Quando, pochi giorni dopo il voto delle elezioni comunali di Palermo, questo giornale ha parlato del ‘giallo di 50 mila schede’ siamo stati presi per matti. In quell’occasione abbiamo detto subito che l’elezione a Sindaco di Leoluca Orlando non era in discussione. I problemi riguardavano il Consiglio comunale.
Ieri anche il coordinatore regionale di Futuro e libertà, onorevole Carmelo Briguglio, è intervenuto con un comunicato molto duro, sottolineando presenza di “gravissime anomalie”. Mentre un altro esponente politico, Antonio Tito (Api), dice: “Le anomalie ci sono e sono molto travi. Ci risultano discrepanze su 52 mila schede”.
Di fatto, sta venendo fuori un elemento che era già visibile qualche giorno dopo le elezioni: e cioè la presenza di oltre 50 mila schede dove non sarebbe stato espresso i voto per il rinnovo del Consiglio comunale.
In quei giorni – e cioè subito dopo il voto – la nostra redazione ha messo insieme due elementi un po’ strani. Il primo elemento sono le già citate 50 mila schede, e forse più, nelle quali non risulterebbe il voto espresso per il rinnovo del Consiglio comunale. Il secondo elemento è rappresentato dalle numerose telefonate che abbiamo ricevuto da parte di persone che dicevano di aver votato per il rinnovo del Consiglio comunale – esprimendo il voto per un candidato o solo per la lista – ma di non aver avuto riscontro perché nella sezione dove hanno votato non risultavano né i voti espressi per i candidati, né quelli per la lista.
Ovviamente, abbiamo preso tali dichiarazioni per quello che sono: e cioè testimonianze. Ma l’alto numero di telefonate ricevute in quei giorni – anche da parte di candidati che ritenevano e ritengono tutt’ora di aver preso la metà dei voti che si aspettavano di prendere – a fatto sorgere in noi qualche dubbio.
Se a lamentare anomalie sono tre, quattro, dieci persone che fanno riferimento a una sola lista, ebbene, questo è un discorso. Ma se a lamentare anomalie sono trenta, quaranta, cinquanta persone diverse e su liste diverse; se sette, otto e forse più candidati al Consiglio comunale di liste diverse lamentano la mancanza di voti, il discorso diventa un po’ più ‘pesante’.
Cosa potrebbe essere successo? Che ci siano stati problemi nella lettura dei voti espressi per il rinnovo del Consiglio comunale non ci dovrebbero essere ormai dubbi. Per quello che abbiamo capito, l’eventuale mancata assegnazione di voti di preferenza e di voti di lista – ancora tutta da verificare – se c’è, si sarà distribuita tra tutte le liste, in rapporto, ovviamente, alla forza elettorale di ogni lista.
Ma il fatto che le eventuali mancate assegnazioni di voti di preferenza e di voti di lista – ove le due cose venissero accertate – si siano ripartita tra tutte le liste non giustificherebbe quello che è avvenuto. Sia perché è giusto rispettare scrupolosamente la volontà popolare, sia perché, detto per inciso, ci sono liste – come la Federazione della sinistra, Futuro e libertà e il Movimento 5 Stelle – che non hanno raggiunto il 5 per un pugno di voti.
Che dire? Che, in primo luogo, ben vengano gli accertamenti. Ed è forse per questo – per gli accertamenti ancora in corso – che il nuovo Consiglio comunale di Palermo non si è ancora insediato. In ogni caso, è giusto che chi ha dubbi si rivolga alla Giustizia.
Poiché non è la prima volta che si verificano problemi (ricordiamo che un Tribunale della Repubblica ha stabilito che le elezioni comunali di Palermo del 2007 non sono state vinte da Diego Cammarata, ma da Leoluca Orlando: solo che tale pronunciamento è arrivato quando ormai Cammarata aveva quasi completato il proprio secondo mandato di Sindaco del capoluogo siciliano), sarebbe opportuno prevenire il ripetersi di tali problemi. Soprattutto se consideriamo che, tra qualche mese -a meno di novità dell’ultima ora – si dovrebbe andare al voto per eleggere il nuovo presidente della Regione e la nuova Assemblea regionale siciliana (anche se queste elezioni, a dir la verità, sono meno complesse di quelle comunali).
A nostro modesto avviso i fatti di Palermo insegnano due cose. La prima è che la legge regionale che disciplina il voto nei Comuni andrebbe rivista. Se ormai non c’è più alcun collegamento tra elezione del Sindaco ed elezione del Consiglio comunale, sarebbe più opportuna la doppia scheda: una per eleggere il Sindaco, l’altra per eleggere il Consiglio comunale. Questo eviterebbe la confusione. A meno che chi ha voluto tale legge – che risale al 2011 – non lo abbia fatto proprio per creare confusione: e, in questo caso, possiamo dire che ha centrato in pieno l’obiettivo.
In secondo luogo, considerato l’alto numero di verbali incompleti, sarebbe bene remunerare un po’ meglio i presidenti di seggio, imponendo loro, però, una sorta di formazione per poter svolgere meglio il lavoro. Una volta ‘formati’ con opportuni corsi specifici brevi ma intensi – e una volta remunerati meglio – si possono adottare pesanti sanzioni in caso di errori. Con la previsione di pesanti sanzioni in caso di imprecisioni – soprattutto se commesse scientemente – si avrebbero di certo meno ‘errori’ nella lettura delle schede e nella trascrizione dei voti nei verbali.
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