Sciolto per mafia il Comune di Augusta «A rischio imparzialità, servizi e sicurezza»

Un comunicato ufficiale di nemmeno dieci righe e una seduta durata cinque minuti. Dalle 18.45 alle 18.50. Così il consiglio dei ministri ha disposto ieri lo scioglimento del Comune di Augusta, in provincia di Siracusa, per mafia. Un provvedimento ormai atteso da tempo e che appariva scontato dopo la raffica di arresti che, nei mesi scorsi, ha colpito numerosi politici della zona, accusati di voto di scambio aggravato, concorso esterno in associazione mafiosa e scambio elettorale politico-mafioso. L’amministrazione era già retta dallo scorso settembre dal commissario Antonio La Mattina, dopo le dimissioni di agosto del sindaco Massimo Carrubba (Pd) – anche lui tra i destinatari dell’indagine – rassegnate per mettersi «a completa disposizione del mio partito per portare avanti il mio impegno politico», aveva detto il primo cittadino. In vista delle consultazioni regionali e nazionali. Adesso, il Comune di Augusta verrà gestito da una commissione straordinaria, collegata al ministero dell’Interno. Insieme all’amministrazione megarese, sempre nella seduta di ieri, ad essere sciolto per le infiltrazioni mafiose è stato anche un altro Comune: Grazzanise, nel Casertano.

Luoghi «entrambi interessati da infiltrazioni della criminalità organizzata» scrive il consiglio dei ministri nella nota diffusa dopo la decisione. «Concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti o indiretti con la criminalità organizzata di tipo mafioso o similare degli amministratori – scrive la legge sullo scioglimento dei Comuni per mafia – ovvero su forme di condizionamento degli stessi». Ad essere a rischio, continua la normativa, è l’imparzialità degli organi amministrativi, «nonché il regolare funzionamento dei servizi ad esse affidati». Un danno per i cittadini e la sicurezza pubblica. Ad accertare la presenza di queste infiltrazioni, spulciando atti, appalti e nomine, è stata una commissione ispettiva nominata dal prefetto di Siracusa Renato Franceschelli insieme alla direzione distrettuale antimafia della procura di Catania.

Lo stesso organo giudiziario che, a metà dello scorso di dicembre, aveva inviato 14 avvisi di garanzia ad altrettanti politici locali. L’accusa: essere scesi a patti con le cosche mafiose del Siracusano per ottenere voti in vista delle elezioni amministrative e regionali tenutesi tra il 2006 e il 2008. Tra gli indagati l’ex consigliere regionale Pid Nunzio Cappadona; il deputato Pippo Sorbello, eletto all’Ars con l’Udc alle scorse elezioni ed ex primo cittadino di Melilli; l’ex sindaco Pd del Comune di Augusta Massimo Carrubba e l’ex consigliere comunale Mpa Carmelo Trovato. Disposizioni che seguivano di poche settimane l’arresto di Fabrizio Blandino – ex consigliere megarese, primo degli eletti alle amministrative del 2003 – insieme a Renzo Vincenti e Giuseppe Petullà, incensurati ritenuti dai magistrati gli attuali referenti per Augusta della famiglia mafiosa dei Nardo di Lentini.

Gravi le accuse ipotizzate per l’ex sindaco Carrubba: concorso esterno nell’associazione mafiosa Nardo di Lentini e voto di scambio aggravato. I fatti contestati si riferiscono alle elezioni amministrative del 2008, quando l’ex primo cittadino vinse per meno di 300 voti sul contrapposto schieramento di centrodestra. Insieme a lui, a finire nell’indagine è stato anche l’allora suo assessore agli Affari cimiteriali Luigi Antonio Giunta. Tutti indizi di uno scioglimento per mafia sempre più vicino e arrivato nel tardo pomeriggio di ieri.

[Foto di fragavio]

Claudia Campese

Giornalista Professionista dal 2011.

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