Salvini e gli sgomberi, il modello Palermo sotto attacco  «Così lo slogan “prima gli italiani” va a farsi benedire»

«È un principio sancito dalla Costituzione ma anche dal buonsenso: la proprietà privata è sacra». Nei giorni scorsi il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini ai microfoni di Radio24 era stato chiaro: il governo Lega-5stelle intende difendere la proprietà privata ad ogni costo. Il fatto è che Salvini santifica un concetto che, oltre a essere un deciso passo indietro sul tavolo del superamento della questione abitativa (visto che non fa cenno al diritto al tetto), a Palermo sembra puntare un obiettivo sbagliato. Lo fa presente Tony Pellicane, segretario cittadino della Unione Inquilini, che racconta di essere stato contattato da molte famiglie preoccupate e con le quali è previsto un incontro nei prossimi giorni.

«Non hanno occupato case popolari, non hanno tolto la casa a nessun’altra famiglia, non hanno occupato case di proprietà privata – dice -. A Palermo oltre 700 famiglie senza casa e senza reddito hanno occupato immobili di proprietà comunale o del privato sociale, edifici che erano abbandonati da decenni e che le stesse famiglie hanno reso vivibili auto-recuperandoli. Così come successo in altre città d’Italia e d’Europa, con una lotta intelligente e determinata, molti posti occupati e auto-recuperati sono stati successivamente assegnati alle stesse persone che vi abitavano. Salvini vuole mettere per strada oltre 700 famiglie, non sappiamo ancora quali saranno gli intendimenti dell’amministrazione comunale, quello che di certo sappiamo è che sosterremo la resistenza degli occupanti anche se si sono illusi che Salvini avrebbe aiutato i più disagiati. Se ci fosse la volontà politica anche a Palermo si potrebbero regolarizzare, basterebbe che il Comune avviasse l’iter per il cambio di destinazione d’uso degli immobili occupati, un risultato non impossibile da ottenere». 

A far temere ancor di più è la circolare dell’1 settembre, con la quale in sostanza Salvini chiede alle prefetture di accelerare sugli sgomberi. Un’istanza di tipo repressivo, insomma, lontana dal modello di concertazione portato avanti dalla giunta Orlando. In passato sono stati diversi gli scontri tra il primo cittadino e il vicepremier. Questa volta, però, la posizione del Comune è più sfumata. «Non siamo in contrasto sulla circolare – chiarisce l’assessore alla Cittadinanza Solidale Giuseppe Mattina – La circolare del capo di gabinetto del ministro Matteo Salvini dà degli input su come realizzare gli sgomberi. Quello dei beni occupati abusivamente è un’emergenza. Noi già da settimane lanciamo messaggi sulla necessità di liberare i beni confiscati. Quindi chiediamo con forza che il governo, oltre a emanare la circolare sugli sgomberi, legittima, si attivi per un’azione di politica abitativa. Lo Stato deve ritornare a costruire abitazioni, come ha fatto in un momento storico particolare, e nel Sud attuare misure per facilitare l’acquisto di una casa a chi non ce l’ha».

La circolare di Salvini, d’altra parte, fa seguito a quella che l’ex ministro dell’Interno Marco Minniti aveva emanato sul tema un anno fa. E che però è rimasta lettera morta, soprattutto nel punto in cui si indicava una collaborazione tra gli enti preposti per mappare gli immobili vuoti, pubblici e privati,a  disposizione. Anche a Palermo, infatti, questo tentativo è rimasto aleatorio e manca dunque anche l’avvio dell’eventuale percorso di riuso degli edifici. «La circolare di Salvini peggiora quella di Minniti senza dubbio – afferma Giusi Milazzo, segretaria regionale del Sunia -, e di molto. Le ho rilette entrambe, e devo dire col senno di poi che quella di Minniti non era poi così male, nel senso che almeno si parlava di accoglienza e si indicava la possibilità della riqualificazione degli immobili pubblici. I buoni propositi però non sono stati attuati anche perché molti Comuni utilizzano il patrimonio di loro proprietà come voce di bilancio, perché hanno un valore consistente, e dunque non risultano poi disponibili. Così il governo riconosce il diritto alla proprietà privata, ma non mette in conto il diritto di avere un tetto da parte di chi è povero e ha un disagio». Per Zaher Darwish, segretario generale del Sunia Palermo, «si tratta di provvedimenti incapaci di dare una soluzione ai problemi seri della gente. Si deve invece pensare a progettare soluzioni a lungo termine. È totalmente incomprensibile buttare prima la gente per strada e poi pensare a come risolvere il problema, ciò dimostra un’incapacità dello Stato. Prima si risolvono i problemi, si danno alternative, e dopo eventualmente si può pensare a sgomberare un immobile».

Il capoluogo siciliano si conferma in ogni caso terra difficile per Matteo Salvini e organizza per oggi pomeriggio, allo studentato autogestito Malarazza di via Cavour, un’assemblea cittadina dal tema Palermo contro la deriva securitaria. «Una città laboratorio politico, da un lato, e repressivo dall’altro – si legge nel testo di lancio dell’iniziativa – I recenti accadimenti ci danno da pensare che non è più possibile procrastinare un livello altro di ragionamento. Le provocazioni in una residenza universitaria auto-organizzata, la nuova tratta di migranti, il laboratorio repressivo e la recente circolare del Ministero degli Interni sull’urgenza di debellare il virus endemico delle occupazioni abitative e politiche, impongono l’urgenza di una riflessione su alternative immediatamente praticabili in una Palermo storicamente indisponibile al ricatto e votata al riscatto».

L’assemblea è stata lanciata dai centri sociali di Palermo, che da tempo hanno avviato una decisa lotta contro il segretario della Lega ma non temono di rischiare lo sgombero. «Non siamo preoccupati – dice Giorgio Martinico, portavoce dei centri sociali – anche se sappiamo che in questo giro di vite siamo nell’occhio del ciclone. Il tema di quella circolare è sociale. Andare a mettere in discussione le palestre e gli ambulatori popolari non è un attacco solo a noi militanti ma alle famiglie che ne usufruiscono, cioè alle fasce più deboli della popolazione. E questo viene fatto da un ministro che dice in continuazione “prima gli italiani”. Così invece si attaccano i palermitani e il loro uso degli spazi sociali, senza offrire soluzioni ma soltanto usando la forza. A questo punto lo slogan “prima gli italiani” va a farsi benedire». 

Stefania Brusca

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