Sicania Gate, il film che parla dei disservizi di Girgenti «Tanti ragazzi ci ringraziano per le informazioni diffuse»

«Non c’è dubbio: siamo a favore dell’acqua pubblica. Il privato è guidato solo dal profitto». È questa la convinzione che muove un gruppo di giovani di Bivona «con una sana vocazione alla disobbedienza civile» attivi da anni sul territorio. 

«Dal 2011 a oggi – racconta uno degli ideatori Mauro Benasio – abbiamo realizzato sei video-denuncia tutti in chiave ironica. Siamo partiti con Alla ricerca della Mare-Monti: nunn’è strata chi spunta, incentrato sulla strada Mare-Monti e, stupiti dal successo di pubblico, abbiamo continuato con Il mistero del pacco dei Monti Sicani sul’omonimo parco, e poi La sagra della pesca fugata: ep27 alla ricerca del frutto perduto, Sicania express: viaggio senza ritorno e Sicania che frana». Stavolta, per affrontare la gestione dell’acqua pubblica a Bivona, arriva una nuova video-inchiesta: Sicania Gate, lo scandalo che fa acqua da tutte le parti.

«È il nostro lavoro più complesso – commenta Benasio -. Lo abbiamo realizzato tra le vacanze natalizie ed estive perché la maggior parte di noi lavora fuori della Sicilia. Nonostante la lontananza, il nostro legame con Bivona è molto forte». Sicania Gate, spiega Giovanni Lattuca, un altro dei componenti del gruppo e autore delle riprese, «è un’allegoria che racconta di investimenti sprecati, milioni di euro spesi e mai sfruttati dalla popolazione, condotte idrauliche non utilizzate, acqua in abbondanza che continua a scarseggiare, depurazioni mai avvenute, consulenze carissime e poi ancora – continua – impianti di raccolta rimaste cattedrali nel deserto e leggi regionali utili come specchietti per le allodole».

Tutto inizia con il risveglio traumatico di un uomo in un contesto apocalittico che fatica a riconoscere. «Ci siamo ispirati al film The Walking dead», confessano gli ideatori. Il protagonista non ci mette molto a capire che lui è uno dei pochi sopravvissuti al contagio del virus judèbola (judè o giudei è l’altro nome con cui vengono chiamati i bivonesi, ndr) causato dalla messa in funzione del depuratore mai testato. «Ci fu un virus nell’acqua e nu giru di na simana si siculià a tutti. Lu virus della judebola. Manco i megghiu scienziati ci potero», rivela un superstite al protagonista.

L’ultimo ricordo del protagonista poco prima di perdere i sensi è il battesimo del figlio Clementino. Inizia così la sua inquieta ricerca per ritrovarlo. «Tutta la storia non è nient’altro che un percorso formativo che, incontro dopo incontro, educherà il protagonista, incrinando, spesso con l’ovvia evidenza di una realtà sconfortante, la sue convinzioni», spiega Lattuca. Tra gli altri scampati, due giornalisti arrivati in città per documentare il contagio, il custode della piscina comunale «mai collaudata» immune al virus perché beve vino e i paesani ancora in vita costretti a comperare l’acqua dal perfido Lord Francis. «È scandaloso che un bene pubblico ed essenziale come l’acqua possa divenire oggetto di profitto da parte di un privato che nel video la vende ai pochi sopravvissuti e assume atteggiamenti spacconi», commenta l’autore.

L’unico modo per il protagonista di ritrovare il figlio sarà quello di sbloccare le dieci tubature ad anello che caratterizzano la rete idrica bivonese. Ogni anello svelerà il passo successivo e farà luce sulle tante verità scomode che riguardano la gestione dell’acqua sul territorio. Infatti, se le dieci tubature ad anello verranno aperte finirà il monopolio dell’acqua da parte della PirNentiAcque (allusione alla Girgenti Acque) che era iniziato con l’epidemia. 

Ma cosa sono le tubature ad anello di cui si parla nella video-inchiesta? A svelarlo gli stessi autori nel corso del corso del documentario. Si tratta di un sistema di tubature costruito a partire dagli anni ’90 pensato per distribuire equamente l’acqua in tutte le abitazioni dei bivonesi. Costo dell’intero progetto 8,6 miliardi di lire. Purtroppo, però, non è mai entrato in funzione. Né sono stati mai installati, benché consegnati al comune, 2800 contatoori costati 147 milioni di lire. «A Bivona – denuncia Benasio – paghiamo un canone fisso annuo uguale per tutti a prescindere dalla quantità di acqua consumata e un’altra tassa per la consulenza su un depuratore mai utilizzato». 

L’accoglienza riservata sui social a questi giovani dimostra come abbiano toccato un tema che interessa un’intera città e non solo. Da più parti sono arrivati incoraggiamenti. «La nostra soddisfazione più grande è stata quella di ricevere messaggi da parte di ragazzi che ci ringraziavano per le informazioni ricevute», conclude Lattuca.

Il cast di Sicania Gate è composto da Mauro Benasio (infiltrato PirNentiAcque, montaggio), Giovanni Lattuca (riprese), Giovanni Perconti, (protagonista), Lucio Speciale (reverendo), Dario Bellomo (primo superstite), Carmelo Vaccaro (Don Voma, capo della PirNentiAcque), Danilo Puleo (Lord Francis), Vincenzo Lo Presti e Fabiana Traina (giornalisti), Felice Pendola (manovale PirNentiAcqua), Paolo Perconti (Clementino), Giuseppe Mortellaro (capo operaio depuratore), Renzo Parla (ingegnere depuratore), Salvatore Restivo (vice di Don Voma), Salvatore Midulla (comparsa), Giuseppe Moscato (guardiano della piscina comunale), Paolo Tornabene (bodyguard di Lord Francis), Carlo Bellomo (adepto reverendo), Loris Torregrossa (comparsa), Giovanni Traina (manovale PirNentiAcque), Francesco Franciamore (il flautista), Carlotta Traina (segretaria PirNentiAcque), Dino Pilato (comparsa).

Concetta Purrazza

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