Sanità, il fallimento del servizio di Cup provinciale «Non risponde nessuno». Asp rescinde il contratto

Una lotteria a due livelli. Il primo filtro da superare è quello che consente di non sentire la linea cadere. Il secondo è rappresentato dalla voce automatica che invita ad aspettare il proprio turno, senza dire che potrebbe capitare di accorgersi che l’attesa è infinita. O perlomeno durerà fino a quando la linea non cade. Riuscire a contattare gli uffici delle aziende sanitarie catanesi, in queste settimane, è un’impresa che richiede spirito zen e una gran dose di fortuna. A provare l’esperienza sono state già migliaia di persone che hanno provato a prenotare una visita medica in uno dei tanti ambulatori ospitati dalla sanità pubblica. Una possibilità che per mesi – almeno per quanto riguarda le visite di priorità differibile o programmabile, ovvero quelle con pianificazione a 30 e 120 giorni – era stata sospesa a causa del lockdown.

A partire da giugno dall’assessorato regionale alla Sanità, guidato da Ruggero Razza, è arrivata l’indicazione ad avviare il progressivo ripristino dell’attività ordinaria. Partendo, innanzitutto, dalle visite sospese: cioè quelle che, già programmate, si sarebbero dovute svolgere tra marzo e maggio ma che sono state stoppate per paura dei contagi di Covid-19. Chi è riuscito a smaltire il pregresso è tornato ad accogliere prenotazioni, ed è qui che il sistema si è totalmente ingolfato. Il problema, infatti, risulta interessare tutte le aziende sanitarie. A partire da quelle del capoluogo: Asp, Policlinico, Cannizzaro e Garibaldi. «Ho provato tutta la mattinata a prendere la linea e non ci sono riuscito – racconta un uomo -. Alla fine ho scritto una mail all’ufficio relazione per il pubblico». 

Di casi simili, d’altra parte, non ne mancano. Al Cannizzaro, per esempio, in queste settimane ci si aggira intorno alle trecento chiamate giornaliere. Di queste, però, soltanto due su tre riescono a essere acquisite dal sistema: per l’utente significa riuscire a prendere la linea. Tra i fortunati, però, circa uno su due non sentirà alcuna voce, se non quella registrata. Con l’avvertenza, per chi chiama nel pomeriggio, che «per adeguamento organizzativo legato all’emergenza Covid-19 l’accesso telefonico al Cup (centro unico di prenotazione, ndr) sarà possibile dal lunedì al sabato, dalle ore 9 alle 15, ed esclusivamente da telefono fisso». All’origine di tale situazione non c’è soltanto il prevedibile affollamento causato dalla ripresa del servizio di prenotazione delle visite. Pesano, infatti, carenze di organico e organizzative. Di recente, stando a quanto risulta a MeridioNews, la direzione del Cannizzaro davanti alla folla che occupava la sala che ospita il pagamento del ticket – presa d’assalto da chi, non riuscendo per via telefonica, ha provato a prenotare le visite andando sul posto – ha deciso di dirottare le persone addette al centralino agli sportelli.

Sullo sfondo dei disagi patiti dagli utenti che per mesi hanno atteso di fare una visita e che adesso, con l’aumento dei contagi di Covid-19, temono possano essere adottate nuovamente misure restrittive, c’è la vicenda Sovracup. Ovvero il servizio unico di prenotazione a livello provinciale che da anni si attende nel Catanese. Con il Sovracup, l’utente, chiamando a un solo numero, riuscirebbe ad avere indicazioni sui tempi di attesa nelle singole aziende sanitarie potendo così scegliere la soluzione migliore. Per istituirlo sono stati messi sul piatto oltre sette milioni di euro per un servizio della durata massima di sei anni, tre dei quali da intendersi come eventuale proroga.

La gara d’appalto, indetta nel 2016, è stata aggiudicata due anni dopo a due imprese: la Wa.Mi di Aci Castello e la palermitana Olomedia, quest’ultima già attiva nel settore delle prenotazioni all’Asp di Trapani, all’Azienda ospedali riuniti Villa Sofia Cervello e all’ospedale di Cefalù oltre che realizzatrice del portale della Regione EuroinfoSicilia e di quello usato dall’Arpa. Tra le tre proposte giunte all’Asp, quella di Wa.Mi e Olomedia è stata ritenuta la migliore, ottenendo il massimo punteggio sia per la parte economica – con un ribasso del 28,17 per cento – che per quella tecnica, dove la commissione di gara ha attribuito 60 punti su 60. Sulla carta l’Asp avrebbe dovuto pagare 1,43 euro per ogni prenotazione telefonica, 71 centesimi per quelle prese via Whatsapp mentre 14 centesimi sarebbe il corrispettivo per i contatti attraverso servizi web o app. Il condizionale, però, è obbligatorio: a oggi, infatti, il Sovracup sin qui non è mai entrato in regime

Una sorpresa in negativo che ha portato l’Asp nei giorni scorsi a deliberare la risoluzione «per grave inadempimento del contratto». Nella delibera firmata dal direttore generale Maurizio Lanza, si specifica che le due società sono chiamate a portare avanti il servizio nelle modalità in cui finora è stato garantito fino a metà settembre, in attesa di trovare un’alternativa. Nel mirino dell’Azienda sanitaria, a conti fatti, è finita la presunta inadeguatezza di Wa.Mi e Olomedia a realizzare quanto promesso in sede di gara. «Il nostro peso nell’appalto è del 25 per cento – dichiara a MeridioNews Tiziano Lo Giudice, manager di Olomedia -. Abbiamo messo a disposizione il software e per quel che ci riguarda criticità non ce ne sono state. Concretamente non siamo noi a dovere rispondere alle telefonate». Lo Giudice sottolinea che negli ultimi mesi sono stati fatti diversi tentativi per cercare di fare funzionare il servizio: «Con l’Asp non si è rimasti con le mani in mano, abbiamo fatto diverse riunioni e si è cercato di apportare i correttivi necessari».

Contattato telefonicamente il titolare di Wa.Mi Augusto Giuffrida ha preferito non rilasciare dichiarazioni. Stando a quanto risulta a MeridioNews, tra la società che opera nella frazione castellese di Cannizzaro, a poche centinaia di metri dall’ospedale etneo, e l’Asp ci sarebbe una disputa legale: al centro del contenzioso, la portata del traffico in entrata che si sarebbe rivelata superiore alle previsioni inserite nel capitolato tecnico di gara. Querelle che, con la risoluzione contrattuale decisa dall’Asp, è destinata a proseguire davanti agli avvocati.

Simone Olivelli

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