Sambuca, a 51 anni dal sisma riapre la chiesa madre

Riapre oggi al culto – con una Messa solenne concelebrata dall’arcivescovo di Agrigento, cardinale Francesco Montenegro – la Chiesa Madre di Sambuca di Sicilia, chiusa dal terremoto che nel ’68 devastò la Valle del Belice. Alla cerimonia di inaugurazione, che conclude le manifestazioni per il 51esimo anniversario del sisma, partecipano i sindaci dei comuni del Belice. I festeggiamenti proseguiranno nella serata di domani, con un concerto di musica sacra della pianista Silvia Vaglica. 

Il restauro della Chiesa Madre di Sambuca, edificata nel XV secolo, è stato sostenuto dall’ufficio per i Beni ecclesiastici della Curia di Agrigento, diretto da Don Giuseppe Pontillo, grazie a uno stralcio funzionale degli ultimi fondi previsti per la ricostruzione. L’appalto indetto dal Comune ha riguardato il rifacimento del pavimento, il recupero dell’altare maggiore e alcuni interventi di consolidamento. Il progetto è stato curato dalla Società “Architettura Storica” degli architetti Antonino e Saverio Renda; per completare il restauro saranno necessari ulteriori fondi, ma intanto uno dei beni monumentali più significativi del territorio viene reso nuovamente fruibile. 

La Chiesa Madre rappresenta il simbolo identitario stesso del paese, come sottolinea l’architetto Bernardo Agrò, responsabile della sezione per i beni architettonici e storico artistico della Soprintendenza di Agrigento. “Sambuca – spiega – è stato un modello applicativo felice che mi emoziona molto. Un luogo che aveva di suo una grande storia indiscutibile, la grande storia classica di monte Adranone raccontata e inserita all’interno del percorso museale espositivo di palazzo Panitteri, appendice di una delle torri di avvistamento arabe, e poi il castello in quella rocca palinsesto architettonico che forma e origina la Chiesa Madre che vediamo oggi. Il raggiungimento di questi obiettivi costituisce il Rinascimento di questi territori”. 

Un luogo della memoria che torna a vivere dopo le ferite inferte dal terremoto. “Alla parola memoria – osserva Agrò – aggiungerei Identità, il termine inserito negli ultimi anni nella dizione assessorato ai Beni Culturali'”. Ripercorrendo le scelte operate dalla Soprintendenza a Sambuca, dal Museo archeologico di Palazzo Panitteri al Museo diocesano, fino all’evento di oggi Agrò, che ne ha curato gli allestimenti museali, osserva: “L’architettura attiva, costituita dall’armonico incontro di elementi materici semplici (calce, legno, pietra) diventa metodo applicativo al fine di poter fruire di grandi manufatti architettonici altrimenti condannati all’oblio. È così che la fabbrica della Chiesa madre rinasce, ritornando al suo alto valore liturgico ma anche laico e aperto al recupero delle arti. A Sambuca tutto questo è avvenuto con una naturale sequenza, frutto della maturata consapevolezza della ricchezza culturale dei propri luoghi”.

(Fonte: Ansa)

Redazione

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