GLI SCANDALI E LE SPECULAZIONI IN QUESTO SETTORE DAL 1999 FINO AI NOSTRI GIORNI. COME DERUBARE FUTURO E SOLDI A INTERE GENERAZIONI DI DOCENTI. LA DIMOSTRAZIONE, “A NORMA DI LEGGE”, CHE IN ITALIA NON C’E’ PIU’ STATO DI DIRITTO
di Valentina Amico
Nelson Mandela, fra gli altri, diceva: L’istruzione è il grande motore dello sviluppo personale. È attraverso l’istruzione che la figlia di un contadino può diventare medico, che il figlio di un minatore può diventare dirigente della miniera, che il figlio di un bracciante può diventare presidente di una grande nazione. Concetti come fondamenti della democrazia, stato di diritto, uguaglianza sociale, libertà degli individui, vengono meno in assenza di un buon funzionamento della Pubblica Istruzione.
Questo, a sua volta, è imprescindibile dalla lotta al precariato, causa principale del progressivo calo della qualità didattica denunciato dalle più recenti classifiche internazionali, di cui gli studenti italiani non sono responsabili, ma semplicemente vittime. Non è certo necessario far parte della VII Commissione (Cultura, scienza e istruzione) o addirittura essere ministra dell’Istruzione per capire che il contratto di lavoro a tempo determinato perpetrato per 15-20 anni costringe gli alunni a un continuo cambiamento dei docenti a danno della qualità didattica, come dimostra lo stesso binomio continuità didattica = qualità didattica.
Prof modenesi scippati della cattedra, Precari toscani scavalcati dai trasferimenti dal Sud, Nasce il gruppo Basta! contro la disastrosa gestione delle graduatorie ad esaurimento, sono solo alcuni degli innummerevoli titoli di articoli-denuncia comparsi in questi giorni in tutta la stampa nazionale, ma che preoccupano tutti tranne il presidente del Consiglio dei ministro e il presidente della Regione Sicilia.
Dopo decenni di mala politica onorevolmente perpetrata dai predecessori di Renzi e Crocetta, di fronte ai giganteschi tagli che hanno colpito la Sicilia, privandoli qualsiasi speranza di ottenere il ruolo nelle loro sedi di origine, tanti docenti precari siciliani si sono trasferiti in massa nelle graduatorie delle province del Nord del nostro Paese, scavalcando anche di 50 posizioni i colleghi ivi residenti da sempre. Come dire, dividi et impera e guerra fra poveri fu.
Risultato: fiorentini, milanesi, modenesi, etc. che fino a pochi giorni fa, trovandosi primi in graduatoria, erano pronti a firmare per il ruolo, al momento della pubblicazione dell’aggiornamento delle graduatorie si sono ritrovati dalla posizione n. 1 a quella n. 51, a volte anche n. 100 a causa dell’inserimento di colleghi meridionali.
A proposito della Toscana, su Orizzonte Scuola si legge: Il consigliere regionale del PD, Daniela Lastri, ha assunto l’impegno di tutelarli ( ) , indicando le iniziative che metterà in campo:
una mozione per fare pressione su Governo e Parlamento perché si affronti con urgenza quanto sta accadendo con le graduatorie cosiddette ad esaurimento;
sollecitare interventi per “congelare” la situazione, nella speranza che non vengano indetti concorsi in questo momento.
E il PD siciliano che fa? Ovviamente tace. Dopo essere stato complice della statalizzazione degli istituti provinciali, ovviamente tace. Nessuno infatti rileva che la suddetta statalizzazione, in particolare quella dell’ex IPCL Ninni Cassarà di Palermo, fortemente voluta dal presidente Crocetta con il consenso del PD, è una delle tante cause dell’esodo in corso di migliaia di docenti siciliani. Questo perché nel passaggio dalla provincia allo Stato non si è persa l’occasione di dare un colpo di scure sulla pianta organica in vigore fino al giorno dell’ abbandono della scuola da parte del nostro presidente della Regione.
Certo, perché la rivoluzione si fa così, liberandosi di una scuola; evidentemente anche per Crocetta e per il PD Sicilia di cultura non si mangia.
Ma chi sono questi precari? Come evidenziato dal seguente elenco, sono semplicemente le lenti attraverso le quali qualsiasi altro Paese d’Europa e del mondo che si possa definire democratico viene messo nelle condizioni di riconoscere che quello nostro, la Bella Italia, non è più uno Stato di diritto.
Il seguente elenco presenta sia una breve descrizione dell’eterno calvario cui sono stati sottoposti i precari della scuola, scandali di cui né Renzi, né Crocetta, né tantomeno gli esponenti del PD siciliano sembrano mai essere stati al corrente:
Il concorsone farsa
1999: un’intera generazione è alle soglie della laurea e l’allora ministro dell’Istruzione Pubblica del Governo Prodi, Luigi Berlinguer (nella foto tratta da ilsusidiario.net), decide di bandire il tanto atteso concorso a cattedra. Si lavora strenuamente per laurearsi entro i termini di presentazione della domanda di partecipazione al concorso. Molti investono fior di quattrini per la preparazione, soldi benedetti, perché il bando prevede l’assunzione diretta dei vincitori del concorso. Tutti ci crediamo, se lo dice il Governo che è pure di (centro-sinistra”), ci crediamo, certo. I tempi di espletamento del concorsone sono lunghissimi, siamo nel 2000, le prove d’esame sono ancora in corso, si capisce che prima del 2001/2002 non si saprà niente circa l’esito.
La truffa delle scuole di abilitazione SISS/SISSIS
A questo punto Berlinguer & Co partoriscono un’idea geniale: si decide di abolire i concorsi, perché, dicono, il sistema di reclutamento del personale scolastico va rinnovato e riformato e vengono istituite le scuole di specializzazione per l’abilitazione all’insegnamento, le cosiddette SISS/SISSIS della durata di ben 2 anni, frequenza obbligatoria, incluso un monte d’ore di tirocinio nelle scuole.
Comincia la truffa, i signori al Governo sfoggiano tutta la loro furbizia, perché le scuole di specializzazione sono sì create e gestite dall’Università pubblica, ma anche a pagamento e costano l’occhio della testa (milioni delle vecchie lire!).
Il ministero, inoltre, sa benissimo che alla SISSIS vorranno accedere anche coloro che avevano partecipato al concorso perché, non sapendone gli esiti, e non avendo nessuna occupazione, a questi non resta che provare anche la carta della scuola di specializzazione.
L’altra beffa consiste nel fatto che, per ogni classe di concorso, il bando mette a disposizione solo una ventina di posti, per cui, per accedere alla scuola, è necessario superare una prova scritta e una orale e solo i primi venti classificati possono frequentare la suddetta scuola.
Non si capiva il perché del numero chiuso per l’accesso ad una scuola pubblica-a pagamento. La risposta del ministero fu chiara: Perché a noi non sembra serio far abilitare tante persone che non potranno essere poi impiegate; noi fra due anni prevediamo che, fra pensionamenti e nuovi posti, si libereranno venti cattedre per una determinata classe di concorso e venti docenti abiliteremo, che saranno così pronti per l’assunzione.
Passano gli anni e l’inganno comincia a manifestarsi: pochi dei vincitori del concorsone vengono assunti, tutti gli altri continuano a lavorare da precari, compresi i neo-abilitati della SISSIS.
I tagli della Moratti
Si giunge al 2001, il giro di affari intorno alle scuole di specializzazione per l’abilitazione all’insegnamento è enorme e non sfugge al fiuto del nuovo governo Berlusconi che, nelle vesti della ministra Moratti, continua a bandire concorsi di accesso alla scuola. Milioni e milioni di lire e di euro rubati a generazioni di laureati aspiranti insegnanti. Ma l’opera della Moratti non si ferma qui: con la sua riforma taglia migliaia di cattedre e per i precari le possibilità di ricevere un incarico di supplenza annuale si riducono di anno in anno.
Il disastro Gelmini
La Gelmini (foto a destra tratta da leformiche.net) rimane fedele alla politica anti-scuola pubblica, il disastro è compiuto: per effetto dei suoi tagli aumentano le cosiddette classi in esubero, come quella del diritto, storia dell’arte, lingua tedesca, lingua francese. I governi successivi, compreso quello attuale, non fanno nulla per cambiare lo status quo.
Il Profumo taroccato
Quanto al concorso indetto dal ministro Profumo nel 2012, basta dire che la sua unica funzione è stata quella di aggiungere precari a precari. Intanto però il Governo Renzi annuncia l’indizione di un ulteriore concorso (!). Per non parlare dell’imbarazzo che si prova nel dover ricordare che molti colleghi esclusi al primo test di ammissione al concorso sono stati successivamente nominati membri di commissioni giudicatrici.
La nuova emigrazione
Questa è la realtà nuda e cruda: se da neo-abilitati, nel 2002, i precari riuscivano ad ottenere un incarico annuale di un’intera cattedra (18 ore), oggi i più fortunati ottengono 2/3 ore annuali. La maggior parte rimane a mani vuote, pronte ad essere però presto riempite: dal manico della valigia che farà loro compagnia nel faticoso viaggio della Nuova Emigrazione.
Fino a qualche tempo fa si parlava di Fuga dei Cervelli, espressione usata in riferimento all’emigrazione da parte di validi ricercatori e scienziati italiani che, se il nostro Paese non era in grado né di riconoscere, né di valorizzare, trovavano fortuna all’estero, dove la meritocrazia sicuramente funziona molto meglio che in Italia.
La Fuga dei Cervelli veniva percepita come un fenomeno grosso modo limitato, come se, in fondo in fondo, ci si allontanava per libera scelta, visto che per rimanere in Italia bastava cambiare mestiere, abbandonare la ricerca, adattarsi magari a fare l’insegnante o il dipendente di una qualsiasi azienda.
Finché, dunque, si parlava solo di Fuga di Cervelli, tutto sommato, si tirava a campare, i vari salotti televisivi di politica e attualità di tanto in tanto ponevano la questione, pochi si scandalizzavano per i primi dieci minuti successivi ai servizi sul tema, pochissimi si impegnavano a fare concretamente qualcosa al fine di arginare tale fenomeno.
Oggi, invece, tra il 2013 e il 2014, sempre più frequentemente ricorre l’espressione Nuova Emigrazione, una realtà di proporzioni molto più grandi, se non gigantesche, riflesso di un momento storico preoccupante, per usare un eufemismo.
Cosa si intende per Nuova Emigrazione? Il sostantivo non ha bisogno di particolari spiegazioni: il significato di Emigrazione è chiaro a tutti; l’uso dell’aggettivo Nuova, invece, necessita di importanti precisazioni: il massiccio flusso migratorio che sta caratterizzando questo momento cruciale della storia del nostro Paese non ha nulla a che vedere con quello che ciclicamente si è registrato dal dopoguerra ad oggi. È un’altra cosa.
Nuova nel vero senso della parola, in quanto mai verificatasi prima. Siamo infatti abituati ad associare la parola Emigrazione alle storiche immagini di uomini e donne che, sfortunati al punto da non aver ricevuto istruzione alcuna, migravano con valigie di cartone e roba raccolta in grandi fazzoletti, nella speranza di sbarcare il lunario fuori dall’Italia. Oggi i protagonisti dello stesso fenomeno sono persone altamente istruite, sempre più spesso con laurea, dottorato, master, abilitazione ad una professione, ampia produzione scientifica e, non da ultimo, curricula tali da far vergognare la maggior parte dei deputati di tutte le legislature della Repubblica Italiana a causa della pochezza dei curricula degli stessi parlamentari!
Che cosa sta succedendo?
Succede che, dopo decenni di mala politica sia di centro-destra che di centro-sinistra, in Italia non c’è più futuro per nessuno. Non solo per i cosiddetti Cervelli brillanti ed intraprendenti; non solo per coloro che non hanno avuto la possibilità di andare a scuola, bensì per nessuno. Neanche per coloro che, nella speranza di trovare un qualsiasi lavoro sufficiente a garantire una vita dignitosa a se stessi e ai propri figli, negli ultimi 10 -15 anni, in qualità di lavoratori precari e in attesa della realizzazione delle ottimistiche, truffaldine, profezie dei vari governanti, del tipo stiamo uscendo dal tunnel, andavano perfezionando il proprio livello di preparazione frequentando master, dottorati, scuole di specializzazione etc.
Risultato: dopo essere stati sfruttati per più di un decennio, a molti non viene neanche rinnovato lo storico contratto a tempo determinato. I precari si sono trasformati in disoccupati. Una volta, dopo anni di onorato servizio, si passava dalla condizione di lavoratore a tempo determinato a quella di impiegato a tempo indeterminato; oggi si passa dallo stato di precario a quello di disoccupato. Il Paese intero sta per precipitare nel baratro.
Il ‘pizzo’ legalizzato e la pseudo-meritocrazia di Renzi
Chi rimane in Italia continua a pagare il pizzo legalizzato dei FORCOM, altro grande scandalo della storia della scuola italiana. In sintesi: nel sistema di reclutamento previsto dai bandi di aggiornamento delle graduatorie per ogni diploma di perfezionamento o master acquistato presso FOR.COM – Consorzio Inter-universitario o altre scuole telematiche private, vengono attribuiti da 1 a tre punti, cosicché il povero precario che ha conseguito la propria posizione in graduatoria grazie al servizio maturato onestamente e ai titoli conseguiti solo studiando, è costretto a pagare quest’altro titolo conseguibile, appunto, solo pagando, non studiando, onde evitare di essere scavalcato in graduatoria dal collega che, avendo meno titoli di studio vero e meno servizio, si è convinto a comprarne uno.
Piccolo dettaglio: ciascuno di questi titoli costa almeno 600 euro ( fino a migliaia di euro). Ma la cosa più bella è che Renzi parla di meritocrazia pur mantenendo il seguente sistema di valutazione: i diplomi acquistati a fior di quattrini presso le università private telematiche fanno punteggio, mentre le pubblicazioni scientifiche, le esperienze di docenza universitaria, le borse di studio finanziate da prestigiosi centri di ricerca non valgono niente!
Insomma puoi essere pure un ignorantone, ma se sei ricco e paghi superi chiunque!
TFA solo per i ricchi
Oggi ai precari delle classi in esubero (storia dell’arte, diritto, tedesco, etc.), quelli che ormai non hanno alcuna speranza di prendere incarichi annuali, il governo Renzi offre una grande chance: pagare circa 4.000 euro per il conseguimento dell’abilitazione per il sostegno tramite la frequenza dei TFA (in pratica una prosecuzione delle vecchie SISSIS) presso l’università pubblica.
L’accesso al concorso è possibile solo dopo aver superato un test preliminare la cui tassa ammonta a 100 euro a testa non rimborsabili (un enorme giro d’affari), i posti disponibili sono 20 circa per ogni università e chi avrà avuto la bravura e la fortuna di entrare, dovrà pagare circa 4.000 euro di iscrizione.
Mentre migliaia di docenti precari, padri e madri di famiglia ormai ridotti sul lastrico, si rivolgono alle banche allo scopo di ottenere un prestito necessario a pagare il TFA di sostegno, il ministero annuncia che i posti disponibili di quest’area spettano prioritariamente ai docenti di ruolo delle classi in esubero. Ennesima beffa.
La domanda è: perché continuare ad aprire bandi di concorso abilitanti se le graduatorie scoppiano di precari storici a rischio Caritas? Per incassare soldi? Ammesso e concesso che sia per questo, che caspiterina di fine fanno questi soldi, visto che si assume così poco?
Stato di diritto?
Perché in Italia, a parità di titoli conseguiti e di servizio maturato, ci sono docenti che riescono a lavorare ogni anno, sia pure da precari, e altri che negli anni hanno visto progressivamente ridursi il numero dei posti e delle ore disponibili fino a non ricevere più nessun incarico?
Esistono dunque lavoratori di serie A e lavoratori di serie B? La risposta ufficiale è: spiacenti le classi nelle quali siete abilitati sono oggi in esubero (a causa dei tagli da noi effettuati). Ora, in quale Stato di diritto è possibile che un Ministero possa con una tale disinvoltura ingannare i cittadini, emanando bandi di concorso per l’accesso a scuole di abilitazione all’insegnamento, facendo versare loro cifre esose raccolte a suon di sacrifici e rinunce, obbligandoli a due anni di frequenza con tirocinio annesso e connesso, sfruttandoli per decenni con contratti a tempo determinato e sotto pagati per poi dire loro: Signori è stato un piacere!?
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