«Un provvedimento esagerato». Sono le parole che utilizzano i legali dei due ragazzi di 15 anni accusati di essere gli elementi chiave di una baby gang che ha seminato il terrore a Santa Maria di Licodia. Con loro avrebbero agito anche cinque minori di 14 anni. I due quindicenni sono stati arrestati e trasferiti in due comunità: una a Messina l’altra a Ragusa. Agli altri invece non è stato possibile applicare una misura restrittiva. «Il mio assistito è affetto da un lieve problema di salute – racconta a MeridioNews l’avvocato Giovanni Trischitta -. Questo gli causa diversi problemi». Il primo passo del legale sarà quello di rivolgersi al tribunale del riesame per ottenere la scarcerazione. «È stato portato via dalla famiglia e questo non è, a mio avviso, il modo migliore per aiutarlo».
I fatti di cui è accusato si riferiscono all’anno scolastico 2014/15. Il 15enne esaminato dagli esperti dei Servizi sociali la scorsa estate avrebbe dovuto partecipare a un progetto rieducativo. «Ancora aspettiamo – prosegue Trischitta -. Per essere preciso, solo ieri si sono fatti vivi gli assistenti sociali del Comune». Di provvedimento «rude» parla invece l’avvocato Luigi Cuscunà, il quale ha accettato la difesa del ragazzo rinchiuso nella comunità in provincia di Ragusa solo nella tarda serata di martedì. «Stiamo lavorando per presentare ricorso al tribunale del riesame. Quello che è successo non è comunque corretto, con dei minori sbattuti in prima pagina come se fossero dei criminali».
Sui fatti che hanno portato all’arresto dei due ragazzi è stata di poche parole la vicepreside dell’istituto comprensivo Don Bosco Mirella Rizzo: «C’è da sottolineare la grande collaborazione tra la scuola e i carabinieri della stazione locale per fronteggiare questi episodi. Siamo rammaricati per quanto è successo e tutto questo dispiace». Per il primo cittadino di Santa Maria di Licodia Salvatore Mastroianni la versione è diversa rispetto a quella prospettata dagli avvocati: «La collaborazione tra enti pubblici può portare a dei risultati positivi quando si tratta di proteggere dei minori».
La presunta baby gang avrebbe seminato il terrore non solo a scuola, ma anche in diversi luoghi di ritrovo dei giovanissimi della città. Tra le vittime anche insegnanti e collaboratori scolastici. In un’occasione avrebbero addirittura chiuso a chiave una docente dentro una classe, mentre in un’altra è toccata la stessa sorte al bidello che ha avvertito i carabinieri. Anche gli insegnanti hanno confermato il tutto riferendo di conoscere i due destinatari dell’ordinanza «per via dei loro comportamenti antisociali e prevaricatori» e di «essere a conoscenza di vari episodi di bullismo da parte dei ragazzi», descritti come «ingestibili». Tra le vittime, infine, anche alcuni giovani diversamente abili e un ragazzo di nazionalità rumena, spesso apostrofato con frasi come «pezzo di merda» e «razza inferiore».
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