Scarti Ilva ad Augusta, Legambiente risponde al ministro «Perché trasferirli se a Taranto ci sono discariche adatte?»

«Se, come dice il ministro dell’Ambiente, la discarica dell’Ilva è già pronta da qualche settimana vorremmo capire perché si continua a mandare il polverino ad Augusta». Enzo Parisi, referente di Legambiente nella provincia di Siracusa, non si ferma nella denuncia sul trasferimento del polverino d’altoforno, uno scarto industriale, dal sito pugliese alla discarica Cisma. Novecento tonnellate a settimana spedite via nave. 

L’associazione ambientalista non è per niente rassicurata dalla risposta del ministero dell’Ambiente, Gianluca Galletti, ieri in visita tra Catania e Siracusa. «Si tratta di rifiuti non pericolosi. Questa è la premessa importante da fare – ha subito precisato l’esponente del governo Renzi -. Avevamo detto si trattava di una situazione transitoria in attesa che le discariche dell’Ilva per questa tipologia di rifiuti, site all’interno dello stabilimento, entrassero in funzione. Questo è avvenuto a ottobre di quest’anno. Ma già dallo scorso anno il polverino non viene conferito solo in Sicilia ma su tutto il territorio nazionale. Quindi io credo che il trasferimento nei prossimi mesi diminuirà ancora, fino poi ad azzerarsi quando l’Ilva avrà assorbito interamente anche lo stock vecchio e potrà andare in autonomia con le discariche che ha appena costruito».

Già nell’aprile del 2015, migliaia di tonnellate di polverino erano finite nella discarica Cisma. Dopo un anno e mezzo sono ancora là. Da qui la sfiducia di Legambiente nelle parole del ministro che ha puntato anche sull’assenza di pericolo di inquinamento. «Sono rifiuti non pericolosi e questo esclude ogni tipo di inquinamento. Noi stiamo lavorando molto su Siracusa: ricordo che ad agosto di quest’anno abbiamo stanziato altri 200 milioni di euro sul sito di interesse nazionale di Siracusa, proprio per arrivare alla bonifica del sito. Io penso che siano queste le cose che interessano ai cittadini di Siracusa».

«Dire che non sono pericolosi non ha senso – replica Parisi -, i rifiuti sono classificati in speciali e speciali pericolosi. I primi, tra cui rientra il polverino, hanno quantità di veleni inferiore ai limiti di legge, ma non significa che il ministro li può piantare nell’aiuola di casa sua. Rifiuti speciali sono ad esempio anche i fanghi di depurazione nei siti industriali. Quando subentra una quantità di metalli pesanti superiore, diventano speciali pericolosi e vanno trattati con norme più restrittive». Il portavoce di Legambiente ricorda infine che «vicino Taranto ci sono discariche adatte a smaltire rifiuti speciali che hanno spazio disponibile. Perché dunque si è deciso di portarli ad Augusta? Bisogna finirla di mandare in giro per il Paese i rifiuti dell’Ilva».

In realtà il carico di polverino, prima di arrivare alla discarica siracusana, sbarca al porto di Catania. Ma, trattandosi di rifiuto non pericoloso, non necessita di particolari autorizzazioni. «Bastano quelle dell’autorità portuale di partenza – spiega Nunzio Martello, commissario dell’ente porto etneo -. A Catania i sacchi stagni con il polverino arrivano già dentro i camion, non c’è nessun tipo di operazione da fare, basta la comunicazione ordinaria di merce in transito. Né più né meno che se fossero sacchi di sabbia». 

Salvo Catalano

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