Sant’Agata, il racconto dei testimoni Il tecnico ferito: «Quelli non sono devoti»

Alle 7.30 di mattina il fercolo di Sant’Agata è nel cuore di Catania, in via Etnea, all’incrocio con via di Sangiuliano. E’ piovuto fino a poco prima, Via di Sangiuliano è impraticabile. I devoti attendono. Tra loro c’è Riccardo Campochiaro che si trova a pochi metri dal busto reliquiario quando il capovara Claudio Baturi annuncia che la tradizionale acchianata non si farà né camminando, né tantomeno correndo. Ai devoti tocca rimanere a bocca asciutta, senza il loro momento clou, senza il canto delle suore benedettine in via Crociferi. Niente di niente.

«All’inizio c’è stata un po’ di confusione – racconta il giovane – Qualcuno aveva detto che la salita di Sangiuliano si sarebbe fatta, anche per consentire che a metà si scaricasse la cera». Poco dopo, la smentita di Baturi e l’ordine di fermarsi per via dell’asfalto troppo scivoloso. «A quel punto un gruppo di ragazzini ha cominciato a protestare – ricorda Riccardo, che col suo cellulare ha filmato i pochi secondi di tensione che pubblichiamo – Erano piccoli d’età, ma erano guidati da una persona più grande». La vara era ferma, poi, di colpo, «alcuni devoti hanno cominciato a tirare il cordone – dice – Erano lontani, probabilmente non hanno capito l’ordine di fermarsi dato con la campanella». Il fercolo avanza di un paio di metri e subito si blocca. «Il freno era tirato, ma il busto slittava lo stesso perché il suolo era umido». Claudio Baturi (ripreso in diretta dalle telecamere di Telecolor) ha spiegato che in quelle condizioni, coi freni che s’erano anche danneggiati, fare la salita di Sangiuliano sarebbe stato troppo pericoloso e ha ordinato di proseguire direttamente verso la cattedrale. «Le proteste si sono fatte più forti, quelli che si lamentavano si sono seduti a terra all’interno del cordone per evitare che la vara proseguisse».

Ma un secondo strattone ha spostato la vara di un altro metro. E ha ferito Arcangelo Stanganelli, 48 anni, capomeccanico del fercolo. «C’era una ruota che, quando si frenava, faceva un rumore strano e, visto che non eravamo in movimento, mi sono messo a sistemarla – spiega l’uomo – A quel punto si sono spostati di nuovo e mi è rimasta una mano incastrata tra gli ingranaggi della vara e la ruota su cui stavo lavorando». Le 23 tonnellate del reliquiario agatino e della struttura che lo porta in giro hanno rischiato di finirgli addosso, «di rovinarmi il braccio, ma sono stato veloce e me la sono cavata con qualche graffio». Tanta paura, certo, ma a farla da padrone, per Stanganelli, è la rabbia. «Se mi sono fatto male è colpa di alcuni che non meritano di essere chiamati devoti – si sfoga – Secondo me non dovrebbero stare nemmeno dentro al cordone». Per la salita di Sangiuliano la devozione diventa psicosi: «Succede sempre qualcosa arrivati in quel tratto – continua lui, che all’interno della vara ci lavora da tre anni – Sembra che la gente non capisca più niente per l’acchianata». E sentenzia: «Se non si può fare non si fa e basta». Dopo essersi ferito, Stanganelli e tutti i suoi uomini hanno tirato il freno d’emergenza e sono usciti: «Non volevo responsabilità per quello che stava succedendo, serviva che qualcuno arrivasse a cacciare quelli che stavano disturbando tutti gli altri – si infervora – Quando hanno tirato la vara col freno attivo hanno danneggiato anche la struttura: le ruote sono diventate ovali».

La lite tra alcuni devoti e il capovara è durata «più di un’ora». «Baturi rispondeva alle accuse, ma per un pelo non è finita male, perché l’atteggiamento di chi protestava era molto violento», continua Riccardo Campochiaro. «Ogni volta che parlava Claudio (Baturi, ndr), tutto attorno c’era un grande silenzio, lo ascoltavano tutti, sapevano che aveva ragione».

Solo con un uomo ferito e la certezza dei freni inutilizzabili, la processione ha potuto riprendere il percorso verso piazza Duomo. «È assurdo che l’intera festa di Sant’Agata sia macchiata dall’irresponsabilità e dalla delinquenza di un gruppo di facinorosi», afferma il sindaco di Catania Raffaele Stancanelli. «Sono stati tre giorni di grande livello – continua il primo cittadino – Abbiamo ricevuto apprezzamenti da tutto il mondo e sono molto dispiaciuto per quello che è successo». Ma Stancanelli non vuole che si generalizzi: «Chiederò di visionare i filmati delle forze dell’ordine per capire se si può configurare un reato nei confronti delle azioni di questi ragazzi – prosegue il sindaco – Le celebrazioni agatine non sono la festa di 15 stupidi, ma di mille volontari, che ne sono la vera anima». E fare scortare il fercolo dalla polizia non è compito suo: «Sono decisioni che deve prendere la chiesa, non dipendono dall’amministrazione cittadina».

[Foto di Salvo Puccio]

Luisa Santangelo

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