Laura Tirri è morta, dopo 18 giorni di agonia, per le ustioni sul 40 per cento del suo corpo. Ma quello che, lo scorso marzo a Rosolini, era stato descritto come un incidente domestico, sarebbe invece un femminicidio. Ad ucciderla, buttandole del liquido infiammabile addosso e dandole fuoco, sarebbe stato il suo compagno: Sebastiano Iemmolo, 36 anni, che è stato arrestato dalla polizia di Stato, coordinata dalla Procura di Siracusa, in particolare dal sostituto Salvatore Grillo. Iemmolo era noto alla polizia per alcuni precedenti.
«La svolta nelle indagini sul delitto sono arrivate dal sequestro dell’appartamento e dalle intercettazioni», spiega il procuratore capo Paolo Giordano. I fatti risalgono al 7 marzo: la donna di 32 anni è stata trovata ustionata in casa, dove era stata registrata anche l’esplosione di una piccola bombola di gas da campeggio. La sue condizioni sono apparse subito gravi ed è stata trasferita all’ospedale Civico di Palermo, dove è morta 18 giorni dopo nel reparto di rianimazione.
Gli accertamenti degli investigatori, che si sono avvalsi anche di una perizia tecnica e delle testimonianza degli abitanti di via Eloro, hanno invece ricostruito una storia diversa: sarebbe stato il compagno, al culmine di una lite, a dare fuoco alla donna. A scatenare la violenza il rifiuto da parte di lei di consegnargli dei soldi. Il tutto sarebbe successo davanti al figlio di sette anni. Il piccolo avrebbe raccontato alla nonna – la madre della vittima, la prima ad arrivare sul luogo del delitto – di aver visto il padre dare fuoco alla madre. Le indagini sono dunque partite dalla denuncia dei familiari della donna morta.
Iemmolo è stato incastrato soprattutto dalle parziali ammissioni, «mezze frasi» le definisce il procuratore, che sarebbero state intercettate mentre parlava sia con la madre che con il figlio. Dopo il sequestro dell’immobile dove si è consumato il delitto, infatti, l’uomo è andato a vivere a casa della madre e qui sono state captate le conversazioni in cui tenta di costruire una nuova versione dei fatti sulla morte della compagna. «Sono bambini, è inutile che gli ricordiamo… gli esce la verità», dice la madre del presunto omicida al figlio. «Lui non è scemo mamma», replica lui. «Sono sempre bambini, non hanno il cervello, cadono nel trabocchetto», replica lei, manifestando la paura che il piccolo potesse raccontare quanto aveva visto. Adesso Iemmolo è rinchiuso in carcere e deve rispondere di femminicidio, maltrattamenti in famiglia nei confronti di un minorenne e incendio.
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