicilia Bedda», che manco pizza spaghetti mandolini mafia vitti ‘na crozza e cavalleria rusticana. E la gente si stupisce che non faccia una riflessione seria sullo stato dell’isola e sul perché, come da tempo vado dicendo, è qui che l’Apocalisse inizia a manifestarsi: siamo arrivati all’apice prima, siamo decaduti prima, e alla fine della decadenza c’è l’Apocalisse, cosa vi aspettavate la festicciuola glamour in cui farsi i selfie? Evidentemente sì, se è con Chiara Ferragni che vi lamentate per la situazione di questi giorni o se pensate davvero che un suo post o un suo commento possa davvero – minchia manco a una Santa si arriva a chiedere determinate cose – migliorare la situazione di un’isola marcia nel momento in cui mancano gli aeroporti, manca l’acqua, manca l’energia elettrica, le persone fuggono contromano nelle autostrade chiuse per gli incendi, gli uomini prendono fuoco e la politica fa tavoli tecnici.

Credo sia per questo che il commento che mi ha colpito di più sia quello di uno che stupefatto si chiede, più o meno: «Ma la Sicilia la vedete soltanto come un luogo di vacanza?». Minchia, e adesso questo se ne accorge? Gli viene il sospetto soltanto perché la Ferragni non ha contezza né interviene sulla fine del mondo dei nostri tempi in Sicilia.
Ma certo che siamo solo un luogo di vacanza, nessuna differenza con l’Africa o con quei posti orientali dove il coltello serve a tagliare la fame e si pratica il turismo sessuale. Dite che esagero? Ma voi lo sapete cosa fanno nella Sicilia Bedda le ragazze, i ragazzi, e gli LBGTQ+ per un ventino di cocaina?
Siamo un luogo etnico da attraversare con lo spirito di Alain Elkann in treno per Foggia. E ancora non mi capacito che ci voglia la Ferragni che se ne sta al largo (in tutti i sensi) per realizzare all’improvviso che la Sicilia è un’isola lasciata consapevolmente e colpevolmente a se stessa, luogo di scorribande di predoni del voto, dove sentirsi una minchia e mezza proprio perché gli altri non sono in condizioni di contare nulla.

Siamo una colonia. E se pensate di non essere dei veri e propri schiavi imprigionati in quest’isola, se non ve ne rendete conto perché non vedete le catene, non posso fare altro che sperare in una prossima foto della Ferragni, che con lo sguardo con cui guardò Fedez dopo il siparietto con Blanco, scriva: «CIAO POVERI. BRUCIATE TUTTI» mentre si fa un barbecue, probabilmente vegano, sui vostri culi carbonizzati.
AGGIORNAMENTO. La Ferragni, dopo le critiche, si incarna nella Salvatrice e chiede cosa può fare per la Sicilia. Dato che non sa pilotare Canadair, cambiare i cavi sotterranei, o aggiustare gli aeroporti potrebbe farsi fare una bella foto con il politico di turno per dire che tutto si risolverà a breve. Santa subito e in culo ai pompieri!

Ottavio Cappellani

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