Sanità catanese nel caos per i casi Cantaro e Pellicanò Il risarcimento danni che inguaierebbe la giunta Crocetta

Sono cinque i manager della sanità pubblica siciliana che ancora non si sono insediati: tre sono a Catania, uno ad Enna e uno a Caltanissetta. La prima Commissione legislativa dell’Assemblea regionale siciliana – Affari istituzionali – ha già dato parere favorevole a tali nomine. Ma il governo regionale di Rosario Crocetta non ha ancora firmato i contratti a questi cinque direttori generali. Perché?

Forse si aspetta la registrazione dei decreti di nomina da parte della Corte dei Conti. O forse – soprattutto dalle parti di Catania – c’è dell’altro. La storia non è nuova e il nostro giornale – prima con Ctzen, poi con Meridionews ha più volte affrontato questo delicato tema che tiene la sanità pubblica catanese nell’impossibilità di programmare la propria attività. A farne le spese sono i cittadini, che pagano le tasse per avere in cambio un servizio sanitario che dovrebbe essere migliore.

A tenere banco sono i casi di Paolo Cantaro e Angelo Pellicanò. I due dirigenti che, com’è noto, prima sono stati nominati dal Governo regionale direttori generali, rispettivamente del Policlinico universitario Vittorio Emanuele e dell’Azienda ospedaliera Cannizzaro, e poi sono stati messi da parte. 

Cantaro e Pellicanò sono stati nominati prima del 25 giugno di quest’anno. La data è importante, perché il 25 giugno è entrata in vigore una legge, voluta dall’attuale ministro Marianna Madia, che vieta ai dirigenti in pensione di ricoprire incarichi apicali. 

Ebbene, pur se nominati prima di questa data, il governo di Rosario Crocetta non ha fatto firmare a Cantaro e Pellicanò i contratti. Poi, dopo il 25 giugno, la giunta Crocetta ha preso atto che i due dirigenti erano già in pensione e gli ha revocato le nomine. Una mossa che è sembrata fatta apposta per non nominare Cantaro e Pellicano. Sacrificati, a quanto si sussurra, sul’altare di una faida tutta interna al Pd. I due sono stati sostituiti da Giampiero Bonaccorsi (che quindi è stato nominato al Policlinico al posto di Cantaro) e da Francesco Garufi (che è stato nominato al Cannizzaro al posto di Pellicanò). 

Cantaro e Pellicanò hanno già presentato ricorso al Tar Sicilia, il Tribunale amministrativo regionale. Se la Giustizia amministrativa gli darà ragione – e tutto lo lascia presupporre – non dovrebbero avere diritto a ricoprire gli incarichi di direttori generali, ma avrebbero comunque diritto a un congruo risarcimento, pari almeno alle indennità che avrebbero percepito insediandosi. 

Il condizionale è d’obbligo perché, qualche giorno fa, è intervenuta una novità che dà forza a Cantaro e Pellicanò: una circolare del ministro Madia nella quale si chiarisce che la legge nazionale che la Giunta Crocetta ha applicato per revocare le nomine di Cantaro e Pellicanò, non avrebbe dovuto essere applicata nei casi dei due dirigenti.  Anche su questo punto la vicenda non è molto chiara. C’è chi ha scritto che la circolare sarebbe un’interpretazione autentica di una legge. A noi la cosa non convince molto, perché, di solito, l’interpretazione autentica di una legge si fa con una nuova legge e non con una circolare che, semmai, è esplicativa. 

In ogni caso, bisognerebbe chiarire se la circolare dà a Pellicanò e a Cantaro il diritto alla contrattualizzazione o la titolarità. Le due cose sono diverse. Nel primo caso il Governo Crocetta dovrà nominarli – anzi, rinominarli – rispettivamente, ai vertici del Cannizzaro e del Policlinico universitario. Nel secondo caso Pellicanò e Cantaro avrebbero avuto diritto al contratto, ma siccome il contratto non l’hanno mai firmato dovrebbero accontentarsi del risarcimento

Siamo arrivati al punto cruciale di questa intricata storia. Se, alla fine, a Pellicanò e Cantaro venisse riconosciuta la titolarità, il Governo Crocetta potrebbe non nominarli, ma dovrebbe risarcirli, dando per scontato che i due chiedano il risarcimento. Se il chiarimento fornito dalla circolare del ministro Madia dà ai due dirigenti il diritto al contratto, Pellicanò e Cantaro si insedieranno, ma in questo caso saranno Giampiero Bonaccorsi e Francesco Garufi ad essere stati tirati in ballo in questa storia in mala maniera. E non è detto che Bonaccorsi e Garufi, nel caso in cui dovessero restare fuori, non si tutelino a propria volta.

Insomma, il governo Crocetta ha creato un bel pasticcio amministrativo. Perché se Pellicanò e Cantaro dovessero restare fuori, chiedendo e ottenendo i danni, i soldi – che non sono pochi – dovrebbero essere pagati dalla Regione. A questo punto interverrebbe la Corte dei Conti, che potrebbe promuovere un’azione di responsabilità al presidente Crocetta e agli assessori che erano presenti alla riunione della giunta regionale che ha effettuato la revoca degli incarichi a Pellicanò e Cantaro. 

Così, nel dubbio, il governo Crocetta tiene tutto congelato. A farne le spese, come già accennato all’inizio, sono gli abitanti di Catania e provincia, che, ormai da tempo, sono costretti a vivere, anzi a convivere, con un sistema sanitario pubblico commissariato, che non programma alcunché e che non sa più a che santo votarsi per venire fuori da un’assurda e kafkiana situazione di stallo. 

In questa storia sono finite pure Caltanissetta ed Enna. Tutti aspettano che il governo Crocetta trovi una sempre più improbabile quadra per evitare un’azione di responsabilità davanti alla magistratura contabile. Per non parlare della possibilità che qualche associazione dei consumatori, dopo tutti questi mesi di ingiustificato commissariamento, sollevi la questione innanzi a qualche altro Tribunale. A questo punto il patatrac sarebbe completo.                

Giulio Ambrosetti

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