«Un intero quartiere asservito a un gruppo criminale», spacciatori pagati tra i 70 e i 150 euro a turno, un sistema di vedette coordinato con precisione militare. Sono i dettagli dell’operazione Leo 121 dei carabinieri etnei che dall’alba di questa mattina ha permesso di eseguire 47 ordinanze di custodia cautelare (sei delle quali rivolte a minorenni, 44 in flagranza) nei confronti dei membri di una ramificata organizzazione dedita allo spaccio di stupefacenti nel quartiere di San Giovanni Galermo. Gli affiliati sono ritenuti vicini alla famiglia mafiosa dei Nizza, una fazione dei Santapaola che contende il controllo dello spaccio ai Mirabile in una lotta intestina nel clan. Centro dell’attività era via Capo Passero, una strada lunga 750 metri, stretta tra due file di palazzine che offre numerose vie di fuga e nascondigli.
Al centro dell’organizzazione la figura di Alessandro Ponzo, ucciso nella strada del quartiere periferico di Catania il 5 maggio 2012 e sostituito al vertice dal fratello Cosimo e da Alessandro Viola e Angelo Alessi. Un uomo ritenuto quasi il padrone della zona, i cui funerali si sono svolti coinvolgendo centinaia di persone, e che veniva chiamato «il piccolo re di un impero che non finirà mai», spiega il magistrato Amedeo Bertone. Le esequie del capo del gruppo hanno lasciato l’amaro in bocca ai militari anche per un altro dettaglio: «Sentire il silenzio fuori ordinanza suonato per un criminale ci ha scosso – spiega il comandante provinciale dei carabinieri, Alessandro Casarsa – La morte va rispettata in tutti i casi, ma non tutti i morti sono uguali», afferma con durezza. Un sentimento condiviso dal procuratore capo Giovanni Salvi che spiega come l’intero quartiere, fino a ieri assoggettato all’attività del clan, adesso sia stato restituito alla città che «ha ripreso il controllo del territorio».
Grazie alle lunghe indagini degli inquirenti – che si sono avvalsi anche della collaborazione della squadra mobile che indagava sull’omicidio Ponzo – è stato possibile decodificare i codici utilizzati e ricostruire le dinamiche all’interno del gruppo. «Ognuno aveva un ruolo specifico – spiega Salvi – dalla vedetta al ragioniere». Uno schema rigido, con turni che andavano dalle 15 alle 3 di notte durante la settimana e fino al mattino successivo nel week end, ma che in caso di arresto di uno dei componenti permetteva la sua sostituzione in massimo 15 minuti. Grazie al traffico redditizio, che generava entrate di minimo 15mila euro al giorno, era possibile non solo permettere paghe allettanti ai disoccupati e ai minorenni della zona (70 euro per le vedette, 150 per i pusher), ma anche sostenere economicamente le famiglie degli appartenenti al clan rinchiusi in carcere.
Nel corso dell’operazione sono stati sequestrati quasi quattro chili di marijuana, 400 grammi di eroina, sei auto e quattro scooter di grossa cilindrata utilizzati per gli spostamenti, una pistola 7.65 con matricola abrasa e oltre seimila euro in banconote di piccolo taglio.
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