Una casa dal valore commerciale di 260mila euro ad Aci Castello e quattro conti correnti. Ammonta a questo il patrimonio sequestrato, nei giorni scorsi, dalla guardia di finanza di Catania a Salvatore Alfio Grillo. Classe 1970, Grillo è stato arrestato per reati di usura ed estorsione aggravata dal metodo mafioso, nell’ambito dell’operazione Piramidi, nel marzo 2017.
Per definire meglio il profilo criminale del soggetto, bisogna tenere conto delle altre precedenti condanne a suo carico per reati contro il patrimonio, ricettazione di auto rubate, truffa, utilizzo di monete falsificate e insolvenza fraudolenta. Inoltre, Grillo è già stato condannato anche per triplice tentato omicidio e porto abusivo di armi da fuoco. Il 47enne è stato anche coinvolto nella vicenda giudiziaria che lo ha visto indiziato di appartenere al clan Cappello in ragione della sua vicinanza e dell’assistenza prestata a Angelo Cacisi – detto Ramazza, elemento di spicco del clan tra il 2003 e il 2004 – nel momento in cui quest’ultimo si nascondeva per sfuggire alle vendette trasversali di fazioni opposte alla propria.
A fronte di questo curriculum criminale, i militari hanno avviato nei confronti di Grillo e del proprio nucleo familiare, mirate indagini patrimoniali per verificare la coerenza del loro patrimonio e del tenore di vita con i redditi dichiarati. Dagli accertamenti è emerso che, a fronte di redditi complessivi del nucleo familiare dichiarati per meno di duemila euro annui dal 1990 al 2015, nel 2011 è stato acquistato un appartamento, mediante assegni, formalmente intestato al figlio 25enne di Grillo, che risulta essere privo di redditi.
Secondo quanto prevede il Codice Antimafia, su proposta della procura, il Tribunale di Catania ha emesso un provvedimento di prevenzione patrimoniale per il sequestro dei beni e delle disponibilità finanziarie riconducibili a Salvatore Alfio Grillo, anche se intestati ad altri componenti del suo nucleo familiare, perché risultati sproporzionati rispetto al reddito dichiarato e, dunque, potenzialmente riconducibili alle diverse attività illecite da lui commesse nel periodo dal 1985 al 2013.
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