San Berillo e corso Sicilia al centro del consiglio comunale Telecamere e militari. «Rispedire clandestini nei loro Paesi»

«Storicamente era la city di Catania, oggi è cambiato tutto: è diventata sede di vagabondi e mendicanti, prostitute e spacciatori di droga». A descrivere così la zona di corso Sicilia è stato il consigliere Salvo Peci all’inizio della seduta straordinaria del Consiglio comunale, sulla cui richiesta è stato il primo a mettere la firma. Il consesso è stato convocato per discutere delle misure da adottare in relazione al degrado e alla sicurezza di corso Sicilia e San Berillo Vecchio. Un’area della città in cui, di recente, il comitato di residenti ha addirittura pensato di pagare i costi di una pattuglia di un istituto di vigilanza privata per «riaffermare l’italianità del territorio – aveva detto in un video pubblicato su Facebook l’avvocato Ivan Maravigna – diventato da anni preda di bande criminali di nigeriani e gambiani che se lo contendono nella gestione dello sfruttamento della prostituzione e dello spaccio di droga».

Su richiesta della maggioranza, il consiglio di oggi sarebbe dovuto servire a capire le intenzioni dell’amministrazione sulle misure da adottare in «una zona abbandonata quasi come fosse un quartiere periferico, con la differenza che però non lo è», sottolinea il consigliere Peci che in quella zona ha ricordato di averci vissuto per 35 anni e di avere ancora lì la propria attività lavorativa. La sua idea di sviluppo per il quartiere è trasformarlo «in una grande area del divertimento, però di quello sano e non da follia». Intanto, a partire dal giorno di Ferragosto, è entrata in vigore una Ztl notturna su via Giovanni Di Prima – nel tratto compreso tra via Giacomo Puccini e via Monsignor Ventimiglia – su via Don Luigi Sturzo e su via Luigi Rizzo «al fine di garantire la pubblica sicurezza e il decoro urbano». 

Tra le soluzioni venute fuori durante la seduta del consiglio comunale di oggi, durata poco meno di due ore, c’è l’idea di installare un sistema di telecamere di videosorveglianza in zona, di chiedere al ministero dell’Interno uomini in divisa per presidiare il quartiere, di creare una task force per rafforzare il dialogo con la prefettura e anche l’ipotesi di un tavolo tecnico permanente sul tema. «Quello che sta succedendo a Catania è al limite estremo oltre il quale c’è la barbarie totale», afferma il consigliere Giovanni Grasso. «Per dare un’inversione di tendenza che possa portare a risolvere la questione – suggerisce il capogruppo di Grande Catania Sebastiano Anastasi – bisogna ripartire dall’Urbanistica».

C’è chi, invece, riparte sempre dalla stessa questione. «Quando vado in un altro Stato, specie se sono clandestino, mi devo sentire ospite e non posso pensare di occupare militarmente un quartiere». Il consigliere Luca Sangiorgio dice di non farne «un problema di etnia», eppure sottolinea che «in Italia vigono regole ben precise e, quando a compiere attività illecite sono extracomunitari senza permesso di soggiorno, si deve fare una sola cosa: rimandarli nei loro Paesi. Invece – aggiunge – sta passando il concetto per cui siamo tutti figli di un unico mondo e si è arrivati al punto che, se uno denuncia che ci sono bande di stranieri che fanno queste cose, passa per razzista e fascista». 

A metà riunione, il sindaco facente funzione Roberto Bonaccorsi va via. Poco dopo a prendere la parola è il consigliere di Catania 2.0 Giuseppe Gelsomino. «Fino a oggi non avete concluso nulla: corso Sicilia è nelle mani di nessuno, non è mai passata una pattuglia. Voi parlate dei ragazzi di colore mentre manca una programmazione per quella parte della città. Questo consiglio non servirà a nulla – sostiene – e domani corso Sicilia sarà esattamente come era ieri e come è oggi». 

A rispondergli è l’assessore alla Sicurezza Fabio Cantarella che fa l’elenco di tutte le azioni intraprese finora nella zona. «La bonifica di piazza Grenoble, le sanificazioni, la piantumazione degli alberi, il rafforzamento dei cestini e il rifacimento della segnaletica stradale. Tante piccole cose che fanno la differenza. Chi dice che non abbiamo un’idea – afferma l’assessore leghista – mente; la volontà di riqualificare c’è ma bisogna fare i conti con la situazione dell’ente. Intanto – conclude Cantarella, sperando forse in un miracolo – partiremo dal recuperare le edicole votive». 

È l’assessore all’Urbanistica Enrico Trantino a mettere sul tavolo l’idea più pratica di «convocare tutti i proprietari degli immobili di San Berillo per concordare azioni sinergiche che vanno da una banca del comodato per la rigenerazione urbana all’obbligo di ripulire la zona. Senza bacchetta magica – conclude Trantino – si può avviare un percorso per cercare di dare prospettiva nuova al tessuto urbano». 

Marta Silvestre

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