Un altro blitz nel quartiere di San Berillo. Stavolta non una retata di polizia, ma un intervento della ditta di igiene urbana appaltatrice del Comune per sgomberare un dormitorio a cielo aperto allestito tra le vie Buda e Reggio, nel cuore del rione. Un’altra conseguenza dello smantellamento dei sistemi di accoglienza, che ha visto nella chiusura del Cara di Mineo per volere dell’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini il suo apice. Questa mattina, intorno alle 7.30, gli operai della Dusty si sono presentati, accompagnati da due volanti, per portare via mobili e materassi di una tendopoli improvvisata.
A raccontare quanto accaduto sono alcuni operatori culturali della zona, in cui da anni ormai si svolgono le attività del Comitato cittadini attivi San Berillo e dell’associazione Trame di quartiere. Secondo quanto riferito, nei mesi estivi tra le due strade era stato montato, alla bell’e meglio, «una sorta di accampamento a cielo aperto, con tende e materassi», abitato per lo più da cittadini di origine gambiana. All’arrivo dei netturbini con gli agenti, sarebbe partito il trambusto. Dopo le proteste di alcuni senza fissa dimora, si sarebbe reso necessario l’intervento di ulteriori pattuglie di polizia.
Almeno cinque, in base alle testimonianze, compresa una unità cinofila. A loro supporto sarebbero arrivati anche i militari dell’esercito impegnati nell’operazione Strade sicure. Non è chiaro se le forze dell’ordine abbiano eseguito dei fermi e se ci siano stati momenti di tensione tra i migranti e le forze dell’ordine. «Ci era stato sollecitato un intervento – dice a MeridioNews Andrea Riccioni, direttore della Dusty – Siamo intervenuti con otto persone e quattro gasoloni ed è stato necessario farsi aiutare dalla polizia. Ogni volta che interveniamo per rimuovere rifiuti ingombranti, comunque, si crea un poco di maretta».
«Questi ragazzi dormono per strada – dichiara Roberto Ferlito di Trame di quartiere – e la tensione è cominciata quando alcuni di loro sono stati svegliati affinché i materassi venissero gettati via. Loro hanno risposto, giustamente, “Se voi ci sgomberate, noi poi dove andiamo?“». Il punto, per Ferlito, è sempre lo stesso: «Non c’è un’alternativa al dormire in strada». «Da un lato il Comune è presente per garantire quello che, tra mille virgolette, chiamano “decoro urbano”, ma i servizi sociali dove sono?», interviene Carla Barbanti, anche lei di Trame. «La situazione qui a San Berillo è degenerata – aggiunge Ferlito – Sia perché le persone sono molte di più, visto che non hanno un altro posto, sia perché la piazza di spaccio si è ingrandita a dismisura, arriva fino a via di Sangiuliano e via Di Prima».
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