La sede legale e i dipendenti – nessuno dei quali siciliani – assunti a Siracusa. La base operativa e tutte le attività svolte in una ricca città del Nord Italia. Con questo stratagemma un’importante impresa che si occupa di lavori sottomarini è riuscita a ottenere 3 milioni di euro in agevolazioni fiscali spettanti a chi opera in regioni svantaggiate del Sud. Ma la truffa è stata scoperta dalla Guardia di finanza di Siracusa che ha eseguito un sequestro preventivo per oltre 3 milioni di euro in contanti e beni immobili.
L’azienda – di cui gli inquirenti non hanno reso noto il nome, ma che sottolineano essere di grandi dimensioni – opera, in particolare, in alti fondali per la manutenzione di strutture off-shore – per l’estrazione di petrolio e gas – ispezioni subacquee mediante l’uso di avanzati sistemi televisivi e veicoli subacquei filoguidati.
Le indagini sono partite circa un anno fa a seguito di una verifica fiscale delle Fiamme Gialle di Siracusa che hanno constatato come non fosse stato speso neanche un centesimo sul territorio siciliano da parte dell’impresa. Nessun investimento, né assunzione di manodopera come prevede la legge ai fini della concessione del credito d’imposta a chi produce sviluppo e nuovi posti di lavoro in alcune zone del Meridione.
A Siracusa c’era solo la sede legale, che coincideva con lo studio del consulente fiscale. Per l’esattezza soltanto un armadio custodito in un immobile condiviso con più società. Nessuno dei dipendenti, anche se formalmente assunto a Siracusa, era residente nella provincia aretusea, mentre lo stesso amministratore delegato abitava nel Nord Italia. In realtà, quindi, tutta l’attività dell’impresa si svolgeva in una ricca città del Centro-Nord Italia.
Le Fiamme Gialle, al termine dell’attività di verifica, dopo aver contestato le violazioni amministrative, hanno denunciato il rappresentante legale della società alla Procura della Repubblica di Siracusa per il reato di indebita compensazione di credito d’imposta e proponendo il sequestro preventivo del profitto del reato. Il procuratore capo Paolo Giordano, dopo ulteriori indagini, ha quindi disposto i sigilli sino all’ammontare complessivo delle frode fiscale: un immobile di lusso, un garage, partecipazioni in quattro società e contanti per oltre 1,5 milioni di euro.
«Un’operazione di fondamentale importanza perché diventa garanzia per l’economia sana e per la concorrenza», commenta il colonnello della Guardia di Finanza che ha svolto le indagini, Antonio Spampinato.
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