Le gare d’appalto che riguardano le forniture sanitarie della Regione Siciliana spostate in altre Regioni d’Italia. È l’atto d’accusa attorno a cui ruota un’interpellanza parlamentare discussa questo pomeriggio al question time di Sala d’Ercole e che porta le firme dei deputati del Pd e del capogruppo di Sicilia Futura, Nicola D’Agostino.
Una vicenda paradossale di cui si sarebbe dovuto discutere stamattina in Commissione Sanità all’Ars, dove era stato convocato l’assessore al ramo, Ruggero Razza, assente però al momento della seduta. L’accusa dell’opposizione è che una delibera di giunta trasferirebbe «le competenze della Centrale Unica di Committenza – dice D’Agostino – ad altre regioni. L’assessore, nonostante ne avesse dato conferma, non si è presentato in Commissione Sanità per discutere dell’argomento. La scelta di spostare in altre Regioni le gare d’appalto che riguardano le forniture sanitarie dei nostri ospedali la riteniamo sbagliata, perché certifica il fallimento della Regione in materia, depotenzia la CUC sul piano delle professionalità e lo fa con i costi prelevati dal budget per i servizi sanitari della Sicilia che dunque verranno trasferiti alla CUC della Lombardia».
Non ci va più leggero Antonello Cracolici, secondo cui «il fallimento dell’attività della CUC Sicilia» sarebbe evidenziato «da una crescita della spesa sanitaria del 4 per cento annuo, causato della parcellizzazione delle gare che continuano ad essere espletate dalle singole aziende e dall’istituto della proroga contrattuale che, da atto straordinario ed eccezionale, è divenuta prassi ordinaria». Le colpe? «La mancata vigilanza operata dall’assessorato regionale».
Secondo l’accusa delle opposizioni, i 12 dipendenti al servizio della Cuc non sarebbero sufficienti per espletare la mole di lavoro, per cui la riforma sulla centralizzazione unica delle gare sarebbe rimasta poco più che lettera morta e gli appalti continuerebbero troppo spesso ad essere gestiti dalle singole aziende sanitarie. Senza contare le proroghe dei contratti legati all’erogazione di servizi, soprattutto mense e pulizie.
Nonostante il forfait in Commissione, della vicenda si è potuto parlare nel pomeriggio nel corso del question time e in quella sede Cracolici ha precisato che «il vero interlocutore è l’assessore Gaetano Armao» (la centrale unica di committenza fa capo appunto all’assessorato all’Economia).
«Se l’assessore non è in grado di svolgere la propria funzione, si dimetta – ha detto in Aula Cracolici -. Se necessario lo aiuteremo presentando una mozione di sfiducia (tecnicamente di censura, ndr) nei suoi confronti. Non potete continuare a ripetere la storiella che è sempre colpa di chi c’era prima. Da due anni governate voi. Se non siete in grado di farlo andate a casa».
A rispondere in Aula, seppur rimandando a un approfondimento la settimana prossima in Commissione, è stato l’assessore alla Salute, Ruggero Razza, che ha precisato che la delibera «prevede che le singole questioni che dovranno essere affrontate, per un risparmio che stimiamo tra 60 e 100 milioni di euro, vengano congiuntamente decise dall’assessorato all’Economia, a cui compete la gestione della Cuc, e all’assessorato alla Salute, a cui compete la valutazione tecnica delle procedure che devono essere adottate».
Secondo Razza, «quando si dice che la delibera comporta la dismissione della Cuc regionale e il trasferimento di tutte le competenze ad altre Regioni, si dice una cosa che la relazione tecnica smentisce. Non è la cessione di competenze, non è il trasferimento di sovranità. È l’adozione di un modello organizzativo, perché se questo governo dopo avere adottato il codice di autoregolamentazione di Agenas e Anac, ha individuato nel rischio di corruzione nella sanità una delle occasioni di approfondimento e di studio, dopo i mesi di approfondimento ci siamo resi conto che era necessario adottare un provvedimento che potesse restituire livelli essenziali di assistenza al popolo siciliano».
Secondo Razza l’obiettivo di lungo termine è la riorganizzazione della Cuc. Ma nella fase di riorganizzazione, «sul medio termine ci siamo detti responsabilmente che, per alcuni specifici bandi, gli assessorati possono rivolgersi, come prevede la legge nazionale, alle centrali uniche di committenza di altre Regioni».
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