Sbatti il prete in prima pagina, il caso di frate Spatola  Scambio di foto con presunto esorcista a luci rosse

Sbatti il mostro in prima pagina, specie se innocente, è una deriva di certo giornalismo. E mica da tempi recenti. Ma la vicenda di padre Domenico Spatola, frate del convento dei Cappuccini, in questo senso è esemplare. La foto del prete di 67 anni è stata utilizzata al posto di quella di padre Salvatore Anello, 59 anni, arrestato il 21 ottobre scorso dalla polizia con l’accusa di violenza sessuale nei confronti di alcune donne che avrebbe dovuto liberare dal demonio. Girovagando tra le maggiori testate d’informazione – sia locali che nazionali – si nota che molte non si sono lasciate sfuggire l’occasione di pubblicare non solo dettagli scabrosi di un’indagine ancora in corso, ma anche un identikit falso. Con padre Spatola costretto a fare il giro delle sette chiese per bloccare, invano, l’errore. Raggiunto da Meridionews, il frate spiega l’origine dello sbaglio che gli è costato due settimane «non di inferno, che io a ‘ste fesserie non ci credo, ma l’equivalente di una grande sofferenza». 

Secondo la ricostruzione di Spatola la «crocifissione indecorosa» è partita da un errore dell’agenzia Ansa, la prima in Italia per storia. L’agenzia fornisce le notizie alle testate che lo richiedono, tramite abbonamento. Ma nella diffusione del lancio sull’arresto di padre Anello ha inserito una foto di padre Spatola, a causa di una certa somiglianza che per il frate cappuccino «sinceramente c’è poco». In ogni caso l’errore è stato immediatamente individuato e l’agenzia ha provveduto a notificare una rapida smentita che dava conto dell’errore di persona, provvedendo a trasmettere la vera immagine dell’arrestato. Ciò però non ha fermato la macchina mediatica, che ormai si era messa in moto. «Non voglio infierire su nessuno – continua il religioso – ma una rettifica mi pare doverosa. A partire da Cronaca vera, che mi ha messo in prima pagina con didascalie forti sulle violenze sessuali perpetuate, e dal programma della Rai La vita in diretta. Lì hanno messo una mia foto gigante in tre riquadri. Per fortuna c’era una loro troupe che stava conducendo un collegamento da una piazza poco distante, così sono andato e ho chiarito». 

Un errore che, va specificato, hanno commesso in tanti. La notizia è giunta perfino a Chicago e in Lussemburgo, con alcuni conoscenti del frate che gli hanno segnalato come anche dalle loro parti la sua immagine si accompagnasse alle terribili accuse che invece riguardano padre Anello. Una vicenda insomma che conferma alcuni difetti tipici della nostra categoria, quella dei giornalisti: sciatteria, scarsa verifica delle fonti, tendenza alla gogna mediatica. Anche il frate sembra sorpreso. «Che sbaglino le piccole imbarcazioni ci può stare – dice il religioso – ma se sbaglia la nave ammiraglio si rischia di affondare. Questa vicenda mi ha comportato gravi disagi, anche in termini di costi, speriamo che finisca qui. Mi è stata tolta la dignità, io sono un professore con 40 anni di insegnamento in conservatorio e con tantissime attività in parrocchia».

Andrea Turco

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