Palermo non è Roma. Almeno per il momento. La questione degli sfollati dal campo Rom della Favorita, la cui dismissione non poteva più essere rinviata in alcun modo, comunque non ha mancato di portarsi dietro uno strascico di polemiche. Da una parte ci sono i residenti di contrada Balate, che stamattina hanno incontrato in delegazione il Comune, rappresentato dall’assessore alle politiche sociali Giuseppe Mattina e dal consigliere Antonino Sala, che parla di «un momento di confronto condotto con grande serenità e senso di responsabilità e di questo non possiamo che ringraziare il comitato. Il dialogo è la strada maestra per individuare soluzioni condivise – continua – Il 15 e il 16 aprile ci saranno due incontri fra i residenti e la giunta per stabilire in modo operativo come intervenire per migliorare il quartiere e dare alle periferie l’attenzione che meritano».
Dall’altra parte, ci sono le famiglie rom, che si sono trovate smistate in luoghi che sembrano non essere esattamente pronti all’accoglienza. Questo almeno secondo la denuncia dell’Assemblea anarchica palermitana, che parla di «uno sgombero mai “accettato”, ma di una pesante blindatura che ha impedito alla stampa e ai solidali di avvicinarsi al campo per poter testimoniare quello che stava accadendo, così come non è stato pianificato nessun intervento di condivisione e inclusione con i residenti della zona di Ciaculli, dove è stata trasferita una famiglia all’interno di una casa confiscata alla mafia. Una casa che di fatto è in stato di precarie condizioni, alquanto fatiscenti. Gli altri nuclei familiari sono stati allocati in alberghi e strutture religiose, dove non possono nemmeno cucinare i loro pasti».
E in effetti anche nel verbale dell’incontro tra residenti di contrada Balate e Comune si evidenzia il fatto che gli stessi «lamentano una mancata e preventiva informazione», chiedendo inoltre misure che possano garantire la sicurezza del territorio. Una richiesta che sembrerebbe aver trovato riscontro da parte dell’istituzione. «L’amministrazione comunale – continua Sala – è impegnata nel trovare una soluzione che da un lato garantisca una sistemazione a queste famiglie e dall’altro non crei pericolosi scontri sociali di cui nessuno sente il bisogno».
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