San Berillo, prima e dopo lo sventramento Il quartiere raccontato attraverso foto d’epoca

Una mostra, quella curata da Luigi Lipani, che porta l’osservatore moderno attraverso le strade e i vicoli del vecchio quartiere di San Berillo. Nella sua conformazione antecendente e successiva alla riqualificazione decisa dal Comune di Catania nel 1952. L’esposizione è stata realizzata ieri al cortile Platamone all’interno del programma di convegni Città di emozioni dal Comitato cittadini attivi San Berillo. Già esposta all’evento Porte aperte a San Berillo e al Festival della felicità interna lorda, la mostra raccoglie un patrimonio fotografico di grande valore.

«Le fotografie sono uscite fuori da negativi in lastra di vetro di una macchina degli anni Venti e – continua il curatore – di ogni scatto posso dare il punto esatto di osservazione del fotografo dell’epoca su planimetria». Un lavoro certosino che ha inizio per Lipani negli anni Ottanta. L’identificazione esatta di ogni fotografia su una mappa di San Berillo è stata ottenuta attraverso l’ingrandimento dei numeri civici presenti in alcune fotografie e parlando con coloro che nel quartiere ancora vivono. «È stato bellissimo quando siamo riusciti a identificare anche una bambina che viveva nel quartiere prima dello sventramento e che adesso abita a Librino», racconta Lipani. Che riesce a realizzare un vero e proprio tour di San Berillo partendo dalle foto selezionate per la mostra.

C’è un grande mercato «dove si potevano comprare le ostriche anche alle 3 di notte perché era aperto ventiquattr’ore su ventiquattro». Ci sono via Pastore «area ricca di tipografie» e via Maddem,«il punto dove si concentravano per lo più le case di punta». E ci sono diverse fotografie che mostrano una San Berillo lontana dagli avvenimenti che le cronache hanno abituato a registrare. «In mezzo alle case povere e terrene c’erano i palazzi alto borghesi, gli atelier di lusso, il grande stile liberty», racconta Luigi Lipani. Che punta sulla «tranquilla convivenza di istanze diverse all’interno di un quartiere che era degradato al massimo per il 15 per cento».

«La vita del quartiere, poi, come si nota dalle foto, si svolgeva per strada e le abitazioni servivano solo per dormire», sottolinea. Che passa poi agli scatti che immortalano le operazioni di sventramento del quartiere. «Venne incaricata una ditta di Roma e prima che le casa fossero abbattute, vennero spogliate di tutto quello che di pregevole avevano, dalle inferriate alla carta da parati», spiega Lipani. A essere interessata dall’operazione di riqualificazione fu un’area di 240mila metri quadrati, da piazza Stesicoro a corso dei Martiri della libertà. «Questo significò l’allontamento di 30mila persone dal quartiere con la forza. Qualche anziano si fece trovare con il fucile in mano, altri decisero di resitere e di barricarsi in casa».

La memoria di quanto è accaduto oggi è ancora via. Sia tra coloro che studiano l’area dal punto di vista storico, sia da coloro che lì hanno deciso di vivere. «Non mancano nuove progettualità per il quartiere», spiega Gaetano Randazzo, ingegnere e componente del Comitato cittadino. «Bisogna scavare sotto la polvere e comprendere in quale direzione agire – afferma – Ci sono ancora, dentro San Berillo, bellissimi edifici di pregio del Settecento e si potrebbe restituire un grande patrimonio alla collettività», conclude Randazzo.

Cassandra Di Giacomo

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