Santa Barbara, sospesi rimborsi a cerei «Svincolare festa da bilancio comunale»

È passata una settimana dal doppio inchino dei cerei votivi di Santa Barbara davanti all’abitazione del boss Mimmo Assinnata, a Paternò. Le reazioni delle istituzioni locali, della chiesa e della società civile continuano. Unanime l’indignazione per il gesto avvenuto durante i festeggiamenti della santa patrona. A tal proposito, attraverso una lettera indirizzata alla stampa, fanno sentire la loro voce i due co-parroci della chiesa di santa Barbara, padre Salvatore Magrì e padre Nino Pennisi. «Siamo stati travolti da una situazione surreale. L’inchino dei due cerei non è avvenuto in un contesto religioso ma nel contesto dell’animazione folkloristica che i cerei fanno nei quartieri della città. I portatori sono comunque tenuti a seguire un comportamento consono allo spirito della festa. Ciò, purtroppo, non è accaduto. Il gesto è stato grave, fuorviante, non rappresentativo della nostra città e del senso genuino della religiosità popolare e non rispettoso dei suoi veri valori». I due parroci non hanno apprezzato inoltre «l’aggressione mediatica che si è nutrita di disinformazione e di bugie che hanno travolto la dignità di Paternò, l’immagine della festa e l’operato della Chiesa». Il vescovo di Catania Salvatore Gristina, durante il pontificale inserito nel programma della processione religiosa, aveva invitato la cittadinanza a fare conoscere «il vero volto di Paternò»

Anche il coordinamento del
comitato Paternò c’è, che racchiude diverse associazioni di volontariato, manifesta il proprio pensiero inviando alcune parole al questore di Catania Marcello Cardona, al quale chiede «di continuare a essere interlocutore della nostra città, per aiutarla a crescere nello spirito civico, nell’amore per la legalità e, dunque, nel contrasto ad ogni forma di mafia e mafiosità che ne infanga la vita e l’immagine». Sulla vicenda arriva pure il commento della presidente del consiglio Comunale Laura Bottino: «Siamo chiamati tutti, istituzioni civili e religiose, a ripensare la festa al fine di non vanificare il lavoro di tutti coloro che con serietà e impegno si adoperano per la sua riuscita, ma soprattutto per impedire che i valori religiosi, sociali e culturali ad essa legati vadano perduti». I provvedimenti suggeriti da Bottino riguardo ai festeggiamenti in onore della santa patrona partono da «svincolarla dall’approvazione del bilancio dell’anno in corso. Non è più possibile arrivare alla vigilia della festa senza avere la certezza delle somme da potere impegnare». 

Secondo iI consigliere
Salvatore Fallica, la festa, quest’anno, è partita male già in sede di approvazione del bilancio comunale «con il tentativo di intimidire alcuni di noi consiglieri comunali, con la scusa che sarebbe saltata la festa». Dopo l’episodio «è arrivato l’atto vergognoso e isolato dell’inchino della singola varetta a cui ha fatto seguito la manifestazione ipocrita e di facciata di questa amministrazione, che prima sta zitta sul tentativo di intimidazione dei consiglieri il 30 novembre e poi, dopo le notizie apparse in tutti i telegiornali, fa la farsa del raduno contro la mafia». Primo atto della giunta comunale, a seguito dei fatti di Santa Barbara, è stato quello di bloccare la delibera che dispone lo stanziamento di 43.200 euro, come rimborso per i cerei. Come ha detto il sindaco, Mauro Mangano, da questa somma, prima di effettuare il pagamento, andranno scorporati i rimborsi previsti per i due cerei, ortolani e dipendenti comunali, coinvolti nella vicenda dell’inchino.

Salvatore Caruso

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