Nel mese di dicembre del 1944 ci fu lavoro in più per i postini di Ragusa e non solo. Arrivarono a migliaia le cartoline rosa del richiamo alle armi, bisognava presentarsi entro dieci giorni al distretto militare perché la guerra non era finita. LItalia non era stata ancora liberata completamente, ancora nazisti e fascisti di Salò rendevano insicura la sorte dintere regioni centro-settentrionali.
In Sicilia, nellimmaginario collettivo, la guerra finalmente era finita, adesso era scoppiata la pace nei cuori di tutti, adesso si guardava trepidanti al ritorno dei reduci, adesso bisognava fare festa, adesso si poteva finalmente mangiare. Le cose della politica erano deboli lontane incomprensibili e non si volevano neanche capire.
La mattina del 4 gennaio, a Ragusa, andarono da Maria Occhipinti diverse donne e gridavano: «Venite, venite sullo stradone, comare, voi che sapete parlare, voi che vi fate sentire e avete coraggio, venite a vedere che gran camion che cè e si sta portando i nostri figli». (M. Occhipinti. Una donna di Ragusa. Palermo. Sellerio. 1993. pag. 88).
Corse verso il posto dove passava il camion, dove, a forza, erano caricati i ragazzi rastrellati per le case, nelle botteghe. Alcuni piangevano, altri imprecavano, le donne urlavano, imploravano i poliziotti di lasciarli andare, ma niente, il camion procedeva nella sua lenta, inesorabile avanzata: «Allora urlai: Lasciateli! e mi stesi supina davanti alle ruote del camion. Mi ucciderete, ma voi non passate. Un soldato fece: Passiamoci sopra, non possiamo infrangere gli ordini. Le donne gridarono: E incinta da cinque mesi, non le fate del male, per carità!». (ibidem. pag.89).
Maria non era né fascista, né antifascista, né monarchica e neppure repubblicana, non era socialista e neppure anarchica: era ancora naturalmente e semplicemente una donna che voleva vivere, amare, lottando contro la fame che ti buca le budella e contro la guerra che te le buca lo stesso, in una dimensione «disinteressata e pura», come lavrebbe definita Kant, in una dimensione forse «prepolitica e preideologica», ma, per certi versi, anti badogliana, per altri, anti togliattiana, per altri ancora antifascista ed antimafiosa.
Elio Camilleri, Schegge di storia siciliana, Di Girolamo 2012
[Foto di hubeRsen]
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