Salvati 373 migranti, Ocean Viking diretta ad Augusta Un naufrago: «In Libia eravamo stipati in una casa»

La Ocean Viking, nave di soccorso gestita dall’organizzazione europea Sos Mediterranee, ha ricevuto istruzioni dalle autorità marittime italiane di sbarcare 373 sopravvissuti ad Augusta. Lo sbarco è previsto per questa mattina. «Accogliamo con sollievo questo annuncio – si legge in una nota diffusa alla stampa – dal momento che, nelle ultime 48 ore, il meteo è notevolmente peggiorato, rendendo la situazione a bordo molto difficile da sostenere per i sopravvissuti e per l’equipaggio». La nave ha soccorso i migranti da quattro gommoni in pericolo in tre diverse operazioni nella regione di ricerca e soccorso libica giovedì 21 e venerdì 22 gennaio 2021. 

Tre delle barche sono state segnalate alle autorità marittime e alla Ocean Viking dal network civile Alarm Phone e avvistati con il supporto di mezzi aerei civili, una invece è stata avvistata dai soccorritori di Sos Mediterranee con un binocolo dalla plancia della nave. Diverse altre imbarcazioni in pericolo sono state intercettate dalla guardia costiera libica come riportato dai medesimi assetti aerei civili. «Negli ultimi giorni la Ocean Viking ha chiesto per due volte supporto ai Centri di coordinamento italiano e maltese prima di ricevere l’assegnazione di un porto di sbarco ad Augusta». 

Tra i sopravvissuti ci sono 165 minori. Quasi l’80 per cento di loro non è accompagnato. Ventuno sono neonati e bambini piccoli di meno di 4 anni. Delle 48 donne soccorse, quattro sono incinte e 32 viaggiavano da sole. «Una di loro, Nadine – continua la nota – è stata evacuata d’urgenza dalla guardia costiera italiana: era nelle ultime fasi di una gravidanza ad alto rischio e aveva bisogno di cure mediche urgenti a terra. Una nave ha prontamente eseguito l’evacuazione a Lampedusa sabato pomeriggio». 

«In Libia – racconta un migrante agli operatori della Ong – eravamo tutti stipati in una casa, non eravamo liberi di andare dove volevamo. Ero fuori quando sono arrivati i banditi e volevo correre per avvertire gli altri. Quando hanno sparato, io sono caduto a terra. Pensavano che fossi morto e mi hanno semplicemente lasciato lì. Onestamente, ho anche pensato che sarei morto. Questo accade sempre in Libia. Sono stato curato per questa ferita solo 4 ore dopo, un amico mi ha portato da una donna camerunese che era medico e lei si è presa cura di me».

Redazione

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