Cinque presidenti della maggioranza più Luca Sammartino. Il risiko delle commissioni si è chiuso ieri in tarda serata con il centrodestra che occupa tutte le poltrone disponibili, tranne quella al vertice della commissione Cultura, Formazione e Lavoro, che finisce all’esponente renziano del Pd, grazie ai voti del centrodestra. Ed è proprio l’incrocio tra le preferenze accordate a Sammartino e quelle andate a Giusy Savarino (DiventeràBellissima) nella commissione Ambiente, eletta grazie al voto determinante di un pezzo del Pd, a scatenare le polemiche. E a inserire le ultime tessere del puzzle che disegna l’accordo tra la maggioranza e alcuni deputati dem.
Forza Italia ottiene tre presidenze: Stefano Pellegrino guiderà la commissione Affari istituzionali (vicepresidenti Luigi Genovese, Forza Italia, ed Elena Pagana, Movimento 5 stelle, segretaria è la pentastellata Gianina Ciancio); Riccardo Savona, a conferma delle indiscrezioni della vigilia, conquista la commissione più ambita, quella del Bilancio (vicepresidenti Gaetano Galvagno, Fratelli d’Italia, e Baldo Gucciardi, Pd, segretario Michele Mancuso, Forza Italia); Orazio Ragusa è il presidente della commissione Attività produttive (vice sono Michele Catanzaro, Pd, e Angela Foti, M5s, segretario Giovanni Cafeo, Pd).
La maggioranza guiderà anche la commissione Ambiente e territorio con la deputata di Diventeràbellissima, Giusy Savarino (rinviata a venerdì la scelta dei due vicepresidenti e del segretario), e la commissione Salute con la deputata dell’Udc Margherita La Rocca Ruvolo (i due vicepresidenti sono Carmelo Pullara, Popolari e autonomisti, e Francesco Cappello, M5s, segretario è Francesco De Domenico, Pd).
Come detto, l’elezione di Sammartino alla Formazione si è incrociata con quella di Savarino all’Ambiente. Quest’ultima ha ottenuto sette voti, due in più del grillino Giampiero Trizzino che aspirava a bissare la presidenza occupata già nella passata legislatura. Un’ambizione sostenuta dai numeri che l’opposizione può vantare nella commissione Ambiente: sette, a fronte dei sei della maggioranza. Eppure a Trizzino mancano due voti, tra cui quello della deputata del Pd Luisa Lantieri, renziana come Sammartino. «A me nessuno ha parlato di un accordo con il Movimento 5 stelle per eleggere Trizzino – commenta la dem a MeridioNews – quindi ho votato chi ho voluto. Se il gruppo del Pd stringe un accordo, lo deve fare in presenza di tutti e undici i suoi deputati, bisogna essere leali con i colleghi di partito». Il voto alla Savarino come risposta al mancato confronto tra colleghi del Pd? «Esattamente, la valutazione sulle persone non c’entra. Io sono stata trattata male dal mio partito, prima dovevo essere in una commissione, poi mi hanno messo in un’altra, non si fa così». La spaccatura nel Pd ha spianato la strada per l’elezione di Sammartino a presidente della commissione Cultura, Lavoro e Formazione, grazie ai voti della maggioranza di centrodestra.
«Devo commentare un’evidenza? – sbotta il grillino Trizzino -. Uno del Pd vota il presidente dell’Ars di Forza Italia (Miccichè ndr) e qualche giorno dopo quello stesso del Pd riceve in cambio una presidenza. Fanno scelte politiche senza prendere in nessuna considerazione le competenze di chi viene eletto. Così non si va da nessuna parte. Io ho tante battaglie da portare avanti: dal piano rifiuti agli aggiustamenti al testo unico sull’edilizia, impugnato dal governo nazionale e lasciato in standby nella precedente legislatura, e ancora una legge sul giusto compenso per ingegneri e architetti. C’è tanto lavoro – conclude -, ma temo che nessuno di questi signori sarà veramente interessato».
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