Dopo aver momentaneamente bloccato l’ampliamento della discarica di rifiuti a ridosso della città, Scicli potrebbe ritrovarsi con nuove perforazioni petrolifere. Nelle viscere delle terre di Montalbano c’è ancora del petrolio? È quello che sta cercando di scoprire la Irminio srl, che nel Ragusano ha già una concessione.
Al momento è in corso la valutazione di impatto ambientale per quel che riguarda il rilievo geofisico tridimensionale nell’ambito del permesso di ricerca di idrocarburi denominato Scicli. Circa 70 chilometri quadrati verrebbero interessati dalla generazione di impulsi meccanici in seguito alla quale si ottengono onde elastiche che danno informazioni sulla disposizione geometrica e sulla proprietà meccaniche delle rocce presenti. Nello studio di impatto ambientale, la Irminio sottolinea come «le eventuali operazioni di registrazione, pur avendo impatti limitatissimi e temporanei, non saranno svolte all’interno di siti a interesse comunitario e zone a protezione speciale; in prossimità di vincoli architettonici o archeologici; in prossimità di centri abitati; in prossimità di infrastrutture sensibili quali ponti o gallerie; all’interno di zone umide, zone di ripopolazione, oasi ea aree connesse» ma anche in prossimità di corsi d’acqua, laghi e sorgenti e in aree a rischio idrogeologico. In questi casi se le indagini vanno a buon fine ne segue la perforazione di uno o più pozzi esplorativi.
Dopo gli avvisi al pubblico del 18 maggio scorso su Il Messaggero e su Il Quotidiano di Sicilia, c’è tempo fino al 17 luglio per presentare eventuali osservazioni sul progetto. «Noi le presenteremo – assicura Claudio Conti, referente di Legambiente Ragusa -. È vero che le attività in questione hanno un impatto limitato, ma poi a esse seguirebbero comunque le perforazioni ben più significative per il territorio». In ogni caso Conti contesta già alcuni punti. «Non è vero che l’opera è strategica, come sostiene la Irminio, e che rientra nell’interesse di pubblica utilità – osserva l’attivista -. Anche perché la norma che lo prevedeva (l’art.38 del cosiddetto Sblocca Italia, ndr) non è più attiva da dicembre».
Ulteriori resistenza al progetto, secondo Conti, arriverebbero poi dalla consapevolezza che a livello locale si avrebbe un impatto occupazionale molto limitato, mentre i rischi per il territorio sarebbero elevati. «Lo dice anche Assomineraria: nel settore degli idrocarburi per ogni milione di euro di investimento si creano 0,6 posti di lavoro», prosegue l’ambientalista.
Il tutto intanto avviene mentre la città barocca, dichiarata patrimonio dell’Unesco, registra un boom turistico anche per effetto dell’essere set della fiction di Montalbano. «È evidente che si tratta di un’incompatibilità tra modelli di sviluppo – dice ancora Conti -. Quando 5mila persone su 27mila abitanti sono scesi in piazza a protestare contro l’ampliamento della discarica di rifiuti hanno indicato le priorità del territorio: salute e ambiente, non certo petrolio e inquinamento».
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