Scicli, incendiate quattro auto dei vigili urbani Identificato piromane, sabato aveva subito Tso

Quattro auto della polizia municipale di Scicli, in provincia di Ragusa, sono state incendiate nella notte all’interno dell’autoparco comunale che si trova vicino al comando dei vigili. Stando alle prime informazioni, l’incendio sarebbe stato appiccato poco dopo le 2. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco di Modica e i carabinieri della locale stazione che hanno individuato in mattinata l’autore dell’incendio. 

Si tratta di Gianluca Agolino, la stessa persona che nel maggio dello scorso anno diede alle fiamme un’auto dei carabinieri nella centralissima Piazza Italia a Scicli. Nella giornata di sabato scorso, Agolino si era reso protagonista di una rapina presso un esercizio commerciale della frazione di Sampieri, successivamente è stato sottoposto a trattamento sanitario obbligatorio, ma nella serata di domenica ha fatto perdere le tracce scappando dall’ospedale Busacca di Scicli dove era ricoverato.

Al momento dell’incendio all’interno del parco erano parcheggiate, oltre ad altri mezzi del Comune, sei auto della polizia municipale, quattro delle quali posizionate l’una accanto all’altra. Tre – una
Fiat Panda, una Ford Fiesta e una Ford Focus – sono andate letteralmente distrutte, mentre una Fiat Punto è stata danneggiata soltanto in parte. 

In mattinata è stata confermata la
natura dolosa dell’incendio dopo il rinvenimento di liquido infiammabile, molto probabilmente benzina. Dopo che in un primo momento si era diffusa la voce della mancanza di sistema di videosorveglianza nell’area, i carabinieri hanno diffuso un’immagine nella quale si vede l’uomo dare fuoco alle automobili. Agolino è stato prima denunciato in stato di libertà per il reato di danneggiamento seguito da incendio, e alla fine è stato arrestato nel tardo pomeriggio. 

Dal comando della municipale nessuna dichiarazione ufficiale sull’accaduto, soltanto qualche commento da parte degli agenti: «Non c’è stato nulla – dicono – che potesse far pensare che qualcuno avrebbe potuto commettere un atto delinquenziale di questo tipo».

Carmelo La Rocca

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