Un dato emerge con prepotenza in questi girni in Sicilia: la pressoché totale assenza di un Governo. I rifiuti per le strade che non vengono raccolti, con il rischio di gravi malattie per la popolazione, visto che siamo in estate e il rischio di epidemie è elevatissimo. Lacqua, nonostante un referendum popolare che ha disposto il ritorno al servizio pubblico, è ancora gestita dai privati. Per non parlare della gravissima situazione che colpisce lEas, lEnte acquedotti siciliani che, ancora oggi, fornisce lacqua – direttamente o indirettamente – a circa 400 mila siciliani. Un Ente e che, da oltre 15 giorni, non è messo nelle condizioni di operare. Una follia.
Questi, è chiaro, sono solo due grandi problemi. A quali se ne aggiungono tanti altri. Tutti frutto dallincapacità dellattuale politica a dare risposte concrete ai cittadini siciliani. Pensiamo alla formazione professionale che, a fine giugno, è ancora bloccata. Ai fondi europei utilizzati in minima parte o, in moltissimi casi, non ancora spesi. AllArpa, lAgenzia regionale per la tutela dellambiente, una struttura che esercita una funzione delicatissima nellinteresse della collettività siciliana, che è stata, di fatto, abbandonata a se stessa. Pensiamo alla crisi dellarea industriale di Termini Imerese per la quale, dopo la chiusura dello stabilimento Fiat, non si intravede ancora un futuro, mentre è già chiaro che gruppi finanziari, imprenditoriali e politici lavorano per far sparire i 400 milioni di euro stanziati dallo Stato e dalla Regione.
Guardiamo alla profonda crisi in cui versano lagricoltura e la pesca (e di questo non possiamo dare la responsabilità al nuovo assessore regionale, Francesco Aiello, che noi riteniamo bravo, ma coinvolto in unoperazione politica nata sotto il segno sbagliato). Osserviamo la crisi delle famiglie siciliane. Con rifermento, soprattutto, ai ceti bassi e medi, per i quali la politica siciliana, in questi ultimi mesi di disastri provocati dal Governo Monti, non ha fatto nulla di positivo. Pensiamo, insomma, ai servizi sociali, che i Comuni siciliani, nelle stragrande maggioranza dei casi, sono stati costretti a sbaraccare per mancanza di fondi.
La società siciliana, insomma, è attraversata da una crisi spaventosa. Provocata da un contesto internazionale recessivo, se non depressivo, e da una politica incapace di dare risposte ai bisogni essenziali dei cittadini siciliani. E in questo scenario che la Sicilia si avvia verso le elezioni regionali. E poco importa, rispetto a questi problemi, se si voterà ad ottobre o nel maggio del prossimo anno.
In questa sede – in coincidenza con il ritorno in rete del nostro giornale – noi vogliamo lanciare una proposta politica. Provando anche a motivarla. Noi ci rivolgiamo ai Sindaci dei circa 400 Comuni della Sicilia. E li invitiamo a prendere nelle proprie mani le redini della politica siciliana. E quando parliamo di Sindaco, ovviamente, ci riferiamo a tutti i protagonisti della vita dei Comuni, dai Consigli comunali agli assessori.
I partiti politici della Sicilia – lo stiamo vedendo in questi giorni – sono morti. Da tutti questi partiti, di governo e di opposizione, di centrodestra e di centrosinistra, non cè una sola proposta per rilanciare la Sicilia. Gli stessi candidati alla presidenza della Regione che in questi giorni si sono autopresentati non hanno speso una sola parola per spiegarci come intendono risolvere i gravi problemi della nostra Isola. Questi signori ci parlano solo di tatticismi, di alleanze con questo o quel partito. Parlano di poltrone e di come intendono gestire il potere. Ma non cè – lo ripetiamo – un solo riferimento ai problemi strutturali della nostra Regione, che sono economici, sociali e culturali.
Davanti al voto di una politica che ormai si avvita su se stessa, noi – lo ribadiamo – invitiamo i Sindaci siciliani a prendere in mano la situazione. E’ a loro – cioè ai Sindaci – che i cittadini si rivolgono, in prima istanza, quando esplodono i problemi sociali ed economici. E questo vale per i piccoli, per i medi e per i grandi centri.
Lesempio lo vediamo con i servizi sociali ormai quasi del tutto scomparsi in molti Comuni. Negli ultimi due, tre anni le categoria più deboli sono state abbandonate. Ebbene, a fronte di una situazione che diventa ogni giorno più grave, la politica siciliana non ha saputo fare di meglio che ridurre di circa il 30 per cento lerogazione dei fondi regionali ai Comuni siciliani. Ritardando anche lerogazione dei pochi fondi messi a disposizione. Tutto questo è intollerabile. Perché quando un Comune non è messo nelle condizioni di assicurare i servizi essenziali, i primi a soffrire sono i cittadini.
E arrivato il momento di dire basta. Ad uno ad uno, i Comuni contano poco. Insieme, però, diventano unirresistibile forza politica ed elettorale. Si tratta soltanto di organizzare un movimento in grado di condizionare in positivo la vita politica siciliana. A partire dalla Regione.
Si dirà: stiamo pensando a un partito dei Sindaci? Ebbene, noi ribaltiamo la domanda. E diciamo che, di fronte alla crisi, ormai irreversibile della politica classica – cioè della politica dei partiti – crisi della quale il Movimento dei grillini non è la causa, ma semmai leffetto – la Sicilia, anche in virtù di unAutonomia siciliana che va rilanciata, deve provare a trovare unaltra via. E siccome, in questo marasma, tra le poche cose ancora rimaste in piedi ci sono i Sindaci, è bene che gli stessi Sindaci provino ad avanzare una concreta proposta di governo per la Sicilia.
I Sindaci, lo ripetiamo, insieme possono diventare una grande forza politica. Anche perché, tra tutti i soggetti della politica, sono tra i pochi a godere ancora del consenso popolare (i parlamentari nazionali, per esempio, grazie a una legge elettorale assurda, non hanno più alcun legame con il territorio e godono solo del discredito popolare). I Sindaci vivono fianco a fianco il malessere dei cittadini. E sono tra i pochi ad essere in grado di rappresentarlo.
La Sicilia ha sempre anticipato le svolte politiche e sociali poi trasferite nel resto del Paese. E arrivato il momento di imprimere una svolta alla politica. I Sindaci siciliani si riuniscano. Per individuare progetti e strategie comuni. Per arrivare alla candidatura di un presidente della Regione. Per eleggere i 90 o i 70 nuovi deputati dellAssemblea regionale siciliana. Per costituire un Governo che sia reale espressione dei territori. Per rilanciare lAutonomia partendo dai bisogni dei territori, e non dalle esigenze di partiti politici classici ormai morti e sepolti.
Si tratta, lo ripetiamo, di elaborare una strategia e un grande progetto politico. Per utilizzare al meglio il consenso di cui godono oggi i primi cittadini dei Comuni siciliani. Per una nuova Assemblea regionale siciliana che, lo ripetiamo, rappresenti realmente i territori. Per un Governo che governi nellinteresse dei cittadini siciliani.
Per i prossimi cinque anni la sfida che attende la politica siciliana è difficilissima. Cè da governare la crisi. Dando risposte concrete ai cittadini. E in questo ruolo i Sindaci sono la migliore garanzia, perché conoscono – visto che li vivono ogni giorno sulla propria pelle – i problemi reali dei siciliani. E cè anche da pensare a una legislatura regionale costituente. Per rilanciare, per attuare e, perché no?, per riscrivere alcuni passi dello Statuto autonomistico.
Pensiamo allabolizione delle Province da sostituire da liberi consorzi di Comuni. Una previsione statutaria che non può partire dallalto, come avrebbe voluto fare lattuale Governo, ma che deve iniziare a dispiegarsi dal basso. Guardiamo alla spirito delle legge nazionale numero 142 del 1990. All’appuntamento con i Sindaci metropolitani che ci attende tra cinque anni.
I margini per una svolta politica ci sono tutti. Noi proponiamo ai Sindaci di restare il primo riferimento dei cittadini e, contemporaneamente, di elaborare un progetto di governo per la Sicilia.
E un impegno gravoso, ce ne rendiamo conto. Ma di fronte al nulla dei partiti – e di fronte allincapacità della politica di dare risposte concrete ai cittadini – a noi sembra quasi una via obbligata. I partiti, che oggi rappresentano solo il peggio della società siciliana, reagiranno male. Anche se non è detto che tutti i partiti si debbano mettere di traverso. Cè sempre la speranza che qualcuno capisca e non ostacoli una svolta. In ogni caso, è una sfida da lanciare.
Direte: alcuni Sindaci sono espressione dei partiti. Tutto vero. Ma gli stessi Sindaci espressione dei partiti, se dovranno scegliere tra gli interessi dei propri cittadini e quelli dei partiti, opteranno per i primi. Se non dovessero farlo sarà peggio per loro.
Questa è la nostra proposta per la Regione dei prossimi cinque anni. La parola ai Sindaci.
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