#Salvaiciclisti Catania contro la versione etnea del pedibus. Come spiegano gli attivisti delle due ruote, «il pedibus è un bus di bambini che vanno a scuola utilizzando i loro piedi. È organizzato come un vero e proprio autobus con linee, fermate, orari con il contributo di genitori e volontari che aprono e chiudono la fila di bambini nel percorso da casa a scuola e viceversa». Ma l’iniziativa presentata dall’amministrazione guidata da Enzo Bianco giovedì non sembra rispettare queste linee guida. Secondo la versione che verrà messa in atto a Catania, ci saranno dei «vigili della terza età» e vigili urbani che presidieranno gli ingressi di 18 plessi scolastici. «I genitori non avranno più la necessità di fermare le automobili proprio davanti alle scuole, magari in doppia fila, per accompagnare i loro figli», ha garantito il sindaco.
Come sottolineato anche dall’assessora alla Scuola Valentina Scialfa, «gli anziani addetti alla sorveglianza saranno affiancati da agenti della polizia municipale. Anziani, quindi al servizio dei bambini come figure rassicuranti oltre che con l’incarico di vigilare sulla loro incolumità e sicurezza all’uscita e all’entrata della scuola». Niente più ingorghi davanti le scuole, forse, ma il mezzo per spostarsi verso casa rimane sempre la benzina. Un’idea che, fa notare #Salvaiciclisti, contrasta con lo spirito del pedibus: «Un progetto di successo in tante città italiane e straniere che ha aiutato molte famiglie a comprendere l’importanza di muoversi rinunciando all’uso dell’automobile e, sopratutto, utile a insegnare a bambini e genitori il valore di spostarsi in città in modo sostenibile».
La storia dell’iniziativa etnea è ripercorsa dagli stessi attivisti. La prima presentazione avviene nel novembre 2013, dove si spiega che il progetto è «cofinanziato dal ministero dell’Ambiente». L’iniziativa avrebbe dovuto partire «all’inizio del 2014 secondo quanto era stato presentato alla stampa e ai direttori didattici catanesi nella sala giunta di palazzo degli Elefanti – ricostruiscono – Poi del progetto se ne erano perse le tracce fino a che non è riemerso il 20 febbraio 2015 quando il Comune di Catania ha pubblicato la riapertura dei termini per la selezione di 40 pensionati addetti al servizio di accompagnamento e vigilanza nell’ambito del progetto pedibus».
Pochi giorni fa si torna a parlare dell’avvio del progetto, ma «lo ritroviamo del tutto trasformato. Se non abbiamo capito male, dunque, non più bambini accompagnati a piedi nel percorso, ma così come presentato pare ridotto ad una blanda iniziativa sulla sicurezza delle scuole che prevede l’impiego di una ventina di pensionati con il compito di sorvegliare esclusivamente l’area di accesso delle scuole». Una parte dei 135mila euro stanziati dal ministero verrà utilizzata «per lavori di manutenzione nelle scuole e per l’abbattimento delle barriere architettoniche con la realizzazione di rampe per diversamente abili», si legge nel comunicato stampa del Comune.
«Un’iniziativa ecologica ed evoluta che aveva come scopo, oltre al decongestionamento del traffico nelle ore di punta anche la opportunità di rendere più vivibile la nostra città, oggi ci pare altro», commentano amaramente gli attivisti. Il progetto, come ha affermato Enzo Bianco, verrà presentato il 19 e 20 giugno prossimi a Catania durante la conferenza nazionale sulla mobilità sostenibile. «Catania – ha anticipato il primo cittadino – avrà l’occasione per presentare un progetto pilota che può essere preso ad esempio».
«Attualmente ci sfugge l’originalità dell’iniziativa – ribatte #Salvaiciclisti – che, se abbiamo capito bene, si sostanzia esclusivamente nella opera di vigilanza davanti alle scuole negli orari di entrata e di uscita dei bambini da parte di soggetti che, a nostro avviso, hanno poche chance di intervenire in modo efficace contro l’arroganza di certi automobilisti catanesi (sarà per questo che si è previsto l’affiancamento di vigili urbani?); come ci sfugge l’utilità ed il nesso ai fini della applicazione di modelli di mobilità sostenibile». E gli attivisti rincarano la dose: «Siamo curiosi di vedere come la prenderanno gli esperti di mobilità sostenibile invitati alla conferenza e, nell’attesa, a noi, che ci battiamo da volontari per una mobilità ecologica, non resta che l’amarezza per l’ennesima occasione perduta per Catania perché si incammini seriamente verso una mobilità nuova che la renda una città al passo con le altre città europee o, almeno, visto che l’obiettivo a forza di tagli e ridimensionamenti si allontana sempre più, una città un po’ più vivibile».
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