Scuola, riapertura a singhiozzo negli istituti siciliani Per dirigenti, genitori e alunni è stata una prima volta

Mascherine, misurazione della temperatura, ingressi scaglionati e banchi monoposto. Tra pioggia, ansia e dispositivi di protezione, il primo giorno di scuola in Sicilia è andato. Anche se non dappertutto. Le difficoltà non sono mancate, a partire dal non semplice approvvigionamento delle mascherine, dei tanto contestati banchi con le rotelle e del gel igienizzante. Strumenti indispensabili, secondo la circolare emanata dal ministero dell’Istruzione, per poter dare inizio alle lezioni. 

Molti istituti – in considerazione del decreto dell’assessorato all’Istruzione che ha diluito nel l’apertura dei plessi dal 14 al 24 settembre – hanno deciso di aspettare il referendum costituzionale. «La maggior parte degli istituti ha deciso di rinviare l’apertura – spiega a MeridioNews il segretario regionale Flc Cgil Sicilia Adriano Rizza -, anche perché la scuola non è ancora pronta». Per il sindacalista ci sarebbe più di un nodo da sciogliere. «Dei due milioni e mezzo di banchi in consegna – incalza Rizza – ma per ora solo il cinque per cento è arrivato». Poi ci sono le carenze di organico. «Le famose graduatorie per le supplenze – prosegue il sindacalista – dovevano essere il canale da utilizzare per attribuire gli incarichi annuali ma non hanno mai funzionato». Un problema che, per il sindacato, coinvolge la maggior parte delle oltre 830 scuole presenti in Sicilia

Non solo la carenza di docenti e personale Ata, nel mirino del sindacato ci sono anche le aule non ancora in linea con le misure anticovid e il confuso piano d’azione in merito alla misurazione della temperatura. «Secondo il comitato tecnico scientifico – prosegue Rizza – la devono prendere i genitori a casa, ma si dice anche che dovrebbero provvedere gli stessi istituti». Al di là delle polemiche per Cgil Sicilia una cosa è certa: «Le scuole non si possono permettere di perdere due o tre ore di tempo per misurare la temperatura – afferma convinto Rizza – perché questo inciderebbe negativamente sullo studio dei ragazzi».

Tra gli istituti che hanno deciso di posticipare l’apertura al 21 settembre c’è il Leonardo Da Vinci di Trapani, scuola superiore presieduta dal dirigente scolastico Erasmo Miceli. «Apriremo fra una settimana – spiega il dirigente – perché, anche se abbiamo pronto un piano per il rientro in classe dei ragazzi, dobbiamo ancora organizzarci nel migliore dei modi. I primi due giorni faremo un orario ridotto garantendo il distanziamento – prosegue Miceli -, poi procederemo a impartire lezioni miste (online e in classe, ndr)». Il meccanismo prevede la presenza a scuola di tutti i docenti in base all’orario di lavoro e la suddivisione di ogni classe in due gruppi di studenti. «I gruppi si alterneranno – spiega Miceli – un giorno uno, un giorno l’altro». Il sistema, proposto dalla ministra Azzolina e che ha suscitato un mare di polemiche, sembra colpire positivamente il dirigente scolastico dell’istituto trapanese. «Ci agevolerà molto nella gestione degli ingressi e delle uscite e nel regolare gli afflussi ai bagni», sottolinea Miceli. In merito agli altri sistemi di prevenzione, in particolare mascherine e banchi a rotelle, Miceli si dice tranquillo. «Stamattina hanno scaricato circa un migliaio di mascherine monouso – assicura il professore -, adesso lo posso dire, il ministero si sta dando da fare». Per i banchi, invece, c’è ancora da attendere. «Per questi non se ne parlerà prima di metà ottobre – risponde Miceli -, ma sia chiaro che questo non costituisce un ostacolo, perché fino ad allora utilizzeremo quelli doppi a uso singolo».

Anche a Catania sono poche le scuole che hanno già avviato l’attività didattica. Tra queste la Mario Rapisardi di via Aosta 31 in cui tutto sembra essere andato per il meglio. «Abbiamo messo il massimo impegno per iniziare già oggi – dichiara la dirigente scolastica Katia Perna -, perché è l’unico modo per capire dove migliorare e come garantire la sicurezza dei nostri ragazzi». Ma, accanto a manifestazioni di cauto ottimismo si affiancano orientamenti di senso opposto. Come quello di Irene Patanè, che ad Aci Catena dirige due istituti: la scuola elementare Francesco Guglielmino e il circolo didattico Emanuele Rossi. «Apriremo il 24 settembre – afferma la dirigente – In uno dei due plessi, alla Guglielmino, abbiamo problemi di spazio e sono in corso dei lavori di abbattimento delle pareti per allargare le aule. Ciò comporterà una diminuzione del numero delle classi». 

Il piano adottato prevede una didattica online con le terze medie mentre per le prime e le seconde ci saranno lezioni in presenza. «Ma questo solo fino a metà ottobre – precisa la dirigente – quando ci consegneranno gli spazi di un altro plesso». A chiedere la didattica a distanza in alcuni casi sono spesso i genitori. «Specialmente chi ha bambini con patologie come l’asma», sottolinea Patanè. Anche ad Aci Catena ieri sono stati consegnati i dispositivi di protezione individuale. «Sono arrivate diverse migliaia di mascherine e un’importante quantità di igienizzanti – spiega Patanè – Fino a febbraio possiamo andare avanti. La scuola sta comprando solo le maschere plastificate per gli insegnanti di sostegno, ma si tratta di una spesa irrisoria». 

Se da parte dei dirigenti scolastici l’impegno è quello di organizzare al meglio gli spazi e le attività, ai genitori spetta preparare i figli, specialmente se ancora bambini, a un’esperienza di certo particolare. «Per noi è diventato tutto molto più complesso – ammette una mamma che ha il figlio alla scuola elementare XX Settembre -. Stamattina (ieri, ndr) qualche genitore è dovuto andare a comprare le mascherine chirurgiche, dopo avere appreso che quelle in tessuto non sono accettate. Ma l’attenzione maggiore va data alla responsabilizzazione dei bambini, affinché imparino i correti comportamenti da tenere».

Gabriele Patti

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