Se in Sicilia trionfa la dispersione scolastica

“Allarme dispersione scolastica: perché la politica siciliana sta ributtando per strada i ragazzi?”. Se lo chiede Mila Spicola, dell’associazione Big Bang Sicilia, da sempre impegnata nel mondo della scuola.

“137 genitori – scrive Mila Spicola (nella foto a sinistra) – sono stati denunciati dai Carabinieri della compagnia di Monreale, in provincia di Palermo, per aver procurato l’evasione scolastica nel periodo dell’obbligo (minori di 15 anni) di 143 studenti di istituti di istruzione primaria e secondaria di Monreale, Altofonte, Piana degli Albanesi, San Cipirello e Santa Cristina Gela. Di questi, in centoventitre avrebbero dovuto frequentare la scuola media inferiore. Nella provincia di Palermo 31 dei genitori erano stati denunciati negli anni passati; 20 lo erano stati alla fine dello scorso anno scolastico. 137 adesso. Tra i denunciati, 27 genitori già pregiudicati per altri reati. I numeri sono drammatici e crescono invece di diminuire”.

“In Sicilia – prosegue la nota – c’è il record di Neet, ragazzi, tra i 15 e il 29 anni, che non studiano e non lavorano. Ma i dati dell’evasione scolastica anche nel periodo dell’obbligo provano che il fenomeno ha raggiunto livelli allarmanti e inediti. Due giovani su quattro tra i 15 e i 34 anni in Sicilia non lavorano e non studiano, non fanno neanche uno stage. Sono i Neet, Not in education or in employment training. Sono giovani condannati a consumare senza il diritto di produrre e senza il diritto di sapere”.

“Sono anni che nella scuola siciliana si osservano questi dati – scrive sempre Mila Spicola – i dati dell’abbandono e i dati del fallimento delle politiche educative, mentre lo sguardo della politica siciliana rimane completamente assente o decisamente inadeguato. Fiumi di inchiostro, di manifestazioni, di dichiarazioni sulla legalità e contro la Mafia, Zero azioni strutturali regionali contro i gravissimi problemi che colpiscono la scuola siciliana. Sono anni che lo denunciamo a interlocutori assenti e distratti. Adesso le cifre sono da vergogna e le innumerevoli ‘azioni a contrasto’ sono sempre inadeguate, quando ci sono, perché di scarso respiro, inefficaci e predisposte non nel vero interesse dei ragazzi, ma nell’interesse di altri. I numeri dell’evasione scolastica crescente persino nel periodo dell’obbligo confermano la gravità della situazione”.

“La politica regionale – prosegue la nota – concentrata a parlare esclusivamente di formazione professionale, e sottolineo parlare, dov’è? Cosa sta facendo Crocetta per la scuola, obiettivo strategico europeo? Quali azioni? Vuol fare una rivoluzione? Se non la fa nella scuola dove la vuol fare? Le rivoluzioni non si annunciano, si compiono. I numeri testimoniano l’inadeguatezza totale dell’attuale classe politica in questo ambito”.

“Si dovrebbe agire – sottolinea Mila Spicola – urgentemente con provvedimenti precisi che incidano in maniera specifica, organica e non frammentata nella lotta alla dispersione scolastica e per predisporre una formazione professionale degna di questo nome, piuttosto che indegna come è stata ed è. Come? Agendo a monte, con azioni precise nel segno della continuità e della programmazione a lungo termine da compiersi nell’ambito dell’offerta scolastica statale”.

Su questo fronte la protagonista dell’Associazione Big Bang lancia alcune proposte. Eccole:

“Dotare la Sicilia di una percentuale congrua di asili (fondamentali nel determinare il successo scolastico del ciclo di studi dei bambini), a fronte di uno standard europeo richiesto del 30% in Sicilia solo meno del 5% dei bambini viene ammesso a frequentare un asilo comunale, per assenza di asili e di personale assicurato dai Comuni”..

“Assicurare il tempo pieno nella scuola primaria e il tempo prolungato alla scuola media (adeguando edifici e organici). In Lombardia copre l’85% delle scuole mentre in Sicilia non copre nemmeno il 5% rappresentando una forma di discriminazione anticostituzionale. Eppure il costo pro capite di un alunno siciliano è superiore del costo pro capite di un alunno lombardo. Il tempo pieno è uno dei modi più efficaci per recuperare le lacune dei bambini svantaggiati e per prevenire la dispersione scolastica che colpisce successivamente i quindicenni siciliani in maniera ben maggiore dei coetanei di altre regioni. Più scuola fin da piccoli, meno debolezze e meno possibilità di essere abbandonati alla strada e al nulla. I Neet siciliani sono bambini svantaggiati, bisognosi di tempo, di cure e attenzioni, di cui la scuola non riesce a farsi carico per i limiti strutturali che conosciamo tutti: poche ore di scuola, classi affollate, edifici indegni. Il tempo pieno strutturato è una delle azioni più efficaci a contrasto della dispersione scolastica. Attenzione, non il doposcuola o il progettificio a cui ci siamo abituati, bensì, lo ripeto, il tempo pieno strutturato (che impiegherebbe maggiori risorse professionali a vantaggio dei dati occupazionali)”.

“Agire in modo organico (e cioè nel curriculo formale della scuola) nel recupero delle debolezze in italiano e matematica nel primo ciclo scolastico (causa dell’accumularsi di quelle lacune poi incolmabili che contribuiscono in modo determinante la distanza dei ragazzi dalla scuola) con risorse professionali provenienti dalle graduatorie scolastiche piene di docenti abilitati e vincitori di concorso (con doppio obiettivo anche sul piano occupazionale) adeguatamente preparati a tale azione di soccorso. Azione sperimentata e monitorata con successo in regioni come la Puglia impiegando fondi europei ed evitando di disperderli nei mille progetti pon e por di scarsissimo impatto sul piano del contenimento della dispersione e dell’aumento dei livelli di rendimento”.

“Un piano programmato per l’edilizia scolastica. Non è possibile che gli edifici scolastici siciliani versino in queste condizioni. Non è possibile che molti di questi edifici siano in affitto. Non è possibile che molti di quelli in affitto siano in beni confiscati non assegnati e di cui lo Stato paga affitti esorbitanti. Non è possibile anche e semplicemente perché non sono scuole. A chi giova? A voi la risposta. Certamente non ai ragazzi siciliani”.

“Sono le azioni programmatiche e a lungo termine nel segno della qualità non dell’approssimazione e dell’ improvvisazione quelle necessarie e urgenti per gli studenti siciliani. Se prima non si agisce sugli ambiti su citati ogni programmazione successiva, nel campo della formazione professionale o per i ragazzi oltre i 15 anni è tardiva e inutile. Diventa la successione di ulteriori fallimenti e di azioni insufficienti e inefficaci a cui abbiamo assistito e assistiamo, come confermano indagini e studi di settore che nessuno guarda e studia. Sappiamo cosa bisogna fare, lo sappiamo tutti tranne coloro che dovrebbero farlo”.

Con quali risorse? Con i milioni di euro provenienti dall’Europa esattamente per questi ambiti e buttati al vento in questi anni per tutt’altro. Con i fondi contro la dispersione provenienti dal Piano di Coesione. I quali continuano a essere dispersi nei mille rivoli inutili del progettificio scolastico”.

“Chiedo al presidente Crocetta – sottolinea Mila Spicola – di agire e agire subito: l’unica rivoluzione che potrà dare fiato a questa terra sarà quella che fornisce a tutti i bambini e le bambine siciliani strumenti di conoscenza e livelli d’istruzione adeguati, con provvedimenti seri e di ampio respiro non con proclami, per assicurare gli stessi diritti e le stesse condizioni, se non di più, rispetto ai coetanei del resto d’Italia”.

“La Sicilia ha potestà esclusiva nel campo dell’istruzione, potrebbe rivoltare le scuole e il destino dei ragazzi, ma quello a cui assistiamo è lo sfacelo: abbiamo le condizioni scolastiche peggiori d’Italia, se non d’Europa. E’ l’istruzione di qualità da svolgersi nelle Scuole dello Stato e nelle condizioni le migliori possibili, non le peggiori possibili quali sono oggi nelle scuole siciliane, l’unica arma per combattere degrado, sottosviluppo e disoccupazione. E invece siamo costretti noi siciliani a vergognarci di fronte ai ragazzi per le condizioni in cui versa la scuola siciliana. Un’istruzione di qualità è il mezzo più efficace per contrastare la crisi ma, soprattutto, la criminalità”.

“Padre Puglisi è morto perché voleva togliere i ragazzi dalla strada per portarli a scuola, la politica siciliana ne sta favorendo il ritorno per strada”.

 

Redazione

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