Ammonta a oltre un milione e mezzo il sequestro di beni effettuati dalla guardia di finanza nei confronti dell’imprenditore Antonio Cristaldi. Classe 1968, Cristaldi è destinatario di un provvedimento emesso dal tribunale etneo. Con la ditta che prende il suo nome opera nel settore del recupero e smaltimento di cascami e rottami metallici. L’accusa nei suoi confronti è di infedele dichiarazione dei redditi e Iva.
A occuparsi dell’inchiesta sono stati i militari del nuclero di polizia economico-finanziaria. Gli accertamenti fiscali hanno portato a scoprire che, tra il 2015 e il 2016, l’impresa ha indicato oltre quattro milioni di euro di costi inesistenti. Ciò, dunque, avrebbe garantito a Cristaldi di abbattere il reddito tassabile. Nello specifico questi costi hanno riguardato la simulazione di acquisto di carburante: a certificare la fornitura erano le schede carburanti, ma il pagamento sarebbe stato effettuato con modalità – ovvero l’uso di contanti – che non hanno permesso la tracciabilità. Tale azione, secondo gli investigatori, è stata funzionale alla precostituzione di un falso credito d’imposta usato poi per il pagamento delle ritenute d’acconto sui redditi dei lavoratori dipendenti.
Il provvedimento emesso dal tribunale riguarda le liquidità nei conti correnti di Cristaldi, la ditta e i 78 mezzi del patrimonio aziendale.
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