Sessantaseienne di Lercara Friddi ucciso a Liegi È il terzo siciliano a morire in Belgio in un anno

Questa volta è toccato al 66enne Salvatore Catalano, originario di Lercara Friddi, da anni residente in Belgio insieme ai suoi fratelli. È stato freddato da alcuni colpi di pistola che lo hanno raggiunto alla testa e al torace ieri mattina, mentre si trovava seduto al suo solito tavolino nel bar Le Huit di Liegi, dove ogni giorno faceva colazione. A darne notizia è il giornale belga LaMeuse.be, che ricostruisce la dinamica dell’agguato partendo dalle dichiarazioni dei testimoni presenti sul posto al momento dell’omicidio. Nipote compreso, Paolo Catalano, che si trovava a poca distanza dal bar e che è corso subito sul posto non appena sentiti gli spari. Dello zio racconta il tratto che più lo caratterizzava in questo periodo, la sua tristezza. Aveva perso la madre e da quel lutto pare non si fosse mai ripreso del tutto. Secondo il nipote non aveva debiti o questioni in sospeso con nessuno, però. A indagare sulle ragioni della sua morte adesso sono le autorità locali del Belgio e la Mobile di Agrigento.

Ma quando sentiamo di un siciliano morto ammazzato in pieno giorno a colpi di pistola da un killer in grado di passare inosservato e poi far perdere le proprie tracce con facilità, il pensiero corre veloce a un agguato ordito e messo in scena dalla criminalità organizzata. Altri siciliani, prima del 66enne di Lercara, sono rimasti uccisi con modalità analoghe. La sera del 3 maggio scorso, infatti, a perdere la vita è stato Rino Sorce, 50enne ristoratore di Sclessin, nella periferia di Liegi e originario di Favara. Freddato anche lui da numerosi colpi di pistola mentre si trovava fuori da un noto locale del posto. Il killer lo stava aspettando nascosto nella propria auto.

Otto mesi prima, invece, era toccato a un 28enne di Porto Empedocle, Mario Jakelich. Anche per lui stesso copione: un killer e numerosi colpi di pistola, che lo uccidono a Outremeuse, un altro quartiere della città belga. Il giovane, però, rispetto alle altre due vittime, non viveva in Belgio, ma a Parma con la famiglia. Restano nebulosi i motivi che lo spinsero a compiere quel viaggio in cui trovò la morte. Supposizioni a parte, tutti e tre questi omicidi hanno in comune due cose in definitiva: oltre alle modalità, che fanno pensare alle esecuzioni della mafia, c’è l’origine delle vittime. Tutti siciliani, la maggior parte dell’agrigentino. Prima ancora di loro, infatti, proprio a Favara era stato ucciso il 26 ottobre 2016 Carmelo Ciffa, originario di Porto Empedocle, anche lui ucciso con alcuni colpi di pistola in pieno giorno e in pieno centro. L’uomo aveva precedenti per droga ed era ritenuto dagli inquirenti vicino al clan Grassonelli. Che dietro gli omicidi di questi siciliani in Belgio ci sia la mano di Cosa nostra? Per saperlo non resta che aspettare gli esiti delle indagini.

Silvia Buffa

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