Scelto da facebook/ Mila Spicola: “Il Governo Letta? Non è stato il Governo delle cose”

di Mila Spicola

Mi fido di te, questo il messaggio che avevo inviato a Matteo giovedì mattina, giornata campale. E la risposta calma e serena era un rafforzamento, “sì, fidati di me”.

Non ho dormito la notte tra mercoledì e giovedì, una di quelle notti innominate che poi ci ritroveremo a nominar sempre e a ricordarcele fino alla vecchiaia.

Enrico e Matteo, entrambi a me vicini personalmente. Enrico del quale a un certo punto non ho più compreso e dunque condiviso nessuna linea,dichiarazione e scelta. Matteo il politico del linguaggio nuovo, che mi ha acchiappato con gli asili fatti. Non quelli raccontati, ripetuti, ma quelli fatti, a Firenze, la città che ha annullato la lista di attesa dei bimbi nelle scuole dell’infanzia.

Del governo Letta non ho condiviso nulla. L’ho detto, scritto, ridetto, in modo sereno e chiaro. Per un motivo sostanziale, ha fatto poco e quando ha fatto ha fatto male. E’ il mio punto di vista e l’ho dichiarato più volte, l’ho detto nel caso del piano lavoro, del decreto scuola, del pasticcio dei 150 euro…

E nell’ultima folle vicenda, quella che ha contribuito a farmi star sveglia la notte tra mercoledì e giovedì, la vicenda dei 3976 docenti ostaggio dello stato per un errore burocratico, sui quali si sarebbe discusso in commissione bilancio proprio giovedì pomeriggio, e che seguo da vicinissimo, che supporto, che spero con tutto il cuore si risolva.

Insomma con questo spirito sono arrivata in Direzione Nazionale giovedì pomeriggio.

Mi son seduta, determinata ad ascoltare con calma tutti gli interventi e a non parlare.

Perchè io dovevo decidere, non parlare.

Eppure la presente e viva e il suon di lei, di ciò che accadeva fuori da quell’aula ovattata e tesa, mi arrivava con sms, con twitter, con facebook.

Sms: “Quota 96, tutto bloccato nuovamente, si rimanda la decisione”. Cazzo (scusate, questo ho pensato e questo scrivo). Di nuovo? Ma è una tortura, un martirio, due anni che sti poveretti vengono tenuti appesi a una decisione rimandata settimana dopo settimana. Robe da matti, e la mia calma si esaurisce. Bloccato, di nuovo bloccato, provvedimento bloccato in un governo bloccato, impantanato, fermo, finto. Privo di politica e schiavo di burocrazia.

Sms: “Crolla un soffitto a Palermo in una scuola, tre bimbi feriti”. Mi precipito fuori. Calma, determinazione, quale calma? quale governo, quale cosa importante stiamo discutendo oggi? Al telefono mi spiegano che non è stato nulla, solo delle leggere escoriazioni… Nulla? Leggere escoriazioni? E penso all’altro pezzo di soffitto caduto di notte nell’ITC Vittorio Emanuele due mesi fa. Per puro miracolo è caduto di notte. Nulla? Ma dico, siamo impazziti? Qualcuno sa come divento quando perdo la calma per cause riguardanti la sicurezza a scuola. Volevo andarmene. Sono rientrata, la propria parte, fare la propria parte.

Nulla. Non è stato nulla. Solo escoriazioni…I giornalisti esagerano…Ma dico stiamo scherzando? Pensate fosse stato vostro figlio al posto loro. E’ possibile minimizzare sulla sicurezza dei nostri figli? Prof Spicola, fai demagogia, fai retorica,..me lo ripetono da così tanti anni che ormai non li ascolto più.

Il Paese dello scampato pericolo perenne o dei disastri annunciati, mentre altrove stan fermi, valutano, pensano, scrivono, fanno conti di ragionerie che durano all’infinito, mesi, anni e splendide conferenze da Bruxelles, senza vita, senza cuore e senza polvere. Intanto il Paese non sta fermo come loro. Il Paese crolla. Il paese crolla in testa ai bambini, ai giovani senza lavoro, ai vecchi senza pensione, in una periferia della speranza dal quale tutti cercano di fuggire.

L’Italia è il Paese da cui si fugge, orrida verità.

Sapete che c’è, quando s’è trattato di alzare la mano la mia era così alta da toccare il soffitto. Ho fatto male?

Ho fatto bene, ho fatto benissimo. Ho fatto strabene.

Perchè almeno qualcosa accadrà, e non sarà una palude. Chiedersi, si possono chiedere tante cose, tanti dubbi, tante perplessità, vero, son tutte qua nella mia testa. Commenti, quanti commenti, quante cose da capire, da spiegare..Ma..te lo ricordi Mila, cosa è stato in questi mesi questo governo? Il nulla. Il nulla. Te lo ricordi? E te lo ricordi che dal 48 agli anni 80 i governi si facevano e disfacevan continuamente, perchè è prescritto e previsto nella Costituzione che tu conosci a memoria e poi fai finta di accantonare quando non ti conviene? Mila te lo ricordi?

La scelta era tra un nulla e un forse. Ho scelto il forse.

Adesso sta a noi, a Matteo, al PD, a noi, a me, dare il senso a quella mano alzata. Il senso delle cose per la gente.

Solo così potranno crederci tra un paio di anni. Adesso è giusto e giustificato che non ci credano. Che commentino sprezzanti. E’ legittimo e giustificato. E’ giusta e giustificata quella rabbia, che è anche la mia. Quella che non mi fa dormire la notte, che mi fa scuotere la testa con chilate di perplessità.

Però il vero senso da provare è il senso della politica pesata sulle cose fatte. Chi potrebbe crederci se non lo vede? Nessuno. Chi lo crede? Un giornalista? No. Un militante renziano tradito? No. Un precario scappato dall’Italia? No. Un collega docente? Meno che mai, no, no, non ci crede.

La misura del farsi credere si prende sui cornicioni aggiustati e sulla serenità da far ritrovare a 3976 docenti oggi, ad altre migliaia di giovani da far tornare domani, ad altri milioni dopodomani.

Il grande divario tra poveri e ricchi in Italia si misura nel dissolvimento della speranza per chi è povero di perdere quella condizione di povero.

E la speranza si recupera sull’esempio delle cose fatte. Senza piagnistei, sulle cose fatte.

La sinistra deve cominciare a misurarsi sulle rivoluzioni fatte, non su quelle raccontate in una letteratura sempre più fine, giusta e raffinata. Ma incomprensibile. Sulle cose fatte si deve spiegare.

Io ho tradito me stessa forse, una logica astratta e inoppugnabile, limpida e rarefatta, voleva che io fossi contraria, perché credo che i governi vengano fuori dalle urne, ho tradito quella mia logica forse ma non ho tradito un pensiero che è la base, la base, la base, della politica non tradire il senso delle cose per la gente.

Il governo Letta così com’era non è stato il governo delle cose. I miei amici lettiani mi saranno ostili, ma così è stato.

Adesso sta a me, a noi, fare in modo che ne valga la pena. Che quella bilancia penda dal lato delle azioni serie e veloci, soprattutto veloci, prima che la gente invecchi, prima che i bimbi crescano in quello schifo, veloci, le cose da farsi e farsi bene, che penda sempre e di più verso il senso delle cose per la gente.

 

Redazione

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