Dipendenti regionali in piazza a Palermo e uffici pubblici nel caos. Oltre tremila persone stanno assediando Palazzo dei Normanni, sede dell’Assemblea regionale siciliana, per protestare contro le misure del governo su contratti, pensioni e assetti organizzativi del personale. Nel mirino dei lavoratori ci sono le norme contenute nella manovra all’esame dell’Assemblea regionale siciliana che riguardano il riassetto della macchina burocratica con l’adeguamento delle pensioni a quelle degli statali e la soppressione di diverse posizioni da dirigente. «Crocetta ci ha presi in giro – dice a Meridionews Enzo Abbinanti, componente della segreteria regionale della Fp Cgil -. Invece di procedere ad una riforma organica della macchina regionale, che valorizzi le professionalità, taglia diritti acquisiti su pensioni e contratti senza offrire uno spiraglio al futuro dei lavoratori».
In piazza del Parlamento si sono dati appuntamenti i lavoratori della Sicilia occidentale. Un’analoga manifestazione si sta svolgendo anche a Catania. A proclamare lo sciopero, dopo il fallimento della trattativa all’Aran dove il governo si è presentato spaccato, sono state le segreterie regionali di Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl, Cobas/Codir, Sadirs, Ugl, Siad e Dirsi. Già lo scorso 20 marzo Cgil ed Uil erano scesi in piazza. «Crocetta – dice ancora Abbinanti – ha giocato con più mazzi di carte per prendere tempo e arrivare ad una finanziaria che è peggiore di quella che ci era stata presentata inizialmente».
«I regionali – accusano nel documento sindacale confederali e autonomi – sono diventati un utile strumento per nascondere l’inadeguatezza del governo e della politica. Si toccano diritti maturati condizionando l’opinione pubblica con menzogne quotidiane. La stragrande maggioranza dei dipendenti regionali ha stipendi che vanno da mille a mille e cinquecento euro, altro che privilegi».
E così, mentre all’Assemblea regionale siciliana è corsa contro il tempo per il via libera a finanziaria e bilancio entro il 30 aprile, quando scadrà l’esercizio provvisorio, i lavoratori si sono dati appuntamento proprio davanti la sede del Parlamento siciliano. E agli inquilini di Sala d’Ercole i dipendenti regionali rivolgono un appello. «Dal momento che fino a ora non siamo stati ascoltati dal governo – conclude Abbinanti – chiediamo ai parlamentari di modificare la manovra». In caso contrario le parti sociali si dicono già pronte a sollevare il vizio di incostituzionalità soprattutto per le norme in materia pensionistica.
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