L’avvocato Giacomo Frazzitta, legale di Rosaria Accardo, ex moglie di Antonio Maiorana, l’imprenditore scomparso col figlio Stefano nel 2007, ha depositato questa mattina l’opposizione alla nuova richiesta di archiviazione dell’indagine avanzata dalla Procura di Palermo. L’istanza dei pm è stata notificata alla famiglia il mese scorso. Sulla misteriosa scomparsa i magistrati indagano da anni. A una prima archiviazione del fascicolo inizialmente aperto a carico di ignoti, è seguita una riapertura dell’inchiesta stavolta nei confronti di due persone: Paolo Alamia, ex socio del sindaco mafioso Vito Ciancimino, nel frattempo deceduto, e il costruttore Giuseppe Di Maggio.
Anche per questa seconda inchiesta la Procura ha chiesto l’archiviazione, ritenendo di non aver raccolto prove sufficienti a sostenere l’accusa. A settembre del 2019, però, il gip ha respinto l’istanza e ordinato nuove indagini in particolare su alcune impronte digitali trovate nella Smart dei due imprenditori, lasciata nel parcheggio dell’aeroporto palermitano il giorno della scomparsa. «In questo anno la Procura ha lavorato e raccolto elementi significativi. Secondo noi la chiusura dell’inchiesta ora sarebbe un errore», ha commentato Frazzitta dopo aver depositato la nuova opposizione all’archiviazione.
Antonio e Stefano Maiorana sparirono il 3 agosto nel 2007 dopo essersi allontanati dal cantiere edile di Isola delle Femmine in cui stavano realizzando degli immobili. Nella ipotesi accusatoria della Procura, che comunque non ha raggiunto le prove per sostenere l’accusa al processo, Antonio Maiorana, prima di sparire, avrebbe ricattato Alamia usando un filmino pornografico che lo ritraeva in compagnia di una minorenne. «Minacciandolo di farlo finire sui giornali», scrive la Procura, gli avrebbe estorto la cessione delle quote delle società Calliope ed Edilia che stavano realizzando a Isola delle Femmine.
Ai lavori partecipava anche Maiorana che, dopo la cessione, era passato da collaboratore esterno del cantiere a socio. Alamia, sempre secondo i magistrati, sarebbe stata la mente del delitto – i corpi delle due vittime comunque non sono mai stati ritrovati – eseguito con la complicità di Di Maggio. Il legale della famiglia dei due imprenditori aveva chiesto, dopo la decisione del gip di proseguire l’indagine – l’esame comparativo del dna trovato nella smart dei Maiorana con quello di Dario Lopez, ex socio dei due poi arrestato per detenzione illegale di arma – e degli eredi maschi di un fac totum di Alamia poi morto.
Secondo lo stesso Lopez, sarebbe stato lui a lasciare la Smart al parcheggio dell’aeroporto. Il raffronto con Lopez ha dato esito negativo, quello con gli eredi del collaboratore di Alamia non è mai stato effettuato. Nella nuova opposizione all’archiviazione, il legale ha indicato tutti gli accertamenti che la procura avrebbe trascurato e che sarebbero invece decisivi per la risoluzione del caso: a partire dall’esame dell’ex compagna di Antonio Maiorana.
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