«Tornare a fare il questore di Palermo è un emozione che difficilmente riesco a tradurre in parole». Si presenta così Renato Cortese, che ha appena preso ufficialmente il posto di Guido Nicolò Longo alla guida della questura palermitana. Ed è infatti un ritorno quello di Cortese, che già nel 2006 era a capo della squadra catturandi che strinse le manette intorno ai polsi del latitante Bernardo Provenzano. «Sono felice, considero Palermo casa mia – continua – Contribuiremo ad aumentare il senso di sicurezza dei cittadini». Un discorso breve, quello del nuovo questore, durato pochi minuti, che non ha potuto prescindere dall’argomento mafia. «Le cose sono cambiate rispetto agli anni scorsi, non c’è più la Cosa nostra che abbiamo conosciuto in passato, ma resta insidiosa, la tensione è massima e va fatto un monitoraggio continuo. La mafia resta un obiettivo importante, ma non l’unico. Ci sono anche l’ordine pubblico, l’immigrazione, il terrorismo, il decoro urbano e la microcriminalità».
Poi l’appello ai cittadini: «Mi prefiggo un lavoro di squadra, una collaborazione a 360 gradi con tutti gli attori protagonisti che hanno a cuore il bene di Palermo. Il cittadino ha un ruolo importante, è giusto che chieda e pretenda, è lui il nostro datore di lavoro, ma gli chiediamo di diventare più consapevole e di sentirsi parte di questa collaborazione integrata e sinergica, anche lui deve partecipare alla sicurezza. Per il resto avremo modo di confrontarci, per me il rapporto con la stampa è prioritario perché tramite i media parliamo alla gente. Vogliamo essere trasparenti fino in fondo, tutto quello che facciamo vogliamo parteciparlo, soprattutto per raccogliere eventuali critiche e poterci migliorare».
Il sogno, comunque, è sempre quello di mettere fine a un’altra latitanza storica, quello di Matteo Messina Denaro: «Rimane un obiettivo importante, la risposta non può essere diversa. La cattura del latitante, però, non è di per sé la fine di un’organizzazione criminale, bisogna anche andare al di là della latitanza stessa. Anche se non c’è un rischio concreto di riorganizzazione di Cosa nostra, vanno sicuramente prese in considerazione situazioni particolari che noi stiano monitorando, segnali che nell’insieme potrebbero anche avere un significato preciso: dalla scarcerazione di certi personaggi a un’auto bruciata, per fare qualche esempio». Infine, una battuta sul terrorismo, quello che il questore definisce un «tema di grandissima attualità, sul quale la questura ha pieno controllo e capacità. Cercheremo di migliorare sempre di più chiaramente».
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