Basta più condannati per mafia all’interno delle associazioni agatine. Niente medaglia appesa all’altezza del cuore nemmeno per chi si macchia dei reati di estorsione, usura e spaccio di droga. Il giro di vite sulla festa di Sant’Agata arriva con l’approvazione dello statuto unico delle associazioni. Un documento di sette pagine che, almeno nelle intenzioni della curia etnea, avrà il compito di segnare una netta linea di demarcazione tra passato e futuro. Perché adesso non sarà così semplice potersi fregiare di appartenere alle congregazioni di fedeli che ruotano attorno ai festeggiamenti religiosi. Le novità non riguarderanno soltanto i nuovi iscritti ma anche coloro che già fanno parte delle varie congreghe. Per quest’ultimi ci saranno tre mesi di tempo, fino al 20 febbraio, per produrre una autocertificazione in cui dovrà risultare una fedina penale immacolata. In mancanza della documentazione la conseguenza sarà l’estromissione. Per chi è invece imputato davanti un giudice e non ha una condanna definitiva si provvederà alla sospensione.
Il nuovo statuto unico è ufficialmente entrato in vigore il 23 novembre scorso, dopo una riunione tra i rappresentanti delle varie associazioni. Facendo finire in archivio le vecchie disposizioni, risalenti al 1991 e approvate da monsignore Salvatore Pappalardo. I prossimi appuntamenti passeranno anche per la data dell’8 dicembre. Giorno in cui si aprirà ufficialmente l’inizio dei tesseramenti e il rinnovo delle iscrizioni. Un passaggio fondamentale sarà poi quello dell’elezione di presidenti e consigli direttivi. Momento che sancirà la fine della gestione commissariale dello storico circolo di Sant’Agata, dell’associazione femminile di Sant’Agata e di quella di Sant’Agata al carcere. I vertici potranno essere eletti per un massimo di due mandati consecutivi, corrispondenti a un totale di sei anni. Bisognerà invece aspettare due mandati per le eventuali ricandidature. Obblighi che metteranno ai titoli di coda le lunghe gestioni decennali.
Ormai da diverso tempo le associazioni e i suoi componenti sono al centro delle polemiche. Le più recenti riguardano quella guidata da Claudio Baturi, ex maestro del fercolo che alcune voci davano in corsa per la presidenza del comitato dei festeggiamenti agatini al posto di Francesco Marano. All’interno dell’associazione di Sant’Agata cattedrale, come soci, ci sono stati noti personaggi del panorama mafioso etneo e diversi pregiudicati. A partire da Gaetano D’Aquino, un passato da killer e reggente del clan Cappello-Bonaccorsi, e un presente da collaboratore di giustizia. Nel 2009, come ha mostrato MeridioNews, il boss indossava l’abito bianco segno di devozione a Sant’Agata e si faceva largo all’interno della cattedrale per accedere alla stanzetta con le reliquie della martire. Un capitolo a parte è quello che riguarda il circolo Sant’Agata celebre non solo per la sua storica tradizione – è il più antico – ma anche avere dato l’onore delle tessere numero uno e due a Nino Santapaola ed Enzo Mangion.
Dopo l’approfondimento di MeridioNews il Comitato per la legalità aveva espresso «grande preoccupazione», chiedendo chiarezza alla Curia etnea e all’arcivescovo Salvatore Gristina. Avanzando, durante una conferenza stampa, anche l’ipotesi di uno scioglimento appellandosi ai dettami del diritto ecclesiastico.
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