«Sta bruciando il Midulla!». A comunicare l’incendio in corso agli attivisti è Carmelo, dieci anni, uno dei bambini che nel centro polifunzionale di via Zuccarelli ci passa tutti i pomeriggi. È lui a telefonare a chi occupa lo spazio nel cuore di San Cristoforo per dire che le fiamme ne stavano divorando uno dei portoni, quello della palestra. Quando arrivano i pompieri, poco prima delle 13.30, la situazione è chiara: una catasta di rifiuti, una delle tante che si accumulano vicino via Belfiore, ha preso fuoco, creando un rogo che in pochissimo tempo ha distrutto l’ingresso del civico 40 di via Zuccarelli.
Mentre i pompieri, arrivati con un’autoscala e una jeep, chiudono le operazioni di spegnimento gli attivisti, all’esterno, sono ammutoliti. Quando il fumo dà un po’ di tregua si riesce a entrare dall’ingresso principale, al civico 36. La struttura è piena dell’acqua che è stata necessaria a domare le fiamme, si cammina lasciando segni bianchi in mezzo alla polvere nera. «Sono bruciati anche gli attrezzi per fare le cose?», domanda ancora uno dei bambini del quartiere. Quattro, cinque di loro sono spuntati per vedere che sta succedendo. Le sedie sono state divorate dalle fiamme, si vede poco altro.
La palestra non dovrebbe essere inagibile, ma certamente per qualche tempo non potrà essere usata. I rifiuti sono ancora fumanti proprio davanti alla porta e mentre dei tecnici sono arrivati per mettere in sicurezza i cavi dell’energia elettrica rimasti a penzolare, carbonizzati, all’esterno. Probabilmente sarà necessario chiudere al traffico la strada, almeno per permettere la rimozione dei resti dei rifiuti anneriti. La plastica dura di alcuni cassonetti è sciolta, mentre sull’asfalto c’è un pantano di frutta e verdura, plastica, cenere e acqua. «Appena potremo rientrare ci metteremo subito al lavoro per ripulire tutto», dicono gli attivisti che hanno occupato lo spazio comunale a gennaio 2017, quando era in abbandono.
La struttura, un ex cinema in piena area del mercato di San Cristoforo, era stata acquistata da Palazzo degli elefanti e ristrutturata dopo il 2000. Dopo un iniziale periodo di attività, però, le cose erano andate sempre peggio, finché ai quattro ingressi erano stati messi i lucchetti. Dopo l’occupazione, a luglio dello scorso anno, il Comune di Catania aveva pubblicato un avviso per incamerare manifestazioni di interesse di cittadini e associazioni, ai fini della partecipazione a un finanziamento della Regione Siciliana. A partecipare, con una bozza di progetto affidata al municipio, era stato un gruppo informale composto dall’associazione culturale Gammazita (capofila), dal comitato attivisti Midulla, dal comitato abitanti di San Cristoforo e dal collettivo di artisti Ursino Buskers.
«Bisogna pensare a come chiudere quel portone: il Midulla non può rimanere aperto così, serve subito trovare una soluzione». Quella ipotizzata da un dipendente comunale del settore Manutenzioni, arrivato quando ormai i vigili del fuoco hanno finito il loro intervento, è che si trovino delle lastre di legno per chiudere alla bell’e meglio l’apertura scavata dalle fiamme, in attesa di una opzione migliore. Intanto, però, non c’è molto da fare: «Su questa strada, come in diverse altre del quartiere, la spazzatura si accumula in continuazione – concludono gli occupanti – Noi cerchiamo di rimediare quando possiamo, ma il problema di queste discariche riguarda tutto il quartiere». A testimoniare la frequenza dei roghi ci sono le pareti annerite della costruzione di fronte. E quel cartello, attaccato dagli attivisti e adesso ingrigito per il fumo: «Più piante, meno munnizza».
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