Santa Marta, l’interesse della Soprintendenza per l’edificio  L’Asp è pronta a cedere la struttura del vecchio ospedale

Una storica villa del Settecento che adesso si affaccia sullo spiazzale dove fino a pochi mesi fa si ergeva la struttura dell’ex ospedale Santa Marta-Villermosa, nel quartiere Antico Corso di Catania. L’immobile si trova tra via di Sangiuliano e via Santo Bambino e si è riappropriato della vista dopo la demolizione del nosocomio iniziata a novembre e quasi ultimata. A essere visibile, infatti, è la facciata dell’edificio che tanti anni fa fu donato da privati al Santa Marta, che lo acquisì nel suo patrimonio: la villa si trova nella parte retrostante alla struttura in fase di abbattimento. Da qualche mese, a manifestare il proprio interesse sull’immobile è stata la Soprintendenza ai Beni culturali di Catania, che qui adesso vorrebbe trasferire la propria sede. Lo storico edificio, di proprietà dell’Azienda sanitaria provinciale, da anni è rimasto vuoto, ancora prima che, alla luce della ridefinizione della nuova rete ospedaliera, la Regione decidesse di abbattere l’ospedale Santa Marta. L’obiettivo è quello di dare al quartiere una mega piazza con una pergola fotovoltaica (una struttura alta 14 metri per 1200 metri quadrati capace di produrre 150kw all’ora), con all’interno un’area a verde. Inoltre, sarà realizzato un serbatoio per raccogliere le acque meteoriche: tutto ciò è previsto dove una volta c’era il vecchio nosocomio, secondo un progetto realizzato dell’architetto Giuseppe Scannella.  Ad annunciare il progetto un anno fa fu il presidente della Regione Nello Musumeci

Adesso, con la demolizione dell’ospedale, i riflettori si sono concentrati sulla villa settecentesca, per cui lo stesso Mucumeci non ha nascosto la volontà di poterla affidare alla Soprintendenza etnea. Almeno, questo è quello che sembra emergere dai documenti prodotti dalla giunta regionale in queste ultime settimane. L’iniziativa è maturata già il 18 novembre, quando la Soprintendenza, attraverso una nota, ha trasmesso un documento con le indicazioni date dalla stazione appaltante – ovvero il Genio civile – con la stima sommaria delle spese necessarie al restauro e al risanamento dell’immobile: la somma stimata per i lavori complessivi è di 8 milioni e 209mila euro. La proposta viene accolta da Musumeci che, il 29 novembre, probabilmente con l’intento di accelerare le operazioni di consegna dell’immobile – attualmente ancora di proprietà dell’Azienda sanitaria – propone alla sua giunta di dare alla Soprintendenza le autorizzazioni per avviare l’affidamento dell’attività di progettazione per una cifra di 719mila euro. In pochi giorni, tutto procede speditamente. Con la delibera dell’11 dicembre, è sempre Musumeci a proporre di reperire le somme per affidare la progettazione dei capitoli di bilancio della Regione intestati al dipartimento regionale del Bilancio e tesoro.

A confermare la possibile acquisizione dell’immobile sono gli stessi enti interessati. «I contatti per il trasferimento dell’immobile dall’Asp sono più che avviati – fanno sapere dagli uffici della Soprintendenza a MeridioNews – Il trasferimento non è stato formalizzato, ma ci saranno altri incontri per definire i passaggi amministrativi. La Soprintendenza ha manifestato il proprio interesse dato che i locali in cui si trova adesso non sono adeguati. Anche dalla Regione – affermano – si sono trovati d’accordo di fronte alla proposta di affidare questo edificio storico a un ente che si occupa della tutela dei beni culturali. L’immobile era chiuso da anni quindi, oltre alla restaurazione, si dovranno ripristinare tutti gli impianti». 

I passaggi sono contenuti proprio nell’ultima delibera, che ha autorizzato la Soprintendenza a procedere con l’attività di affidamento della progettazione per il restauro di questo immobile storico. La stessa Soprintendenza dovrà individuare la procedura più idonea per definire la gara. Anche l’Asp – contattata da questo giornale – fa sapere che il passaggio potrebbe essere imminente. Questa operazione mira a proseguire l’intento di valorizzare il quartiere, sulla collina di Montevergine che, oltre a ospitare diverse facoltà universitarie, è anche zona di estremo interesse archeologico. Per velocizzare l’iter, dunque, toccherà alla Soprintendenza affidare la progettazione delle opere. Al momento, si attende la procedura di affidamento delle attività: in base alla legge 55 (commi 4 e 5) dello sblocca cantieri del 2019 – testo che regola il codice degli appalti – i soggetti attuatori per gli anni che vanno dal 2019 al 2023 «possono avviare le procedure di affidamento delle opere anche in caso di disponibilità di finanziamenti limitati alle sole attività di progettazione». 

Carmelo Lombardo

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