È ormai lanciata la campagna elettorale di Marco Rubino, ovvero il candidato sindaco che farebbe sognare tutti i teorici del partito della nazione. L’imprenditore punta ancora alla poltrona di sindaco a Sant’Agata li Battiati già sfuggitagli nel 2012, quando era sostenuto dal Popolo della Libertà. Allora vinse Carmelo Galati, primo cittadino autonomista – che di Raffaele Lombardo è stato anche avvocato – ma adesso, dopo due mandati, non più ricandidabile. Battiati non è certo una grande città – diecimila abitanti a due passi da Catania – ma l’impresa d’ingegneria politica su cui poggia la ricandidatura di Rubino ne fa un laboratorio quasi surreale, un po’ come le foto dell’inaugurazione del suo comitato.
In prima fila c’è la Forza Italia che sta più a destra, con l’europarlamentare Salvo Pogliese e il deputato regionale Alfio Papale, ma poi ecco spuntare, gomito a gomito, Concetta Raia, deputata regionale della sinistra dem, il duo Valeria Sudano–Luca Sammartino di Articolo 4 e persino l’assessore regionale al Turismo Anthony Barbagallo. A Battiati, infatti, Pd e centrodestra si tengono per mano nel segno di Marco Rubino. Archiviati, per un attimo, da una parte il travaglio delle primarie per il candidato presidente della Regione, dall’altra gli antagonismi a corrente alternata sfociati nella guerra del tesseramento delle ultime settimane. Pogliese prova comunque a mettere le cose in chiaro: «Una cosa è amministrare un territorio, tutt’altra invece è legiferare e per questo non ci presteremo mai ad ipotesi inciuciste alla Regione, dove tutte le differenze tra noi e la sinistra verrebbero fuori». Sul piano locale invece, per l’eurodeputato, «non è un’eresia» trovare quando possibile ampie convergenze: «Non ne farei un dramma – aggiunge Pogliese – in ogni caso quella di Rubino è un’esperienza civica, noi lo abbiamo già sostenuto cinque anni fa, siamo felici che adesso tutti lo apprezzino».
E proprio tra tanto apprezzamento dovrà destreggiarsi il candidato, che non teme l’eventuale esplodere delle contraddizioni: «Io rappresento solo i miei concittadini, ciascuno degli autorevoli esponenti che mi sostengono poi è legato a delle forze consiliari che si sono alleate per vincere – spiega Rubino, che ha pescato anche nella maggioranza uscente – ma prima di tutto verrà il programma con cui intendo far uscire il mio Comune dall’inerzia». L’imprenditore, pur non celando l’animo centrista – «Guardo a De Gasperi ed ai fratelli Sturzo, non solo a Luigi ma anche al fratello Mario» -, sulla suggestione del partito della nazione sorride e passa oltre: «Non posso identificarmi in qualcosa che ancora non esiste – dice – in realtà oggi si va verso la politica delle persone e non dei partiti-contenitori, i miei concittadini mi giudicheranno per la mia capacità di rappresentarli dopo cinque anni da sindaco-ombra».
L’altra curiosità da Sant’Agata li Battiati è che il principale avversario di Rubino, l’assessore Otello Floresta, sarà sostenuto da un mix di centristi e post-autonomisti che stavolta alle larghe intese non ha preso parte. L’agente di commercio tenterà di succedere al sindaco Galati forte dell’appoggio degli alfaniani Giovanni La Via e Nino D’Asero, del movimento Sicilia Futura e di Alessandro Porto, uno dei leader della maggioranza consiliare del sindaco di Catania Enzo Bianco. Floresta vorrebbe concentrarsi sul programma, senza commentare quanto accade dalle parti del rivale: «Davanti ad accordi così inspiegabili mi vengono in mente solo domande – chiosa – Parliamo di un Comune grande tre chilometri quadrati, è stato forse scoperto il petrolio? Perché salgono tutti su quel carro?». Ci sarebbe invece da concentrarsi sul «dare seguito a un decennale percorso di risanamento economico – quello della giunta Galati, di cui Floresta è stato anche vicesindaco, ndr – migliorando i servizi e la vivibilità del paese senza promettere l’impossibile».
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