«Ad oggi non abbiamo nessuna notizia dai servizi cimiteriali e il forno crematorio del cimitero dei Rotoli risulta ancora chiuso». Questa volta a farsi portavoce di una denuncia divenuta ormai familiare è Maurizio Li Muli, presidente della So.Crem, la società per le cremazioni di Palermo che fa capo, insieme alle altre di Catania, Trapani e Ragusa alla Federazione Italiana per le Cremazioni. Anche a Li Muli, così come a MeridioNews, Anna Maria Aglieri, responsabile della direzione e del personale degli impianti cimiteriali un mese fa aveva promesso l’imminente riapertura del tempio crematorio di Vergine Maria: «Questo è molto grave perché ci sono molte persone che scelgono la cremazione e che al momento sono costrette a recarsi a Messina, assumendosi i costi elevati che le agenzie funebri fanno pagare per il trasporto del feretro».
Un’aggravante, dunque, di un altro problema del cimitero più grande della città: quello dell’aumento delle salme stipate nel deposito, in attesa di loculi liberi o della riparazione del forno crematorio. «Il Comune di Palermo non garantisce alla gente di poter optare per la cremazione, perché il forno si guasta di continuo – prosegue Li Muli -. L’ultima volta era stato sistemato con cambio da petrolio a gas per la combustione, ha funzionato per cinque mesi durante i quali sono state fatte 400 cremazioni, per cui la richiesta c’è, ma a novembre si è guastato di nuovo per due formelle della copertura interna. È stato fatto allora un bando di gara di 70 mila euro per una riparazione che poteva farsi in un mese e invece ne sono già passati sei».
Secondo il presidente della So.Crem Palermo, inoltre, il Comune avrebbe rifiutato l’anno scorso un project financing di privati per la costruzione di un secondo forno crematorio. Una scelta dell’amministrazione motivata dal fatto di volersi impegnare personalmente in questo progetto, senza affidarsi ai privati. Pare anche che il Comune abbia inserito nel piano triennale delle opere pubbliche la costruzione del nuovo forno: «Eppure, l’amministrazione comunale non ha ancora fatto nulla, non ha nemmeno indicato il responsabile del procedimento che dovrà iniziare il progetto» rincara Li Muli, che mette in guardia l’amministrazione:
«Il secondo forno non dovrà essere come quello attuale, che somiglia più a uno smaltimento rifiuti. Dovrebbe essere più ampio, con una sala del commiato e una sala dei dolenti per chi non vuole tenere il feretro a casa nelle 24 ore che precedono la cremazione. Un tempio laico aperto a tutte le altre religioni e che abbia un minimo di accoglienza. Ci vorrebbe anche il giardino della dispersione – continua il presidente – perché la legge prevede che le ceneri vengano disperse in un luogo messo a disposizione dentro il cimitero stesso, qualora il defunto non avesse indicato nel testamento un luogo specifico. Tutte queste cose attualmente non ci sono».
Poca convinzione da parte di Li Muli anche a proposito del nuovo cimitero a cui qualcuno del Comune, forse, starebbe pensando: «Ha senso costruire un nuovo cimitero a Palermo o ha più senso gestire meglio quello che abbiamo e avviare più speditamente il progetto del secondo forno crematorio e poi tirare le somme?». Costruire un nuovo cimitero, in effetti, significherebbe incidere in maniera forte sulla spesa pubblica, con cifre che si aggirerebbero intorno ai 30 milioni di euro, senza considerare il fatto che bisognerebbe cercare un’area verde geologicamente adatta a una tale costruzione.
«Non c’è dubbio che in termini numerici la cremazione sia in crescita, quindi costruire un altro grandissimo cimitero mi sembra più un’operazione immobiliare che sociale. Temo piuttosto che dietro questa idea ci siano interessi economici» precisa ancora Li Muli, che conclude amaro: «Ho la sensazione che in consiglio comunale ci sia qualcuno che spinge per un nuovo cimitero perché questo rappresenterebbe un’operazione economica, legittima sì, ma che avrebbe comunque un certo costo, mentre un nuovo forno moderno e completo potrebbe costare due milioni e mezzo, una cifra decisamente più ragionevole».
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