Sanità: il ‘giallo’ dei decreti di nomina dei manager ‘congelati, gli ‘amici’ da proteggere e l’ipocrisia sui Pronto Soccorsi

VENERDI’ SCORSO IL GOVERNO REGIONALE AVEVA RESO OPERATIVE LE NOMINE DEI NUOVI DIRETTORI GENERALI. MA HA SOSPESO TUTTO. L’ASSESSORE BORSELLINO, NEL FRATTEMPO, TORNA A MASSACRARE LA SANITA’ PUBBLICA SICILIANA. MA NON TOCCA L’ISMETT, IL BAMBIN GESU’, IL GIGLIO SAN RAFFAELE DI CEFALU’, IL RIZZOLI DI BAGHERIA E IL MAUGERI. E NON SFIORA NEMMENO LA SPESA FARMACEUTICA, CHE RIMANE LA PIU’ ALTA D’ITALIA

Sulla sanità siciliana oggi commentiamo tre notizie. Sono tre notizie di cronaca.

La prima, in verità, è di cronaca mancata. La scorsa settimana radio tam tam dava per firmati i decreti di nomina dei nuovi direttori generali delle Aziende sanitarie e ospedaliere della Sicilia. Tutto era dato per fatto. Poi, improvvisamente, tutto si è bloccato. A quanto pare, perché, dopo aver avallato le nomine, il Governo regionale avrebbe dovuto rifare i calcoli. Tra i ‘fortunati’ ci sono anche nomine illegittime. E tutto si è bloccato.

Perché? Perché, a quanto pare, non ci sono solo le leggi amministrative che il Governo Crocetta si mette, di solito, sotto i piedi, nel nome dell’antimafia, della ‘trasparenza’ e della legalità. Di mezzo, questa volta, ci sono possibili sviluppi penali. E gli ‘appoggi’, questa volta, potrebbero non bastare. Non tutte le ‘ciambelle’ riescono con i ‘buchi’ dell’acqua o degli appalti sui rifiuti. 

La seconda notizia è di ieri: l’assessore regionale alla Salute, Lucia Borsellino, ha varato i tagli – anzi, i nuovi tagli – alla rete ospedaliera della nostra Isola. Tutto questo avviene contro il parere dei medici che operano nella sanità pubblica siciliana. E mentre gli ospedali pubblici siciliani, già sotto stress, sono presi d’assalto anche dagli immigrati che continuano ad arrivare in Sicilia.

Una scelta ‘intelligente’, quella del Governo regionale. Così, d’ora in poi, mentre infuria l’operazione affaristica Mare Nostrum – i piccioli, tanti piccioli per la gestione dell’emergenza migranti – si riducono gli spazi sanitari dove assistere i siciliani e i migranti. Davvero una ‘genialata’!

Supponiamo che la scelta di varare nuovi tagli alla rete ospedaliera della Sicilia sia stata adottata insieme dal Governo regionale e dal Ministero degli Interni…

Notiamo con ‘piacere’ che il Governo di ‘sinistra’ di Rosario Crocetta sta facendo pagare il conto dei nuovi tagli alla sanità pubblica e a quella privata convenzionata con la Regione. Ma non ha toccato i grandi potentati della sanità privata che hanno messo salde radici in Sicilia. 

Non ci sembra che ci siano state riduzioni per l’Ismett, che costa 97 milioni di euro all’anno (di cui solo una minima parte in Drg, mentre in massima parte i soldi dei siciliani ‘evaporano’ per attività di cui si conosce poco o nulla: per non parlare delle verifiche sull’attività dello stesso Ismett, che praticamente non sono mai rese note).

Non ci sembra che siano stati ridotti i soldi agli ‘scienziati’ del Bambin Gesù. Non ci risulta che siano stati toccati i signori del ‘Giglio’ San Raffaele di Cefalù. Non abbiamo notizie su tagli al Rizzoli di Bagheria. Né sappiamo qualcosa di risparmi sul Maugeri.

Tutti questi ‘grandi’ privati che operano nella sanità siciliana – a spese dei siciliani – ‘assommano’ a oltre 250 milioni di euro all’anno. I risultati sanitari non sembrano entusiasmanti. Eppure i soldi che la Regione, ogni anno, eroga a questi soggetti privati non sono stati toccati. Chissà perché.

Così come non ci sembra sia stata toccata la spesa farmaceutica. Che in Sicilia ‘viaggia’ sul miliardo e 400 milioni di euro all’anno.

I tagli, in Sicilia, sono arrivati per tutti. Ma, chissà perché, nessuno ha pensato di allineare la spesa farmaceutica siciliana a quella nazionale. Questo comporterebbe un risparmio secco di circa 300-350 milioni di euro all’anno.

Riassumendo: per risparmiare si effettuano altri tagli alla rete ospedaliera siciliana, si creano altre difficoltà ai medici che operano nelle strutture sanitarie pubbliche e, soprattutto, si peggiorano i servizi sanitari pubblici per i cittadini siciliani, per i migranti che continuano ad arrivare e per gli extra comunitari che vivono nella nostra Isola.

Mentre gli ‘amici’ dell’Ismett, del Bambin Gesù, del Giglio San Raffaele di Cefalù, del Rizzoli di Bagheria, del Maugeri e, soprattutto, della spesa farmaceutica a briglia sciolta non vengono nemmeno sfiorati.

Questi sono i fatti, presidente Rosario Crocetta e assessore Borsellino. Fatti e non chiacchiere.

Infine la terza notizia. La Procura della Repubblica di Agrigento ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio per un medico del Pronto Soccorso dell’ospedale San Giovanni Di Dio. Motivo: verrebbe ritenuta responsabile della morte di una donna di 37 anni, madre di due bambini, colpita da sindrome coronarica acuta.

La donna morta si chiamava Maria Vaccaro. Il medico si chiama Rosa Manuele. Quest’ultima, leggiamo su Grandangolo, un quotidiano on line di Agrigento, “non avrebbe individuato la diagnosi, perdendo tempo prezioso che avrebbe potuto salvare la vita della donna”.

La cosa ci stupisce non poco. Perché se c’è una cosa che i medici di Pronto Soccorso non possono permettersi è proprio perdere “tempo prezioso”, perché ormai da anni non hanno nemmeno il tempo di respirare.

Questo caso ci consente di affermare, senza tema di smentite, che dal 2009 ad oggi, sulla gestione del servizio di Pronto Soccorso, in Sicilia, c’è una grande ipocrisia.

Da un lato – vista la pressione della popolazione su tali strutture sanitarie – si pretende che i medici di Pronto Soccorso lavorino come in una catena di montaggio, con gli uomini delle forze dell’ordine che arrivano sempre più spesso per constatare il perché dei “ritardi”; dall’altro lato si pretende il massimo delle prestazioni professionali, ben sapendo che un medico non produce bulloni, ma si occupa di vite umane.

Pretendere che i medici di Pronto Soccorso lavorino bene in scienza e coscienza, costringendoli, contemporaneamente, a visitare, in tempi brevi, quanti più malati possibili, è una follia-ipocrisia tutta siciliana e, forse, italiana.

La catena funziona così: la politica stressa i manager della sanità; i manager stressano i primari dei Pronto Soccorsi; i primari stressano medici e infermieri.

A pagare il conto, alla fine, sono solo i medici che operano nei Pronto Soccorsi. La cosa non ci convince.

Basta frequentare un qualunque Pronto Soccorso di Palermo o di Catania – citiamo solo questi due esempi – per accorgersi di due fatti:

che i medici e gli infermieri sono sotto stress per la gran mole di lavoro;

che questi Pronto Soccorsi sono sempre più frequentati da extracomunitari ai quali è giusto assicurare l’assistenza, ma dei quali non si tiene conto nel calcolo dei livelli di assistenza.

Che dire? Che anche nella sanità il Governo Crocetta sta ‘toppando’. Non riesce a nominare i nuovi direttori, perché le varie cricche debbono imporre chi non ha i titoli.

Continua a massacrare la rete ospedaliera siciliana, non toccando i veri potenti della sanità, ovvero i ‘grandi’ privati – rigorosamente non siciliani – che, in buona parte, sono venuti in Sicilia non per migliorare il servizio sanitario, ma per rinvigorire i propri bilanci.

Non tocca la spesa farmaceutica, ben sapendo che con il semplice allineamento della Sicilia alla media nazionale si avrebbero, contemporaneamente, sensibili risparmi e un potenziamento – e non altri tagli! – della rete ospedaliera siciliana, a cominciare dai Pronto Soccorsi.

Questi – ripetiamo presidente Crocetta e assessore Borsellino – sono i fatti: fatti che sono anche la misura della vostra inadeguatezza.

Sanità, l’assessore Borsellino snobba i medici e vara i tagli alla rete ospedaliera

Redazione

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