Si lavora per la chiusura anticipata dell’Ars?

C’è qualcuno che lavora per lo scioglimento anticipato dell’Assemblea regionale siciliana? Il dubbio è più che legittimo, alla luce di tutto quello che sta avvenendo in queste ultime ore. Forse quella che sta andando in scena a Sala d’Ercole potrebbe essere una sorta di ‘recita a soggetto’. Per arrivare all’impugnativa di bilancio e finanziaria. E, dunque, governo a parlamento dell’Isola a casa. Fantapolitica?

Non esattamente. E’ noto che l’Ars, lo scorso anno, ha approvato una legge-voto per la riduzione del numero dei deputati. Che, dagli attuali 90, dovranno passare a 70. Per ridurre il numero dei parlamentari dell’Ars ci vuole una legge costituzionale: da qui la già citata legge-voto e la canonica ‘doppia lettura’ da parte del parlamento nazionale, secondo quanto previsto dal’articolo 138 della Costituzione del nostro Paese.

La legge costituzione che dovrebbe ridurre il numero dei parlamentari di Sala d’Ercole, a Roma, è già incardinata. Ciò significa che verrà approvata senza problemi prima della fine della legislatura dell’Assemblea regionale siciliana. Ora, alla luce di quello che sta succedendo all’Ars, una considerazione è quasi ovvia: se Sala d’Ercole si scioglierà anticipatamente ci sarebbe la possibilità di rieleggere il parlamento dell’Isola con 90 e non con 70 deputati. Per altri cinque anni, insomma, la ‘casta’ politica siciliana conserverebbe 20 poltrone da 20 mila euro al mese per altri cinque anni.

La nostra tesi non è campata in aria. Perché non riusciamo a spiegarci altrimenti tutta una serie di cose. Per esempio: la Corte dei Conti che, nell’autunno scorso, dice a chiare lettere che non accetterà più un bilancio senza i soldi per la sanità. E il governo Lombardo che fa? Ha preparato un bilancio, guarda caso, senza i soldi per la sanità. Spiegando che il finanziamento del capitolo sanità diventerà effettivo quando Roma erogherà le risorse del Fas (Fondi per le aree sottoutilizzate): cioè proprio quello che la Corte dei Conti non vuole affatto sentire.

Non solo. Per quest’anno si era detto che, in bilancio, non ci sarebbero più state entrate fittizie. Ebbene, nel bilancio approvato ieri ci sarebbero svariate centinaia di milioni di euro di entrate a valere sulla ‘valorizzazione’ del patrimonio immobiliare della Regione siciliana. Ovvero, entrate rigorosamente false, perché dalla ‘valorizzazione’ del patrimonio della Regione non è mai arrivato un tubo. Altro motivo, questo, per una probabile impugnativa.

Ieri, poi, c’è stata l’apoteosi: ovvero il tentativo di aumentare una serie impressionante di spese clientelari del presidente della Regione, ma anche di alcuni assessori. Se il provvedimento non è stato approvato è perché il Pd, a un certo punto, ha capito che si stava veramente esagerando. Ma non è escluso che queste clientele, uscite dalla porta del bilancio, rientrino dalla finestra della finanziaria di oggi.

Oggi tocca alla finanziaria. Nei giorni scorsi lo stesso governo Lombardo aveva lasciato intendere che sarebbe stata ‘leggera’: E, in effetti, dopo un bilancio così ‘pesante’, sarebbe stato il minimo. Oggi, invece, si apprende che il governo avrebbe pronti – addirittura! – sei maxi emendamenti. Si prrepara, a conti fatti, un ‘assalto alla diligenza’ che non farà altro che appesantire anche la finanziaria, predisponendola a una possibile impugnativa.

Ricordiamo che un’eventuale impugnativa del bilancio creerebbe un caso unico nella storia dell’Autonomia siciliana. Tecnicamente, in presenza di un’eventuale impugnativa, ad aprile l’Ars potrebbe tornare sull’argomento. Quello che potrebbe succedere non è facile da prevedere perché si tratterebbe di una novità.

 

Giulio Ambrosetti

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