Sea Watch, i lenzuoli pro-sbarco appesi ai balconi «Come nel ’92, serve un risveglio delle coscienze»

«Fateli sbarcare». Solo due parole scritte con un pennarello indelebile rosso su della stoffa bianca. Sono stati appesi quattro giorni fa su quattro balconi del Piccolo hotel casa mia al numero 112 di corso Umberto, a Siracusa. La via che unisce la città all’isola di Ortigia che è il cuore del centro storico del capoluogo aretuseo. Il messaggio negli striscioni è rivolto a quanto sta accadendo al largo della costa, con la nave dell’ong Sea Watch impossibilitata ad attraccare a causa del divieto allo sbarco imposto fino a ora dal governo italiano.

«Li abbiamo appesi giorno 25, che è anche il giorno del compleanno di mia moglie – racconta Simone Giallongo, proprietario da oltre vent’anni dell’hotel a gestione familiare -. Dopo averli appesi sono andato al bar a prendere il caffè come ogni mattina. Tra i residenti e i commercianti della zona c’è chi aveva già notato la scritta e qualcuno mi ha detto che, dato che ho una struttura ricettiva, avrei potuto accoglierli io stesso». Insomma ancora una volta il classico slogan detto di fronte a qualsiasi forma di manifestazione di solidarietà. Solo che, questa volta, la gente si è ritrovata davanti chi, i migranti, li ha davvero accolti in casa propria. La moglie Flavia, infatti, da anni fa parte dell’associazione Accoglirete ed è tutrice di minori stranieri non accompagnati. «Noi -i nterviene – a casa nostra li abbiamo ospiti davvero. Il ruolo di tutore è una figura legale ma è inevitabile che si stabilisca un rapporto di intimità e di familiarità, una relazione che rimane anche quando poi diventano maggiorenni. Queste storie – va avanti – non possono essere semplicemente affrontate dal punto di vista politico».

L’idea di appendere le lenzuoli è frutto anche di un ricordo. «Ho pensato al 1992 – spiega il titolare dell’albergo -. In quel periodo si respirava un’aria pesante dopo gli attentati a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, però qualcosa cambiò». Sui balconi di molte case a Palermo comparvero dei lenzuoli bianchi che diventarono presto il simbolo di una lotta alla mafia che partiva dal basso. «Un risveglio della coscienza dei siciliani», la definisce Giallongo. Da qui il parallelismo con l’attualit . «Per lo stesso motivo ho deciso di appendere i lenzuoli ed espormi come cittadino e imprenditore. Per risvegliare la sonnolenza della coscienza di molti miei concittadini».

Consapevoli di essere parte di una minoranza nel Paese e nella città, marito e moglie sono intenzionati a lasciare i lenzuoli «finché non li faranno sbarcare e speriamo che altri seguano il nostro esempio per dare un segnale semplice ma evidente». In realtà qualche altro lenzuolo è già comparso in città, appeso ai balconi di altri privati cittadini in zone meno centrali e meno frequentate. «Un modo per controbilanciare l’effetto di certa propaganda politica, che ha fatto sì che oggi non si riesca ad andare oltre i numeri. Parliamo di persone e io non voglio credere che i miei concittadini hanno perso l’umanità. Noi siciliani – conclude – siamo sempre stati famosi per lo spirito di accoglienza e solidarietà, facciamo in modo di non smarrirlo».

Marta Silvestre

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