Lo sciopero nazionale del settore sanità coinvolge anche Catania. La protesta dei medici contro la cosiddetta legge di stabilità, che prevede contratti a termine e un concorso solo per il 50 per cento dei precari, arriva negli ospedali del capoluogo etneo e fa saltare visite e controlli a macchia di leopardo. Lo sanno bene gli uffici deputati alle relazioni con il pubblico, che ricevono le lamentele dei pazienti i quali, dopo essersi presentati nei vari ambulatori, si sono visti rinviare le visite alla successiva data utile. O che, nel caso di controlli importanti, sono stati costretti a rivolgersi agli studi privati. Come l’uomo operato la scorsa settimana per un distacco di retina e che, con la visita di controllo post-operatorio fissata per questa mattina, è stato rimandato a casa.
Al Vittorio Emanuele «c’è chi aderisce e chi non aderisce», dicono dall’ufficio relazioni con il pubblico del presidio di via Plebiscito. «Molte visite avvengono normalmente, ma non abbiamo ricevuto una comunicazione omogenea – continuano – Quindi ci informiamo man mano che gli utenti telefonano per chiedere informazioni». Stessa situazione al Policlinico di via Santa Sofia, in cui non sono state diramate circolari sull’adesione. Quel che è certo è che almeno a Oculistica tutti gli specialisti hanno deciso di incrociare le braccia in segno di dissenso nei confronti dei provvedimenti del governo di Matteo Renzi in merito alla Sanità.
All’ospedale Garibaldi di Nesima, le unità che hanno deciso di scioperare sono sette. «A cascata», precisano dalla direzione sanitaria. Si tratta di Chirurgia oncologica, Proctologia, Otorinolaringoiatria, Radiologia, Ginecologia, Chirurgia pediatrica, Anestesia e rianimazione, Ortopedia e Cardiologia. Resta sottinteso che gli interventi d’urgenza restano comunque garantiti. Non saranno effettuati, invece, i controlli di routine e le visite programmate. Nel plesso di piazza Santa Maria di Gesù, invece, sono stati segnalati scioperi solo nel reparto di Ortopedia. Per concludere il quadro catanese, l’ospedale Cannizzaro «ha garantito l’erogazione di tutte le prestazioni in emergenza e le procedure oncologiche di particolare severità – spiegano in una nota – Le diverse unità operative hanno di fatto razionalizzato la presenza di dirigenti medici che potevano assicurare le prestazioni non differibili». Nei fatti, le attività sono state quasi dimezzate e a funzionare era soltano una parte delle sale operatorie.
Allo sciopero degli specialisti non è seguito, però, anche uno sciopero degli infermieri. Toccati anche loro, seppure in maniera diversa, dalla legge di stabilità. «Noi abbiamo deciso per una protesta diversa – racconta Calogero Coniglio, segretario regionale della Fsi – Tutto il comparto delle professioni sanitarie ha scelto di iniziare una raccolta firme, con l’obiettivo di presentarne 50mila in parlamento. Nel Catanese finora siamo a oltre duemila». La loro richiesta è quella di «adeguare gli stipendi al livello europeo». Ma, soprattutto, di non posticipare ancora il tavolo per il rinnovo del contratto nazionale di servizio. «Lo aspettiamo da oltre sei anni – conclude Coniglio – Ci hanno proposto un aumento dello stipendio di nove euro al mese. A noi è sembrata una provocazione».
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