A QUANTO SI SUSSURRA, LA MAGGIORANZA DEI PRIMI CITTADINI DELL’ISOLA NON NE VORREBBE SAPERE DI VOTARE IL SINDACO DI PALERMO. E IL MOTIVO C’E’: DIETRO QUESTA CANDIDATURA SI NASCONDE LA STRATEGIA DEL GOVERNO CROCETTA DI FAR FUORI OLTRE 300 COMUNI DELL’ISOLA. IL RUOLO DI ENZO BIANCO
Sfuma la candidatura del Sindaco di Palermo, alla presidenza dell’ANCI Sicilia? L’indiscrezione ‘viaggia’ sui si dice e non si dice’. Stando a quanto si racconta, la maggioranza dei primi cittadini dei Comuni dell’Isola non gradirebbe questa soluzione.
La candidatura di Orlando alla presidenza dell‘ANCI Sicilia (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani) sarebbe legata a un ‘ragionamento’ politico con il Governo regionale di Rosario Crocetta. O meglio, sarebbe, di fatto, un’ingerenza del presidente della Regione nei fatti che riguardano i Comuni siciliani. Proviamo a raccontare come stanno le cose.
In queste ore, all’Ars, com’è noto, è in discussione la manovra economica e finanziaria 2014, chiamata, oggi, legge di stabilità. Una legge che, per i Comuni dell’Isola, con buona parte del nome, rischia di portare una grande instabilità.
Ai tagli del Governo nazionale Letta-Alfano-Bilderberg – che negli ultimi due anni hanno penalizzato fortemente i Comuni siciliani nel nome del federalismo fiscale, non riconoscendo ai nostri Comuni le perequazioni finanziarie e infrastrutturali – si sommano i tagli della Regione.
Di fatto, con la manovra finanziaria 2014, il Parlamento siciliano sta abolendo il Fondo per le Autonomie locali che, fino a tre anni fa, ammontava 900 milioni di euro all’anno (poi ridotto a 450 milioni e da quest’anno abolito).
Di fatto, i Comuni siciliani sono rimasti senza soldi. O meglio, dovrebbero sopravvivere con l’aumento delle entrare a valere sull’Irpef (8 virgola qualcosa). Entrate aleatorie, anche perché l’economia siciliana è ferma e il gettito Irpef dovrebbe ridursi di almeno il 5 per cento.
In realtà, il disegno del Governo Crocetta è più complesso e, per certi versi, perverso. Dopo Bilancio e Finanziaria l’esecutivo regionale e il PD avrebbero già pronti due disegni di legge rigorosamente truffaldini: l’abolizione delle Province con l’introduzione di coercitivi consorzi di Comuni (altro che liberi consorzi di Comuni previsti dall’articolo 15 dello Statuto siciliano!); e la soppressione di almeno 300 Comuni (e forse anche di più) con la contestuale istituzione di tre finte città metropolitane – Palermo, Catania e Messina – dove ‘intrappolare’ quanto più Comuni possibili.
Che fine farebbero i Comuni? Verrebbero trasformati in ‘Municipalità’: una formula linguistica vaga e vacua almeno quanto i promotori di questa bestialità istituzionale. In pratica, i Comuni – circa 300 Comuni siciliani! – resterebbero in vita solo sotto il profilo formale: verrebbero privati dei soldi e dei relativi poteri di intervento nei propri territori. Tutto questo per salvare il ‘culo’ ai grandi Comuni dell’Isola!
L’operazione, insomma, è quella si salvare la trentina di Comuni siciliani con oltre 30 mila abitanti e fare scomparire i circa 360 Comuni siciliani con meno di 30 mila abitanti ‘declassandoli’ a ‘Municipalità’.
Per realizzare quest’obiettivo i Sindaci delle trenta o giù di lì grandi città della Sicilia si debbono ‘impadronire’ dell’Anci. Arraffando la presidenza. Lo stratega di quest’operazione – che per fortuna sta abortendo ancor prima di prendere forma – è Enzo Bianco, il Sindaco della più ‘fallita’ città della nostra Isola. Catania.
Nulla contro i catanesi, per carità. Ma è fuor di dubbio che le condizioni del Comune di Catania siano critiche. Lo erano già nei primi anni del 2000, quando all’èra di Bianco si sostituiva l’ ‘epopea-tardo-epicurea’ di Umberto Scapagnini. La ‘buonanima’ dell’ex Sindaco berlusconiano, un genio con alambicchi e farmaci ‘portentosi’, si dimostrava un po’ meno geniale nella gestione dei conti del Comune:
Risultato: aumento del deficit. Che il Sindaco successivo, Raffaele Stamcanelli, si è limitato a mantenere. Morale: oggi Catania è nei guai. Con Bianco che, tornando Sindaco, ha ritrovato i vecchi ‘buchi’ che aveva lasciato con qualcosa in più.
Da qui la strategia con il Governo regionale Crocetta – che va avanti da mesi: sbaraccare oltre 300 Comuni e concentrare tutte le risorse finanziarie sui 30 Comuni con oltre 30 mila abitanti, a partire da Palermo, Catania e Messina. Da qui la candidatura di Orlando alla guida dell’ANCI Sicilia.
Ma, a quanto pare, non tutti i Sindaci dei Comuni con popolazione inferiore a 30 mila abitanti sarebbero disposti a farsi ‘incaprettare’ dal Governo Crocetta e dai Comuni più grandi. Anzi, a quanto si sussurra, non sarebbero affatto d’accordo.
I Sindaci dei 360 Comuni siciliani con meno di 30 mila abitanti avrebbero già pronta una contro-strategia: al via i liberi consorzi di Comuni per gestire insieme i servizi realizzando economie di scala.
I cittadini non perderebbero il rapporto con i propri Comuni di appartenenza, che dovrebbero operare all’insegna delle ‘trasparenza’ dei conti pubblici.
In questo scenario Palermo, Catania e Messina dovrebbero risolvere i propri problemi non a spese di altri Comuni, ma guardando alle risorse europee.
Ma, forse, per salvare gli oltre 300 Comuni dal ‘genocidio’, oltre alla ‘conquista’ della presidenza dell’ANCI Sicilia (l’appuntamento dovrebbe essere il 28 gennaio), servirebbe un altro atto politico importante: il ripristino degli organi elettivi delle nove Province siciliane: presidenti e consigli provinciali, mandando definitivamente i soffitta l’aborto di riforma del governo Crocetta. Di questo dovrebbe occuparsi l’Ars. Passaggio indispensabile, quest’ultimo, per dare una ‘botta’ definitiva al ‘riformismo’ truffaldino del Governo Crocetta.
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