«L’amministrazione comunale ci ha assicurato che non porterà avanti i progetti edili presentati dal 2001 ad oggi sul quartiere San Berillo e ci ha detto che sta già provvedendo a chiudere i rapporti con i tecnici di riferimento». Le parole sono di Roberto Ferlito, promotore del Comitato cittadini attivi San Berillo, e arrivano dopo l’incontro con Salvo Di Salvo, assessore all’Urbanistica e al decoro urbano della città di Catania. La riunione si è tenuta nell’ufficio personale dell’assessore della giunta di Enzo Bianco, un incontro «ottenuto utilizzando gli istituti di partecipazione popolare, previsti dallo statuto comunale», precisa Ferlito.
I problemi di San Berillo sono noti alle cronache catanesi. Si parla di prostituzione a cielo aperto, baraccopoli, discariche, abusivismo, spaccio e degrado. Numerose sono state le promesse delle varie amministrazioni comunali nel tempo e tanti i progetti di riqualificazione urbanistica con al centro il quartiere etneo. Nessuno però mai attuato davvero. Questa volta invece la soddisfazione per l’incontro sembra essere bilaterale. «Sono felice della grande voglia di partecipazione dei comitati popolari», commenta l’assessore Di Salvo. Forte di quel che definisce «protagonismo compartecipato», ha anche annunciato una passeggiata per le strade del quartiere, in una data però ancora da definire. «C’è una bella comunione di intenti nel voler valorizzare il patrimonio storico e artistico presente, senza ulteriori colate di cemento», conclude.
«La conversazione di oggi ci ha consegnato una pietra miliare sulla controversia, perché ci è stato detto quello che l’amministrazione non ha intenzione di fare a San Berillo – prosegue Ferlito – Ovvero abbattimento di edifici, parcheggi sotterranei, centri commerciali e nuove costruzioni di cui non c’è necessità». Un accordo tra le due parti che, dalle parole dei protagonisti, appare totale, in un clima di concertazione generale. «Le richieste che abbiamo espresso a Di Salvo sono quelle di cittadini che vogliono essere tenuti in considerazione nelle scelte che riguardano il luogo in cui vivono o lavorano – precisano i membri della delegazione del comitato – che rientrano nelle competenze territoriali pur non essendo tecniche».
Un accordo necessario «allo scopo comune di riqualificare il vecchio rione da un punto di vista sociale e urbanistico». La rivalutazione che hanno in mente i cittadini del comitato non può prescindere da due punti fermi, oltre al netto rifiuto di ogni scelta politica imposta dall’alto. «Siamo contrari ad ogni sorta di demolizione – continua Ferlito – Pensiamo che l’elemento sociale debba essere imprescindibile da quello urbanistico in ogni progetto che verrà presentato». E, quasi come uno slogan, dal comitato dichiarano: «Non bisogna cambiare l’utenza come accadde nella sistemazione del 1958 ma inglobare i residenti, gli artigiani e i commercianti già presenti».
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